Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La realtà virtuale può predire precocemente l'Alzheimer?

La realtà virtuale può predire precocemente l'Alzheimer?La scena della fermata del bus.

Lo strumento di realtà virtuale «Virtual Reality Functional Capacity Assessment Tool» (VRFCAT) può essere utile per mandare un allarme precoce sull'Alzheimer (AD) e sul decadimento cognitivo lieve (MCI).


"Ci sono molte prove che il VRFCAT è utile per classificare le funzioni nella schizofrenia, e abbiamo bisogno di strumenti più sensibili nell'Alzheimer preclinico e nel deterioramento cognitivo lieve precoce, dove tali deficit sono molto più sottili di quanto di solito si può documentare e capire da misurazioni del soggetto"
, ha detto a Medscape Medical News l'autrice principale Alexandra Atkins PhD della Trials NeuroCog di Durham nella Carolina del Nord.


"Il VRFCAT misura la capacità funzionale, in modo innovativo, interattivo e basato sul gioco, usando un ambiente simulato realistico per ricreare le attività di routine della vita quotidiana. L'uso del VRFCAT può migliorare la validità e la sensibilità della misura delle funzioni negli studi clinici di pazienti con disturbi del sistema nervoso centrale", ha detto la dott.ssa Atkins all'assemblea annuale 2015 della Società Americana di Psicofarmacologia Clinica (ASCP).


"Attualmente, la valutazione della capacità funzionale si basa fortemente su misure riferite che mancano di sensibilità per i deficit funzionali sottili di MCI o AD preclinici", ha detto. "Questo è davvero un problema per la popolazione geriatrica, e c'è un coniuge, che è generalmente l'informatore, che ha egli stesso potenziali difficoltà cognitive. Inoltre negli studi clinici gli informatori stanno cambiando, diventano più vecchi, così può essere difficile ottenere informazioni affidabili. La psicometria di tali misure basate su un informatore, non sono dove si desidera che siano in uno studio clinico, in cui si deve dimostrare in modo affidabile il cambiamento nel tempo".


Dopo aver validato l'utilità del VRFCAT per le funzioni della schizofrenia, la dott.ssa Atkins e il suo gruppo hanno rivolto l'attenzione allo studio potenziale sull'utilità dello strumento per valutare la funzione cognitiva.


"La FDA non approva un farmaco per una patologia cognitiva senza qualche prova che c'è anche un effetto funzionale. Ad esempio, se si migliora di 2 punti su una misura cognitiva, ciò potrebbe essere significativo, ma la FDA vuole sapere se tale miglioramento ha qualche significatività per il soggetto. Perciò, sia nella schizofrenia che nell'Alzheimer, è necessario dimostrare il miglioramento, o una minore compromissione, su una misura di funzionamento, oltre a una misura cognitiva. Qui è dove può essere molto utile il VRFCAT. Si tratta di un modo oggettivo di misurare se c'è stato un calo o un miglioramento, e il suo uso importante sarebbe negli studi clinici", ha detto la dott.ssa Atkins.


Lei e il suo gruppo hanno esaminato le differenze legate all'età nelle prestazioni sul VRFCAT per valutare la sensibilità dello strumento nel misurare i cali funzionali associati al normale invecchiamento. "Abbiamo ipotizzato che il VRFCAT possa mostrare una differenza tra la facilità e la velocità con cui giovani e vecchi possono eseguire un compito particolare", ha detto la Atkins.


Lo studio ha coinvolto 44 giovani adulti sani da 18 a 30 anni (24 maschi, 20 femmine) e 39 anziani sani tra 55 e 70 anni (14 maschi, 25 femmine) che hanno completato il VRFCAT in due visite. Nessuno dei partecipanti allo studio aveva deficit cognitivi. Il VRFCAT richiede a entrambi i gruppi di completare le attività che comportano attività strumentali della vita quotidiana, stando seduti al computer. Il VRFCAT segue un racconto.


I partecipanti iniziano in una cucina e viene detto loro che ci saranno alcuni amici a cena e si deve preparare una ricetta. Devono quindi cercare negli armadietti e nel frigorifero gli ingredienti della ricetta e preparare una lista della spesa. Nella parte successiva del compito, i partecipanti sono a una fermata dell'autobus e devono scegliere il bus appropriato e poi pagare il prezzo per arrivare al negozio di alimentari. Nel negozio i partecipanti devono prendere gli articoli della lista e pagarli. Infine, devono prendere l'autobus appropriato verso casa e pagare il biglietto.


I risultati dello studio hanno evidenziato forti differenze legate all'età nelle prestazioni su ogni misura di esito VRFCAT, compreso il tempo totale impiegato dai partecipanti per completare le attività, il totale degli errori che hanno fatto, e le progressione totale delle forzature che seguivano le scadenze dei tempi per completare un compito (P<.001 per tutti). "Gli anziani sono stati più lenti rispetto ai più giovani, e questo è in realtà normale. C'è un generale rallentamento nell'invecchiamento, e tutte le variabili che abbiamo esaminato erano significativamente più lente per gli anziani", ha detto la dott.ssa Atkins.


I partecipanti anziani ci mettono in media 3 minuti in più per completare il VRFCAT e hanno fatto in media due errori durante la prova. I più anziani hanno fatto molti più errori nei seguenti compiti:

  • Ricerca in cucina degli ingredienti, facendo riferimento alla ricetta;
  • Fare la spesa e scegliere gli oggetti con la lista;
  • Pagare la spesa;
  • Pagare il bus.


Anche se gli anziani erano significativamente più lenti su tutte le attività del VRFCAT, le differenze sono più evidenti nelle mansioni che comportano l'elaborazione esecutiva e la manipolazione della memoria di lavoro, come ad esempio la ricerca in cucina degli ingredienti facendo riferimento alla ricetta, fare la spesa, e scegliere gli articoli della lista.


"Si tratta di attività che coinvolgono molta memoria di lavoro o funzionamento esecutivo. Sappiamo che cala nel normale processo di invecchiamento, e la conseguenza di questo nelle funzioni è sottile"
, ha osservato la dott.ssa Atkins. "Quando si cerca di identificare l'Alzheimer preclinico, potrebbe essere utile tracciare la portata di questo declino. Se si ha qualcosa di simile al VRFCAT, esso può dire la linea di base del paziente, e allora si può osservare il cambiamento nel corso del tempo, in modo da avere una certa misura del funzionamento in vari momenti. Una persona a rischio di Alzheimer potrebbe mostrare un declino più rapido nella funzione sul VRFCAT dopo, diciamo, sei mesi, rispetto ad un altro anziano che invecchia normalmente".

 

Sono necessarie misure obiettive

"Sono necessarie misure funzionali clinicamente rilevanti e centrate sul paziente per misurare le risposte agli interventi per i disturbi collegati alla memoria", ha detto Bradley N. Gaynes MD/MPH, professore di psichiatria alla University of North Carolina di Chapel Hill, quando gli abbiamo chiesto di commentare questo studio.


"Le sfide chiave per questo sviluppo sono costituite dalla scoperta delle valutazioni sensibili che possono completare i pazienti con possibili difficoltà di memoria. Una valutazione funzionale virtuale usabile da persone con deficit di memoria, in particolare dagli anziani, potrebbe contribuire a soddisfare questa esigenza", ha detto il dottor Gaynes, che non era coinvolto nello studio.


"Questo studio è un metodo preliminare ma molto promettente per fare tali valutazioni E' solo un primo passo. Non sono stati valutati individui con disturbi cognitivi, ma sviluppare e testare la fattibilità di questo strumento in pazienti anziani normali è una fase importante per rendere una realtà tali valutazioni. Sono interessato a vedere un ulteriore studio su questo strumento", ha detto.

 

********
Lo studio è stato finanziato dalla NeuroCog. La dott.ssa Atkins è una dipendente di NeuroCog. Il Dr Gaynes non ha rivelato alcuna relazione finanziaria rilevante.

 

 

 


Fonte: Medscape (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.