Ricercatori della University of Alabama di Birmingham dicono che è tempo di abbandonare alcuni miti sull'obesità, popolari, ma errati.
In un articolo pubblicato il 23 giugno su Critical Reviews in Food Science and Nutrition, il team di ricerca presenta 9 miti sull'obesità e 10 assunzioni comuni, ma non dimostrate, che secondo gli autori portano a decisioni politiche scadenti, raccomandazioni di salute pubblica imprecise e spreco di risorse.
Il lavoro è l'ampliamento di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine il 31 gennaio 2013. "L'obesità è un argomento su cui si mantengono molti punti di vista che mancano di prove scientifiche, e alcuni di questi hanno delle evidenze che li contraddicono", ha detto David Allison, Ph.D., decano associato per le scienze nella School of Public Health della UAB e autore senior del documento. "Ci riferiamo ai primi come presunzioni e ai secondi come miti".
Per ciascuno dei 19 miti o presunzioni, il team di Allison - composto da esperti internazionali su obesità e nutrizione - descrivono la convinzione e citano le prove sul perché la convinzione è ampiamente diffusa. Hanno poi presentato gli argomenti usati per sostenere o per confutare la convinzione. Hanno anche presentato le evidenze di studi randomizzati e controllati, ove disponibili.
Per ciascuno dei nove miti, le conclusioni dell'autore e le raccomandazioni ai politici e al pubblico sono le stesse: abbandonarli, e andare avanti. "E' di vitale importanza etichettare questi miti per quello che sono, per evitare una cattiva allocazione delle risorse disponibili per affrontare l'obesità, che è un problema serio di salute pubblica", ha detto Krista Casazza, PhD, professore assistente al Dipartimento di Scienze della Nutrizione dell'UAB e primo autore del documento. "Uno degli intenti di questo lavoro è offrire congetture sul perché queste credenze possono essere mantenute così ampiamente, così da trovare il modo di limitare la diffusione di credenze infondate".
I nove miti sull'obesità sono:
- Perdere peso velocemente predispone ad un maggiore riacquisto del peso, rispetto a perdere peso più lentamente.
- Stabilire obiettivi di perdita di peso realistici nel trattamento dell'obesità è importante perché altrimenti i pazienti saranno frustrati e perderanno meno peso.
- Valutare la «fase di cambiamento» o la «preparazione» alla dieta è importante per aiutare i pazienti, che perseguono un trattamento di perdita di peso, a perdere peso.
- Le lezioni di educazione fisica, come fatte ora, hanno un ruolo importante nel ridurre la prevalenza dell'obesità infantile.
- L'allattamento al seno protegge dall'obesità la prole.
- Pesarsi ogni giorno interferisce con la perdita di peso.
- I geni non contribuiscono all'epidemia di obesità.
- Il primo anno di college è associato a, o provoca, 6/7 kg di aumento di peso.
- I «deserti alimentari» (ad esempio le zone senza, o con limitato, accesso ai negozi che offrono alimenti sani freschi e a prezzi accessibili, compresi i produttori) portano ad una maggiore prevalenza di obesità.
Le 10 presunzioni sono definite come credenze che non hanno studi definitivi a loro sostegno. Casazza e Allison raccomandano di fare questi studi. "Queste supposizioni sono spesso la forza che guida le decisioni sul trattamento dell'obesità, le politiche di sanità pubblica, le raccomandazioni di sanità pubblica o per la ricerca futura", ha detto la Casazza. "Abbiamo bisogno di evidenze in questi settori, in cui le prove sono carenti. Per molte delle credenze presentate, non sarebbe eccessivamente difficile o costoso eseguire studi randomizzati e controllati, eppure non sono ancora stati fatti".
Le 10 presunzioni sono:
- Fare regolarmente colazione (invece di saltarla) protegge dall'obesità.
- Mangiare vicino al coricarsi contribuisce all'aumento di peso.
- Mangiare più frutta e verdura porta a perdita di peso o a minore aumento di peso, indipendentemente dalle altre eventuali modifiche intenzionali al proprio comportamento o all'ambiente.
- Gli alti e bassi nel peso (cioè, le diete yo-yo) aumentano il tasso di mortalità.
- Gli snacks contribuiscono all'aumento del peso e dell'obesità.
- L'ambiente fisico (marciapiedi e parcheggi) influenza l'obesità.
- Ridurre il tempo allo schermo (TV, computer, tablet, videogiochi) diminuisce l'obesità nei bambini.
- Diminuire le porzioni riduce l'assunzione di cibo, senza dire alle persone di ridurre l'assunzione di cibo o presumibilmente con l'intenzione di farlo, anche quando il cibo totale disponibile non è limitato.
- La partecipazione ai pasti familiari riduce l'obesità.
- Bere più acqua riduce l'assunzione di energia e porterà alla perdita di peso o minore aumento di peso, indipendentemente dal fare intenzionalmente altre modifiche al proprio comportamento o all'ambiente.
Allison dice che l'accettazione diffusa dei miti e presunzioni sull'obesità pone la grande questione del perché crediamo così spesso a cose che non sono vere. Gli autori hanno identificato diversi fattori che sembrano contribuire a questo fenomeno. Uno è quello che gli psicologi chiamano «effetto di mera esposizione», ripetere un'idea abbastanza spesso rende le persone più propense a crederla. Un altro fattore è che alle persone certe idee possono piacere così tanto che esitano a mollarle nonostante le prove contrarie. Poi c'è il fenomeno del «pregiudizio di conferma», per cui si tende a cercare sistematicamente solo le fonti di informazioni che confermano le nostre opinioni.
Può essere rilevante perché: |
L'obesità e gli altri disturbi metabolici (colesterolo, diabete, malattie cardiache, ictus) sono forti fattori di rischio per la demenza. |
"Fortunatamente c'è il metodo scientifico e il pensiero logico a rilevare le affermazioni erronee, a contrastare i pregiudizi e ad aumentare la conoscenza", ha detto Allison. "Crediamo che gli scienziati debbano cercare le risposte alle domande usando i disegni sperimentali più forti. Come comunità scientifica, dobbiamo essere sinceri con il pubblico su ciò che sappiamo e non sappiamo, quando valutiamo le strategie proposte per la perdita di peso o per la prevenzione dell'obesità".
Gli autori offrono anche un altro suggerimento che credono contribuirebbe a un dialogo più razionale sull'obesità. "Negli ultimi anni, con l'aumento dell'epidemia di obesità, numerosi articoli di stampa hanno usato la retorica della guerra nel descrivere i nostri sforzi per ridurre questa epidemia", ha detto la Casazza. "Infatti, è ben documentato che, in condizioni di guerra o di situazioni emotive estreme, si usa la propaganda e si distorcono i messaggi complessi in slogan semplicistici, indipendentemente dalla loro veridicità. Come scienziati, dobbiamo resistere a questi slogan e forse sminuire la retorica emotiva della guerra, che può portare a una volontà di distorcere le informazioni e a nascondere la complessità".
Il sostegno finanziario per questo studio è venuto in parte dai National Institutes of Health.
Fonte: Bob Shepard in University of Alabama at Birmingham (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Krista Casazza, Andrew Brown, Arne Astrup, Fredrik Bertz, Charles Baum, Michelle Bohan Brown, John Dawson, Nefertiti Durant, Gareth Dutton, David A. Fields, Kevin R. Fontaine, David Levitsky, Tapan Mehta, Nir Menachemi, Pk Newby, Russell Pate, Hollie Raynor, Barbara J. Rolls, Bisakha Sen, Daniel L. Smith, Diana Thomas, Brian Wansink, David B. Allison, A. Bray George. Weighing the Evidence of Common Beliefs in Obesity Research. Critical Reviews in Food Science and Nutrition, 2014; 00 DOI: 10.1080/10408398.2014.922044
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