Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ippoterapia contro l’Alzheimer: una realtà che fa ben sperare

Horse Facilitator

Un adagio di fine Ottocento recita: “C’è qualcosa nell’aspetto esteriore di un cavallo che fa bene all’anima di un uomo”. Questo assioma è fondamentale per il concetto di ippoterapia: essenzialmente, la base di un efficace programma di interazione tra esseri umani e cavalli che offre benefici inimitabili, sia a coloro a cui è stata diagnosticata una demenza in fase iniziale, sia ai loro partner di assistenza.


L’OMS ha affermato che ci sono circa 50 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo, con 10 milioni di nuovi casi ogni anno. Il morbo di Alzheimer (MA) è la forma più comune, rappresentando il 60-70% dei casi. L’Alzheimer’s Association ha rilevato che nel 2019 circa 6 milioni di americani hanno ricevuto una diagnosi di demenza da MA. Purtroppo l’essere umano paga lo scotto del progresso scientifico, l’allungamento della vita è sicuramente un fattore positivo, ma gli studi sulla rigenerazione cerebrale sono anni luce indietro rispetto alla possibilità di vivere molti più anni.

 

Perché i cavalli?

Quando le persone si approcciano a una terapia con gli animali, succede qualcosa di speciale, in particolar modo nei programmi di supporto per anziani affetti da demenza. Secondo i medici, quando i pazienti prendono confidenza con le stalle, hanno un grande beneficio, perché iniziano ad avere coscienza di tutti questi nuovi suoni, odori e, naturalmente, dei cavalli. I cavalli li accolgono nel loro spazio e i malati iniziano a rilassarsi e a godersi lo stare insieme.


L’ippoterapia per malati di MA è sicuramente un approccio innovativo per assistere le persone con demenza in fase iniziale, dato che il potere del legame tra esseri umani e cavalli offre una grande spinta al lavoro mentale. I benefici delle attività assistite con i cavalli sono enormi, perché permettono ai ricettori del cervello di compensare le carenze mnemoniche dovute alla malattia, proprio grazie al senso di benessere e armonia sprigionato da questo grande animale bisognoso di cure, cibo e affetto.


Non far sentire le persone affette da demenza degli outsider è fondamentale nella fase iniziale della malattia, perché hanno assolutamente bisogno di affrontare sfide e di fare in modo di esercitare la mente. Dare a queste persone l’opportunità di stare insieme e sperimentare qualcosa di nuovo e offrire un aiuto all’approccio farmacologico è fondamentale per l’umore e per creare un clima costruttivo.


Chi riesce a cavalcare gli esemplari nella natura, impara a essere “nel momento” e questo significa che le lacune prodotte dalla malattia non vengono percepite, proprio perché il tempo presente è l’unica sensazione che i malati vivono. La demenza continua a far parte della loro vita, ma non vince sulla loro identità di individui e sulla capacità di stare a cavallo, maturando un forte senso di speranza.


I workshop sono attività non equestri incentrate su esercizi di libertà, generalmente definiti nei circoli degli appassionati di cavalli come la pratica di esercizi di connessione significativi, progettati per creare fiducia con l’animale. Sono spesso basati sulle nostre osservazioni umane su come i cavalli comunicano tra loro all’interno delle loro mandrie. Le sessioni sono interazioni piacevoli e a basso stress che incoraggiano le persone ad associarsi a un cavallo in modo consapevole.


L’approccio col cavallo inizia con esercizi di respirazione e passeggiate sensoriali. Queste semplici routine aiutano i partecipanti a uscire dall'umore demenza e a lasciar andare tutte le liste e i compiti della giornata che di solito si prefiggono per compensare ai deficit cognitivi. In un secondo momento è possibile strutturare sessioni leggermente più complesse con gli animali, prima osservandoli, poi salutandoli da una staccionata, fino ad arrivare alla toelettatura e, poi, alla conduzione in libertà. 


I cavalli addestrati per l’ippoterapia hanno implementato la naturale capacità di percepire le emozioni e i comportamenti delle persone e forniscono un feedback immediato, aiutando i partecipanti a mettere in pratica l’auto-consapevolezza, il controllo dei movimenti del corpo e la comunicazione verbale e non verbale. Questa consapevolezza, autoregolamentazione e volontà di fidarsi, connettersi e ricevere feedback dai cavalli sono ciò da cui deriva l’impatto sui partecipanti alle sedute.


Dopo ogni esercizio bisogna dedicare del tempo a discutere di come sia stata l’esperienza e magari chiedere alle persone di tenere un diario a casa. Per i pazienti le sedute servono a rimanere nei loro corpi e a prestare attenzione ai loro sensi. I cavalli sono noti per agire come “specchi” riflettendo ciò che stiamo provando. Sono molto in sintonia con l’energia che portiamo all’interazione con loro e nelle sedute di ippoterapia riescono ad aiutare l’uomo nel profondo.


Non dimentichiamo che i pazienti stanno affrontando sfide enormi e queste sfide possono mettere a dura prova le loro relazioni con gli altri. Crediamo che quando qualcuno riceva una diagnosi di demenza, ci sia un’apertura, un’opportunità per attivare speranza e azione, contro disperazione e isolamento. Sappiamo da molti studi che l’impegno e lo stile di vita svolgono un ruolo importante nella salute e nel benessere del malato. I workshop assistiti da cavalli si basano su questa conoscenza con opportunità di trarre vantaggio dal legame tra uomo e animale, capacità di comunicazione non verbale e pratiche di consapevolezza di sé.


Prendersi cura di qualcuno offre molti vantaggi. Il legame con un animale come il cavallo fa in modo che i pazienti ritrovino speranza, superino le paure, si esercitino a dare e ricevere cure e apprendano abilità di comunicazione non verbale. La ricerca ha dimostrato che questo programma ha ridotto i sentimenti di depressione, ansia e ha migliorato il sonno dei partner di cura.

 

L’importanza dell’ippoterapia: ecco le prove

Trascorrere del tempo con i cavalli allevia i sintomi nei pazienti di mezza età affetti da MA, migliorando l’umore e rendendo i partecipanti meno propensi a resistere alle cure o a innervosirsi nel corso della giornata. I partecipanti sono anche più attivi fisicamente con le visite alle fattorie e le famiglie hanno riferito che i loro cari sono rimasti piacevolmente coinvolti e sono riusciti a ricordare le attività della fattoria dopo essere tornati a casa.


In alcune fattorie che praticano l’ippoterapia per i malati di MA si è provato a effettuare sessioni di workshop a persone che mancavano da mesi, ma che riuscivano a ricordare perfettamente il lavoro da eseguire con il proprio cavallo. Palese dimostrazione che la terapia farmacologica, unita all’amicizia con un animale tanto importante come il cavallo, è fondamentale per riattivare i centri della memoria.

 

 

 


Fonte: Letizia in Amici di Casa

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.