Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Elaborazione del dolore è alterata nei pazienti con decadimento cognitivo

Le persone con demenza e altre forme di deterioramento cognitivo (DC) hanno risposte alterate al dolore, e molte condizioni sono associate ad un aumento della sensibilità al dolore; queste le conclusioni di una revisione di ricerche, pubblicata in PAIN®, la rivista ufficiale della International Association for the Study of Pain.


I dati disponibili mettono in discussione l'idea precedente che le persone con DC hanno una sensibilità ridotta al dolore. Al contrario "sembra che coloro che hanno una diffusa atrofia cerebrale o degenerazione neuronale ... evidenzino una risposta maggiore al dolore e/o una maggiore sensibilità ad esso", scrivono Ruth Defrin PhD, dell'Università di Tel Aviv in Israele, e i suoi colleghi.

 

Le differenze nella sensibilità al dolore nel deterioramento cognitvo

La Dott.ssa Defrin e i colleghi hanno analizzato studi precedenti sulle risposte del dolore nei pazienti con deterioramento cognitivo. L'argomento è molto importante, in quanto molti pazienti con DC (che può derivare da una vasta gamma di malattie neurologiche e neurodegenerative, o anche dal normale invecchiamento) hanno "esigenze sanitarie sostenute e complesse", compreso il dolore.


"Tuttavia, gli individui con DC possono avere difficoltà a comunicare le caratteristiche del loro dolore agli altri, fatto che a sua volta presenta una sfida importante per diagnosi e trattamento efficaci del loro dolore", scrivono i ricercatori. A causa di questi problemi di comunicazione, si è anche suggerito che le persone con deterioramento cognitivo hanno una sensibilità ridotta al dolore.


La Dott.ssa Defrin e i coautori ritengono che capire l'esperienza e le risposte al dolore delle persone con DC sia "un obiettivo etico imperativo". L'evidenza suggerisce che anche un invecchiamento normale in salute può essere associato ad un aumento della vulnerabilità al dolore, così come a prestazioni cognitive leggermente ridotte. Questi cambiamenti possono costituire un "circolo vizioso", poichè il dolore porta a un declino della funzione cognitiva e viceversa.


La maggior parte degli studi suggeriscono che l'esperienza del dolore è elevata nei pazienti con Alzheimer da lieve a moderato, mentre la sensibilità al dolore nell'Alzheimer avanzato non è chiara. La Dott.ssa Defrin e colleghi sottolineano la necessità di approcci multi-metodo alla valutazione del dolore in questo gruppo di pazienti.


Gli effetti di altri tipi di disturbi neurodegenerativi sul trattamento del dolore appaiono variabili. Le risposte al dolore sembrano essere ridotte nei pazienti con demenza frontotemporale (malattia di Pick) e nell'Huntington, ma sono maggiori nel Parkinson.


Gli effetti sulla sensibilità al dolore possono variare anche per le malattie che colpiscono aree simili del cervello. Varie disabilità dello sviluppo, ad esempio l'autismo, la paralisi cerebrale, e la disabilità intellettuale, sono associate ad una maggiore sensibilità del dolore. Come in altri gruppi di pazienti con difficoltà di comunicazione, sono necessari metodi alternativi per valutare il dolore.


L'elaborazione del dolore sembra essere colpita anche nei pazienti con vari tipi di danno cerebrale, come l'ictus e il trauma cranico. Recenti studi hanno dimostrato che ci sono risposte cerebrali agli stimoli del dolore anche nei pazienti gravemente cerebrolesi in stato vegetativo.


Pur nei limiti degli studi effettuati fino ad oggi, l'analisi suggerisce che l'elaborazione del dolore è di frequente alterata nei soggetti con deterioramento cognitivo, spesso con una maggiore sensibilità agli stimoli dolorosi.


La Dott.ssa Defrin e colleghi sperano che la loro revisione possa aumentare la consapevolezza dei possibili cambiamenti nella percezione e nell'elaborazione del dolore e possa promuovere approcci migliori per la gestione del dolore nelle persone affette da DC.

 

 

 

 

 


Fonte: Wolters Kluwer Health via Newswise (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Ruth Defrin, Martina Amanzio, Marina de Tommaso, Violeta Dimova, Sasa Filipovic, David P. Finn, Lydia Gimenez-Llort, Sara Invitto, Christina Jensen-Dahm, Stefan Lautenbacher, Joukje M. Oosterman, Laura Petrini, Chaim G. Pick, Gisele Pickering, Lene Vase, Miriam Kunz. Experimental pain processing in individuals with cognitive impairment. PAIN, 2015; 1 DOI: 10.1097/j.pain.0000000000000195

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.