Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Varianti genetiche dell'Alzheimer 'meno frequenti nelle popolazioni longeve'

In uno studio che ha analizzato i genomi di 210.000 persone tra Stati Uniti e Gran Bretagna, i ricercatori della Columbia University hanno scoperto che le varianti genetiche legate all'Alzheimer e a fumare molto sono meno frequenti nelle persone con durata di vita più lunga, suggerendo che la selezione naturale elimina queste varianti sfavorevoli in entrambe le popolazioni.


I ricercatori ritengono inoltre che anche i gruppi di mutazioni genetiche che predispongono la gente a pubertà e gravidanza precoce, malattie cardiache, colesterolo alto, obesità e asma, appaiono meno frequentemente nelle persone che hanno vissuto più a lungo e i cui geni sono quindi più propensi ad essere trasmessi e diffusi nella popolazione. I risultati sono pubblicati dal 5 settembre su PLOS Biology.


"È un segnale tenue, ma c'è l'evidenza genetica che anche nelle popolazioni umane moderne avviene una selezione naturale", ha detto il coautore dello studio Joseph Pickrell, genetista evolutivo della Columbia e del New York Genome Center.


Nuovi tratti favorevoli si evolvono quando nascono mutazioni genetiche che offrono un margine di sopravvivenza. Con la trasmissione di quelle mutazioni benefiche da parte dei sopravvissuti di ogni generazione, le mutazioni e le loro caratteristiche adattative diventano più comuni nella popolazione generale. Anche se possono servire milioni di anni per sviluppare caratteri complessi, come camminare su due gambe, l'evoluzione avviene con ogni generazione, poiché le mutazioni adattative diventano più frequenti nella popolazione.


La rivoluzione genomica ha permesso ai biologi di vedere in azione il processo di selezione naturale, rendendo disponibile per il confronto il modello genetico di centinaia di migliaia di persone. Tracciando la relativa nascita e caduta di mutazioni specifiche tra generazioni, i ricercatori possono determinare quali caratteristiche si stanno diffondendo o scemando.


I ricercatori hanno analizzato i genomi di 60.000 persone di origine europea genotipizzata dalla Kaiser Permanente in California e di 150.000 persone in Gran Bretagna genotipizzate dalla U.K. Biobank. Per compensare la mancanza relativa di anziani nella Biobank, per esaminare l'influenza di mutazioni specifiche sulla sopravvivenza, i ricercatori hanno usato come sostituto l'età alla morte dei genitori dei partecipanti.


Si sono evidenziati due cambi di mutazioni a livello di popolazione.

  1. Nelle donne sopra i 70 anni, i ricercatori hanno visto un calo della frequenza del gene ApoE4 (legato all'Alzheimer), in coerenza con studi precedenti che avevano dimostrato che le donne con una o due copie del gene tendono a morire ben prima di quelle senza di essa.
  2. I ricercatori hanno visto un calo simile, a partire dalla mezza età, nella frequenza di una mutazione nel gene CHRNA3 associato al molto fumo negli uomini.

I ricercatori sono stati sorpresi di trovare solo due mutazioni comuni in tutto il genoma umano che influenzano pesantemente la sopravvivenza. L'alto potere della loro analisi doveva aver rilevato altre varianti, se fossero esistite, hanno detto. Ciò suggerisce che la selezione ha eliminato varianti simili dalla popolazione, anche quelle che agiscono più tardi nella vita come i geni ApoE4 e CHRNA3.


"Può essere che gli uomini che non sono portatori di queste mutazioni dannose possono avere più figli o che uomini e donne che vivono più a lungo possono aiutare con i loro nipoti, migliorando la loro possibilità di sopravvivenza", ha detto la coautrice dello studio Molly Przeworski, biologa evolutiva della Columbia.


La maggior parte dei tratti sono determinati da dozzine a centinaia di mutazioni, e anche in un grande campione come questo, il loro effetto sulla sopravvivenza può essere difficile da vedere, hanno detto i ricercatori. Per giungere a questo risultato, essi hanno esaminato serie di mutazioni associate a 42 tratti comuni, dall'altezza all'indice di massa corporea, e per ciascun individuo nello studio hanno determinato quale valore quel tratto poteva prevedere sulla base della loro genetica e se ha influenzato la sopravvivenza.


Hanno trovato che una predisposizione per il colesterolo alto e il colesterolo LDL 'cattivo', l'indice alto di massa corporea e la malattia cardiaca sono legati a minore longevità. Anche una predisposizione per l'asma, seppure in misura minore, era legata alla morte prematura.


Hanno anche scoperto che chi è geneticamente predisposto a pubertà e gravidanza ritardate vivono più a lungo, un ritardo della pubertà di un anno ha abbassato il tasso di mortalità del 3/4% sia negli uomini che nelle donne; un ritardo di un anno di gravidanza ha abbassato il tasso di mortalità del 6 per cento nelle donne.


I ricercatori prendono i risultati come prova che le varianti genetiche che influenzano la fertilità stanno evolvendo in alcune popolazioni americane e britanniche. Ma avvertono che anche l'ambiente ha un ruolo, quindi i tratti che sono desiderabili ora possono non esserlo in altre popolazioni o in futuro. "L'ambiente cambia costantemente", ha detto il primo autore Hakhamenesh Mostafavi, studente di laurea della Columbia. "Un tratto associato oggi a una durata di vita più lunga in una popolazione può non essere più utile tra diverse generazioni o addirittura in altre popolazioni odierne".


Lo studio può essere il primo a esaminare direttamente come sta evolvendo il genoma umano nel periodo breve di una o due generazioni. Con l'incremento del numero di persone che accettano di sequenziare e studiare i loro genomi, i ricercatori sperano che le informazioni su quanto tempo hanno vissuto, e il numero di bambini e nipoti che avevano, possano rivelare ulteriori indizi sul tipo di evoluzione della specie umana.

 

 

 


Fonte: Columbia University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Hakhamanesh Mostafavi, Tomaz Berisa, Felix R. Day, John R. B. Perry, Molly Przeworski, Joseph K. Pickrell. Identifying genetic variants that affect viability in large cohorts. PLOS Biology, 2017; 15 (9): e2002458 DOI: 10.1371/journal.pbio.2002458

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.