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Alcaloidi vegetali presenti in natura potrebbero rallentare l'Alzheimer

Una famiglia di composti vegetali presenti in natura potrebbe aiutare a prevenire o ritardare la perdita di memoria associata con l'Alzheimer, secondo un nuovo studio del Translational Genomics Research Institute (TGen).

Gli alcaloidi beta-carboline potrebbero essere utilizzati all'interno di farmaci terapeutici per fermare, o almeno rallentare, gli effetti della malattia che debilitano progressivamente, secondo lo studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Public Library of Science (PLoS) One.

Uno di questi alcaloidi, chiamato harmina, inibisce una proteina nota come DYRK1A, che è stata direttamente coinvolta in questo e altri studi nella formazione di fosforilazione della tau. Questo processo smantella le connessioni tra le cellule cerebrali, o neuroni, ed è stato legato in passato da studi TGen all'Alzheimer. La tau è una proteina fondamentale per la formazione dei ponti microtubuli nei neuroni.

Questi ponti sostengono le connessioni sinaptiche che, come i circuiti del computer, consentono alle cellule cerebrali per comunicare tra loro. "L'inibizione per via farmacologica della DYRK1A attraverso l'uso degli alcaloidi della beta-carboline, può offrire l'opportunità di intervenire terapeuticamente per modificare l'insorgenza o la progressione della patologia tau nell'Alzheimer", ha detto il dottor Travis Dunckley, capo dell'unità di ricerca neurodegenerativa del TGen, e autore senior dello studio.

Gli alcaloidi beta-carboline si trovano in un certo numero di piante medicinali. Hanno proprietà antiossidanti, e hanno dimostrato di proteggere le cellule cerebrali dall'eccessiva stimolazione dei neurotrasmettitori. "Sono dei composti naturali presenti in alcune specie di piante che colpiscono diversi obiettivi del sistema nervoso centrale", dice lo studio. In circostanze normali, le proteine regolano la tau con l'aggiunta di fosfati. Questo processo di fosforilazione della proteina tau consente alle connessioni tra le cellule cerebrali di slegarsi e legarsi di nuovo, permettendo ai neuroni di connettersi e riconnettersi con altre cellule cerebrali. Tuttavia, questo processo può andare storto, consentendo la formazione di grovigli neurofibrillari, uno degli indicatori che certificano l'Alzheimer.

In questo studio, esami di laboratorio hanno dimostrato che l'harmina, e molti altri alcaloidi beta-carboline, hanno "ridotto fortemente" l'espressione di tre forme di tau fosforilata, e hanno inibito la capacità della DYRK1A di fosforilare le proteine tau in diversi siti genetici associati alla patologia tau. "Questi risultati suggeriscono che questa classe di composti giustifica ulteriori indagini per scoprirne la potenzialità come terapia basata sulla tau candidata ad alterare l'insorgenza o la progressione di disfunzione e patologia tau dell'Alzheimer", ha detto il Dott. Dunckley.

Hanno finanziato lo studio il Consorzio Alzheimer dell'Arizona, il National Institute on Aging, la Louis Charitable Trust e la MediProPharma Inc.

 


Fonte: Materiale fornito da The Translational Genomics Research Institute.

Riferimento: Danielle Frost, Bessie Meechoovet, Tong Wang, Stephen Gately, Marco Giorgetti, Irina Shcherbakova, Travis Dunckley. β-Carboline Compounds, Including Harmine, Inhibit DYRK1A and Tau Phosphorylation at Multiple Alzheimer's Disease-Related Sites . PLoS ONE , 2011; 6 (5): e19264 DOI: 10.1371/journal.pone.0019264 

Pubblicato in Science Daily il 27 maggio 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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