Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come la Tau trancia gli assoni, i «binari» dove corrono i segnali dei neuroni

Anche la forma più lieve di una lesione traumatica cerebrale, meglio conosciuta come commozione cerebrale, può generare danni permanenti e irreparabili.


Ora, un team interdisciplinare di ricercatori dell'Università della Pennsylvania sta usando modelli matematici per capire meglio i meccanismi in gioco in questo tipo di lesioni, con un occhio alla protezione del cervello dalle sue conseguenze a lungo termine.


Le loro scoperte recenti, pubblicate nel Biophysical Journal, gettano nuova luce sulle proprietà meccaniche di una proteina fondamentale del cervello e sul suo ruolo nella elasticità degli assoni, la lunga parte tipo dei binari, delle cellule cerebrali. Questa proteina, nota come tau, aiuta a spiegare l'apparente contraddizione che presenta questa elasticità: se gli assoni sono così elastici, perché si rompono sotto lo sforzo di una lesione traumatica cerebrale?


Le stesse proprietà elastiche della tau rivelano perché degli impatti rapidi infliggano danni permanenti alle strutture all'interno degli assoni, quando, applicando la stessa forza più lentamente, sono indotti ad allungarsi in modo sicuro. Questa comprensione può essere usata per generare modelli computerizzati del cervello più realistici e potenzialmente può essere applicato ad altre malattie correlate alla tau, come l'Alzheimer.


Il team è composto da Vivek Shenoy, professore di scienza dei materiali e ingegneria nella Scuola di Ingegneria e Scienze Applicate, Hossein Ahmadzadeh, membro del laboratorio di Shenoy, e Douglas Smith, professore di neurochirurgia alla Perelman School of Medicine della Penn e direttore del Penn Center for Brain Injury and Repair. "Una delle cose principali che si vedono nel cervello dei pazienti che sono morti a causa di un trauma cranico è il rigonfiamento lungo gli assoni", ha detto Shenoy. "Dentro gli assoni ci sono i microtubuli, che agiscono come binari per il trasporto di merci molecolari lungo l'assone. Quando si rompono, c'è un'interruzione nel flusso di questo carico, che inizia ad accumularsi, motivo per cui nascono questi rigonfiamenti".


Smith aveva precedentemente studiato le proprietà meccaniche degli assoni nel suo complesso. Modellando gli assoni in coltura in tratti paralleli, Smith ed i suoi colleghi sono riusciti ad applicare una tensione agli assoni, con diverse forze e velocità e a misurare la risposta. "Abbiamo visto che con tassi lenti di carico, gli assoni possono allungarsi fino ad almeno il 100 per cento senza segni di danni", ha detto Smith. "Ma a tassi più veloci, gli assoni iniziano a mostrare gli stessi rigonfiamenti che si vedono nei pazienti con trauma cranico. Questo processo si verifica anche con tensioni relativamente brevi a velocità elevate. Quindi il tasso al quale viene applicata la tensione è il componente importante, come quello che accade durante i rapidi movimenti del cervello e lo stiramento degli assoni a causa dell'impatto della testa per una caduta, un attacco o un incidente automobilistico".


Questa osservazione ancora non spiega ai ricercatori perché i microtubuli, la parte più rigida dell'assone, sono le parti che si rompono. Per risolvere questo enigma, i ricercatori hanno dovuto scavare ancora più a fondo nella struttura. I microtubuli sono impacchettati insieme strettamente all'interno degli assoni, un po' come un fascio di cannucce. A legare insieme le singole cannucce è la proteina tau. Altri modelli biofisici avevano in precedenza valutato la geometria e le proprietà elastiche dell'assone durante una lesione da tensione, basandosi sul lavoro di Smith, ma non avevano buoni dati per rappresentare il ruolo della tau nel comportamento globale del sistema, quando è caricato da stress con tempi diversi. "È necessario conoscere le proprietà elastiche della tau", ha detto Shenoy, "perché quando si caricano i microtubuli con lo stress, si carica pure la tau. Il modo in cui queste due parti distribuiscono la tensione tra di esse avrà l'impatto maggiore sul sistema nel suo complesso".


Shenoy ed i suoi colleghi aveva un'idea delle proprietà elastiche della tau, ma non avevano i numeri reali fino a quando un esperimento del 2011 di un team svizzero e tedesco di ricerca non ha materialmente teso dei tratti di tau pizzicandola con la punta di un microscopio a forza atomica. "Questo esperimento ha dimostrato che la tau è viscoelastica", ha detto Shenoy. "Quando gli si aggiunge tensione lentamente, si estende molto. Ma se la si aggiunge rapidamente, come in caso di urto, si rompe".


Questo comportamento dipende dal fatto che i fili della proteina tau sono arrotolati e legati tra loro stessi in luoghi diversi. Tirati lentamente, questi legami possono annullarsi, allungando il filo senza romperlo. "Il danno della lesione cerebrale traumatica avviene quando i microtubuli si allungano ma la tau non lo fa, in quanto non può allungarsi così tanto", ha detto Shenoy. "Se c'è una situazione in cui la tau non si allunga, come ad esempio nei tassi veloci di deformazione, allora tutto lo sforzo si trasferisce ai microtubuli e ne causano la rottura".


Con un modello globale del sistema tau-microtubuli, i ricercatori sono stati in grado di ridurre l'esito di una rapida sollecitazione da carico, a delle equazioni con una manciata solo di variabili. Questa comprensione matematica ha permesso ai ricercatori di produrre un diagramma di fase che mostra la linea di demarcazione tra i tassi di deformazione che lasciano danni permanenti, in confronto al carico sicuro e reversibile e allo scarico dello stress. "Prevedere che tipo di impatto causerà questi tassi di deformazione è ancora un problema complicato", ha detto Shenoy. "Potrei essere in grado di misurare la forza di impatto quando colpisce la testa di qualcuno, ma quella forza deve poi arrivare agli assoni, e questo dipende da molte cose diverse. C'è bisogno di un modello multiscala, ed il nostro lavoro sarà utile per quei modelli su una scala più piccola".


Conoscere i parametri che portano a danni irreversibili potrebbe portare nel lungo termine ad una migliore comprensione delle lesioni e delle malattie del cervello ed a nuove misure preventive. Potrebbe anche essere possibile progettare farmaci che alterano la stabilità dei microtubuli e l'elasticità degli assoni nelle lesioni cerebrali traumatiche; il gruppo di Smith ha dimostrato che il trattamento con il farmaco taxolo, che stabilizza i microtubuli, riduce la portata dei gonfiori e la degenerazione degli assoni dopo l'infortunio da tensione.


"Curiosamente, può non essere un caso che la tau sia anche la stessa proteina che forma i grovigli neurofibrillari, una delle patologie cerebrali tipiche dell'encefalopatia traumatica cronica, che è legata ad una storia di traumi e a maggiori livelli di trauma cranico", ha detto Smith. "Scoprire il ruolo della tau al momento del trauma potrebbe farci capire come è coinvolto nei processi degenerativi a lungo termine".


La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation, dai National Institutes of Health e dal Dipartimento della Difesa.

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Pennsylvania(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Hossein Ahmadzadeh, Douglas H. Smith, Vivek B. Shenoy. Viscoelasticity of Tau Proteins Leads to Strain Rate-Dependent Breaking of Microtubules during Axonal Stretch Injury: Predictions from a Mathematical Model. Biophysical Journal, 2014; 106 (5): 1123 DOI: 10.1016/j.bpj.2014.01.024

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)