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Un metabolita prodotto a seguito del consumo di soia alimentare può ridurre un fattore di rischio chiave della demenza, con l'aiuto dei batteri giusti, secondo una nuova scoperta guidata da ricercatori dell'Università di Pittsburgh.


Il loro studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer's & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions, riferisce che gli anziani giapponesi che producono equolo, un metabolita della soia alimentare creato da alcuni tipi di batteri dell'intestino, evidenziano meno lesioni della sostanza bianca all'interno del cervello.


Il primo autore Akira Sekikawa MD/PhD, professore associato di epidemiologia della Pitt, ha detto:

“Le lesioni della sostanza bianca sono fattori di rischio significative per il declino cognitivo, la demenza e per la mortalità [prematura] da ogni causa. Abbiamo trovato il 50% di lesioni in più nella sostanza bianca delle persone che non possono produrre equolo, rispetto alle persone che erano in grado di produrlo, un effetto sorprendentemente enorme”.


Per ottenere questa scoperta, il team di ricerca di Sekikawa ha misurato l'equolo nel sangue di 91 anziani giapponesi con funzioni cognitive normali. I partecipanti sono stati classificati in base alla loro produzione di equolo, e poi da 6 a 9 anni più tardi hanno avuto una scansione cerebrale per rilevare le lesioni della sostanza bianca e i depositi di amiloide-beta (Aβ), che è la causa molecolare sospetta del morbo di Alzheimer.


I ricercatori hanno scoperto che, anche se la produzione di equolo non sembra influire sui livelli di Aβ depositata all'interno del cervello, era comunque associata con volumi minori di lesioni della sostanza bianca. La squadra di Sekikawa ha anche scoperto che i livelli alti di nutrienti isoflavoni della soia, che sono metabolizzati nell'quolo, non avevano alcun effetto sui livelli di lesioni della sostanza bianca o dell'Aβ, quando l'equolo non veniva prodotto.


Secondo Sekikawa, la capacità di produrre equolo dagli isoflavoni della soia può essere la chiave dei benefici protettivi di una dieta ricca di soia, e la sua squadra ha già dimostrato che la produzione di equolo è associata ad un rischio minore di malattie cardiache. Poiché le malattie di cuore sono associate fortemente con il declino cognitivo e la demenza, la produzione di equolo potrebbe aiutare a proteggere il cervello che invecchia, proprio come aiuta il cuore.


Gli studi epidemiologici in Giappone, dove la soia è consumata regolarmente, hanno dimostrato che l'assunzione di isoflavoni della soia è collegata a un rischio più basso di malattie cardiache e demenza. Tuttavia, la maggior parte degli studi clinici in America non sono riusciti a dimostrare questo effetto. Sekikawa ritiene che questa discrepanza possa essere dovuta al microbioma: dal 40 al 70% dei giapponesi ospita batteri intestinali in grado di convertire gli isoflavoni alimentari in equolo rispetto a solo il 20-30% degli americani.


Sekikawa ha detto che un giorno si potrebbero combinare gli integratori di equolo con strategie alimentari esistenti di prevenzione, che sembrano ridurre il rischio di demenza, in particolare la Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH) e le diete mediterranee.


Anche se Sekikawa spera di valutare gli effetti neuroprotettivi degli integratori di equolo in un futuro studio clinico randomizzato, nel frattempo, egli raccomanda prudenza a tutti coloro che potrebbero essere tentati di acquistare integratori di equolo per evitare la demenza:

“Questo tipo di studio cattura sempre l'attenzione delle persone, ma non possiamo provare che l'equolo protegge dalla demenza finché non avremo uno studio clinico randomizzato con prove sufficienti”.

 

 

 


Fonte: University of Pittsburgh (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Akira Sekikawa, Aya Higashiyama, Brian Lopresti, Masafumi Ihara, Howard Aizenstein, Makoto Watanabe, Yuefang Chang, Chikage Kakuta, Zheming Yu, Chester Mathis, Yoshihioro Kokubo, William Klunk, Oscar Lopez, Lewis Kuller, Yoshihiro Miyamoto, Chendi Cui. Associations of equol‐producing status with white matter lesion and amyloid‐β deposition in cognitively normal elderly Japanese. Alzheimer's & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions, 2020, DOI

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