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*** Siamo in settembre, uno dei 12 mesi dell'anno del tutto uguali per i malati di Alzheimer, i familiari e i caregiver.

Danni dell'Alzheimer ereditato sono molto maggiori decenni prima della comparsa dei sintomi

La progressione dell'Alzheimer può rallentare una volta che i sintomi appaiono e producono danni significativi, secondo uno studio che ha valutato una forma ereditaria della malattia.


In un articolo pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, il professor Colin Masters dell'Istituto Florey di Neuroscienze e Salute Mentale e dell'Università di Melbourne, e i colleghi nel Regno Unito e degli Stati Uniti, hanno trovato che un rapido danno neuronale inizia 10-20 anni prima della comparsa dei sintomi.


"Nella ricerca abbiamo osservato altri cambiamenti nel cervello che avvengono quando cominciano ad apparire i sintomi. C'è in realtà un rallentamento della neurodegenerazione", ha detto il professor Masters.


L'Alzheimer autosomico dominante colpisce le famiglie con una mutazione genetica, le predispone alla malattia paralizzante. Queste famiglie ci danno informazioni cruciali nello sviluppo del morbo, perché può essere identificato anni prima che appaiano i sintomi. Le informazioni raccolte da questo gruppo influenzano anche il trattamento offerto a coloro che vivono con il tipo più comune della malattia, legato all'età. Solo circa l'uno per cento di quelli con Alzheimer hanno il tipo genetico.


La parte successiva dello studio comporta una sperimentazione clinica. Usando una serie di tecniche di imaging (MRI e PET) e analisi del sangue e del liquido cerebrospinale, delle persone provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Australia saranno osservate mentre sperimentano nuovi farmaci per testarne la sicurezza, gli effetti collaterali e le modifiche all'interno del cervello.


"Nell'ambito dello studio internazionale, i famigliari saranno invitati a far parte dell'esperimento, che offrirà due farmaci sperimentali molti anni prima della comparsa dei sintomi", dice il prof Masters. "Sarà molto interessante vedere come l'intervento clinico influisce su questo gruppo di pazienti nei decenni che precedono la comparsa dei sintomi".

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Melbourne  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: A. M. Fagan, C. Xiong, M. S. Jasielec, R. J. Bateman, A. M. Goate, T. L. S. Benzinger, B. Ghetti, R. N. Martins, C. L. Masters, R. Mayeux, J. M. Ringman, M. N. Rossor, S. Salloway, P. R. Schofield, R. A. Sperling, D. Marcus, N. J. Cairns, V. D. Buckles, J. H. Ladenson, J. C. Morris, D. M. Holtzman. Longitudinal Change in CSF Biomarkers in Autosomal-Dominant Alzheimer's Disease. Science Translational Medicine, 2014; 6 (226): 226ra30 DOI: 10.1126/scitranslmed.3007901

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