Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Riconoscimento delle parole 'potrebbe essere la chiave' per diagnosi precoce di Alzheimer

Degli scienziati dicono di capire meglio perché le persone con Alzheimer lottano per riconoscere e comprendere le parole, e la loro ricerca ha il potenziale di diventare un test che potrebbe aiutare i medici a effettuare una diagnosi precoce.


All'inizio, le due lamentele più comuni delle persone con Alzheimer sono la difficoltà di ricordare gli eventi e di comprendere/generare le parole.


Accademici delle Università di York e di Oviedo in Spagna, hanno voluto esaminare se la capacità del paziente di riconoscere le parole è compromessa nelle fasi iniziali della malattia, e se lo è, quali proprietà delle parole rendono più facile o più difficile riconoscerle per un paziente.


La ricerca, fatta nel nord della Spagna con i colleghi del Cabueñes Hospital di Gijón, è pubblicata sul Journal of Neuropsicology.


Un test di riconoscimento delle parole basato su questi risultati potrebbe contribuire a una diagnosi, ha detto il professor Andrew Ellis, del Dipartimento di Psicologia della York. "L'impatto potenziale più grande è nella diagnosi. Potrebbe essere un'utile aggiunta all'armamentario dei medici che cercano di fare la diagnosi. L'Alzheimer non è facile da diagnosticare nelle fasi iniziali. Ci sono altre forme di demenza che sono relativamente comuni e può essere difficile distinguere tra di loro nei primi stadi. Un test di riconoscimento delle parole basato su questi risultati potrebbe contribuire alla diagnosi, ma dobbiamo lavorare ancora".


Nello studio, i partecipanti hanno visto parole reali su uno schermo di computer, mescolate con parole inventate. Su ogni test di questo esperimento, c'era una parola vera sullo schermo e tre non-parole. Il compito del partecipante era semplicemente indicare quella vera. I ricercatori hanno scelto questo compito in primo luogo perché valuta se le parole sembrano familiari o no, e non richiede ai pazienti di spiegare il significato delle parole, una cosa che hanno difficoltà a fare.


Lo studio era condotto in spagnolo, ma un esempio inglese potrebbe essere puntare alla parola EAGLE [aquila] quando appare sullo schermo con SLINT, OMPUL e CROOM (ndt: tre parole inesistenti in Inglese). I ricercatori hanno scelto parole che ci si aspetta che persone anziane in buona salute siano in grado di riconoscere.


Quaranta persone con Alzheimer da lieve a moderato da 66 a 91 anni di età, hanno preso parte allo studio, come pure 25 controlli sani abbinati ai pazienti per età, sesso e anni di istruzione. I controlli sani hanno scelto le parole reali con poca difficoltà, da cui gli scienziati hanno dedotto che anche i pazienti avrebbero riconosciuto queste parole prima dell'insorgere della demenza.


Al contrario, i pazienti con Alzheimer hanno scelto circa un quinto delle parole vere. Quando i ricercatori hanno esaminato quali proprietà delle parole le hanno rese più facili o più difficili da riconoscere per i pazienti, hanno scoperto che i pazienti hanno riconosciuto

  • le parole comuni meglio di quelle meno comuni,
  • le parole con significati concreti meglio di quelle con significati astratti e
  • le parole apprese presto nella vita meglio di quelle apprese nella tarda infanzia o in età adulta.


Altri fattori. come la lunghezza delle parole, non influenzano le prestazioni.


Il professor Ellis ha aggiunto:

"Si è fatto molto lavoro con i malati di Alzheimer nel compito di dare il nome alle immagini di oggetti. In questo studio volevamo invece esaminare se la loro capacità di riconoscere le parole è compromessa nelle fasi iniziali della malattia. Se il riconoscimento delle parole è compromesso, volevamo sapere quali sono le proprietà delle parole che le rendono più facili o più difficili da riconoscere per i malati di Alzheimer.

"Noi ipotizziamo che il danno responsabile dei problemi di riconoscimento e di generazione delle parole, che noi e altri ricercatori abbiamo identificato, derivi soprattutto dalla perdita di cellule in una zona nella parte anteriore del lobo temporale sinistro che è coinvolto in modo cruciale nell'elaborazione dei significati di concetti e parole.

"Lo studio è fondamentale e non ricerca applicata. Il suo scopo è capire di più sul modo in cui l'Alzheimer colpisce la capacità di usare le parole, ma esso ha anche il potenziale di dare informazioni nella valutazione clinica della demenza".

 

 

 


Fonte: University of York (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Fernando Cuetos, Noemí Arce, Carmen Martínez and Andrew W. Ellis. Word recognition in Alzheimer's disease: Effects of semantic degeneration. Journal of Neuropsychology, Article first published online: 24 JUN 2015. DOI: 10.1111/jnp.12077

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.