Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'esercizio aerobico può ridurre la neurodegenerazione dell'Alzheimer

L'esercizio aerobico può invertire gli effetti dell'Alzheimer

L'esercizio aerobico sembra migliorare la funzione cerebrale e ridurre i marcatori di neurodegenerazione negli anziani a rischio di Alzheimer (AD), secondo una ricerca presentata alla 8a Conferenza Internazionale sulle sperimentazioni cliniche per l'Alzheimer (CTAD).


Laura Baker PhD, neuroscienziata cognitiva del «Wake Forest Baptist Medical Center» e ricercatrice senior dello studio, ha detto che questi risultati suggeriscono che l'esercizio aerobico può rappresentare un intervento terapeutico promettente per modificare la malattia nelle persone che sono nelle prime fasi dell'AD.


Lo studio ha valutato i livelli di due proteine ​​nel liquido cerebrospinale (CSF): beta-amiloide e tau. Studi precedenti avevano dimostrato che, in presenza di un processo neurodegenerativo come l'AD, c'è un aumento dei livelli di tau nel CSF, mentre diminuisce l'amiloide-beta, poichè la proteina amiloide resta depositata in forma di placche nel cervello.


Ma l'esercizio aerobico sembra invertire questa tendenza, in particolare nelle persone che sono più anziane e iniziano ad avere un maggiore deterioramento cognitivo. "Non sappiamo ancora se stiamo invertendo il processo, proteggendo il cervello, o semplicemente guadagnando un pò di tempo", ha detto la Baker.


Per testare gli effetti dell'esercizio aerobico sul cervello, la Baker e i colleghi hanno arruolato adulti da 55 e 89 anni di età con lieve compromissione cognitiva (MCI) e prediabete. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a un programma di esercizio fisico strutturato, che coinvolge sia esercizio aerobico di intensità moderata-alta, sia stretching per 45-60 minuti, quattro volte alla settimana, per sei mesi, sotto la supervisione di un istruttore.

Sono stati raccolti campioni di CSF e di sangue dai partecipanti all'inizio dello studio e dopo il completamento del programma di esercizio. In entrambi i momenti, sui partecipanti sono inoltre stati eseguiti i test cognitivi, è stato calcolato il tempo per percorrere 400 metri, verificato il grasso corporeo e la tolleranza al glucosio. Quaranta partecipanti hanno avuto anche una risonanza magnetica (MRI).


I partecipanti al gruppo esercizio aerobico hanno mostrato, oltre a punteggi cognitivi più alti, tempi di cammino più veloci, e una migliore tolleranza al glucosio. L'esercizio aerobico ha avuto anche effetti benefici sui livelli di tau e amiloide-beta nel liquido cerebrospinale e ha portato ad un aumento significativo del flusso sanguigno ad alcune zone del cervello, non quando i partecipanti si esercitavano, ma quando erano a riposo. "Il flusso di sangue a riposo è aumentato nelle zone del cervello dove in genere diminuisce con l'invecchiamento e con l'insorgenza e la progressione della MCI a causa dell'Alzheimer", ha detto Baker.


Il gruppo di scansione cerebrale della Wake Forest sta analizzando questi dati per capire meglio come le cellule cerebrali cambiano gli schemi di comunicazione in risposta all'esercizio fisico. "La domanda successiva che vogliamo affrontare è se l'aumento del flusso di sangue riflette un miglioramento della salute dei vasi in regioni specifiche del cervello, o l'aumento del volume di sangue in queste aree".


La prossima fase dello studio estenderà il programma di esercizio a 18 mesi e sarà condotta in 14 siti di tutto il paese, sotto gli auspici dell'Alzheimer's Disease Cooperative Study (ADCS). Per i primi 12 mesi, i partecipanti saranno seguiti da un allenatore nella YMCA locale; poi ci saranno sei mesi senza supervisione, destinati ad accertare la sostenibilità dell'intervento.


La Baker ha detto che spera che i risultati dello studio possano aiutare a motivare le persone a considerare in modo diverso l'esercizio fisico: "Sappiamo tutti che l'esercizio fisico ci fa bene, ma vedere cambiamenti obiettivi osservabili nel cervello forse potrà dare l'impulso per uscire e fare esercizio".

 

**********
Altri ricercatori coinvolti in questo studio erano: Suzanne Craft PhD, Kaycee M. Sink MD e Valerie M. Wilson MD della Wake Forest, Jeannine Skinner PhD della Vanderbilt, Brenna Cholerton PhD dell'Università di Washington e Maureen Callaghan MD e Angela Hanson MD del VA Puget Sound.

 

 

 


Fonte: Wake Forest Baptist Medical Center via CTAD in (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Laura D. Baker, Jeannine Skinner, Suzanne Craft, Brenna Cholerton, Maureen Callaghan, Angela Hanson, Kaycee M. Sink, Valerie M. Wilson. Aerobic exercise reduces phosphorylated tau protein in cerebrospinal fluid in older adults with mild cognitive impairment. CTAD Barcelona


Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)