Uno dei nostri geni è l'apolipoproteina E (APOE), che appare spesso con una variazione che nessuno vorrebbe avere: APOEε4, il principale fattore di rischio genetico per l'Alzheimer sporadico (la forma più comune della manifestazione di questo disturbo, che è causato da una combinazione di fattori ereditari e ambientali).
Si stima che almeno il 40% dei pazienti sporadici colpiti da questa malattia sono portatori di APOEε4, ma questo significa anche che molto di più rimane ancora da studiare.
Il ricercatore Xabier Elcoroaristizabal dell'Università dei Paesi Baschi (UPV/EHU) ha aperto un canale per iniziare l'analisi dei geni candidati che potrebbero spiegare più casi, sempre in combinazione con APOEε4. La sua tesi è intitolata "Marcatori molecolari nella lieve compromissione cognitiva amnestica e Alzheimer" (Marcadores moleculares it deterioro cognitivo leve Tipo amnésico y enfermedad de Alzheimer). Un articolo iniziale su questo argomento si può leggere sulla rivista BMC Neuroscience.
L'obiettivo a lungo termine è quello di contribuire alla diagnosi precoce dell'Alzheimer individuando i segni che potrebbero essere rilevabili nelle fasi molto precoci. E, come spiega Elcoroaristizabal, non esistendo una cura per questa malattia, l'alternativa è quella precederla e ritardarne lo sviluppo: "Alcune misure di prevenzione che coinvolgono la stimolazione cognitiva ne ritardano i sintomi. Ci sono anche nuovi farmaci che potrebbero iniziare ad essere utilizzati prima. Oggi non c'è soluzione, ma più manteniamo lo stato cognitivo corretto di una persona, meglio è".
Lieve deterioramento cognitivo amnestico
Gli individui che sviluppano l'Alzheimer passano attraverso un periodo di transizione prima di tutto, e questo potrebbe essere il momento chiave per una efficace applicazione delle misure di prevenzione. Questo periodo è il decadimento cognitivo lieve (MCI), in cui avvengono lievi alterazioni cognitive ma non influiscono sulle attività quotidiane. Uno dei diversi tipi di MCI colpisce quasi esclusivamente la memoria: è l'MCI amnestico, e coloro che ne soffrono hanno un'alta probabilità di sviluppare la malattia. La parte difficile e interessante è capire quali componenti genetici sono collegati a questo valore e anche determinare di quanto aumenta la percentuale il rischio di sviluppare la malattia, un compito che Elcoroaristizabal si è prefissato. "Se siamo in grado di identificare quali geni sono coinvolti e quali fattori di suscettibilità ci sono, si potrebbero determinare le misure preventive", spiega.
Così uno studio di contrasto è stato effettuato su un campione di pazienti con MCI, altri con Alzheimer e persone sane. Questo può essere usato per osservare i cambiamenti e restringere il campo alle zone da studiare, in modo che i geni candidati possano essere ricercati lì. Elcoroaristizabal stesso osserva un esempio che ha scelto tra i molti altri: "E' stato osservato che la capacità del cervello di controllare i livelli di colesterolo sembra giocare un ruolo chiave per tutta la malattia Quindi, sono stati analizzati i geni che codificano le proteine legate a questo controllo".
In questa ricerca di geni candidati, Elcoroaristizabal ha confermato che la variazione genetica APOEε4 è, infatti, il principale fattore di rischio per lo sviluppo di Alzheimer. Ma non finisce qui; ha anche identificato diversi geni che, fintanto che si manifestano in combinazione con APOEε4, potrebbe farci fare un ulteriore passo verso la diagnosi precoce di questo disturbo. "I geni che in qualche modo sono collegati ai canali neurotrasmettitori, allo stress ossidativo e all'efficacia degli estrogeni, sembrano essere collegati ad un rischio maggiore per i portatori di APOEε4", spiega. In particolare, i geni candidati sono i seguenti: COMT (neurotrasmissione), SOD2 (eliminazione dello stress ossidativo) e ESR1 - ESR2 (facilitatori di azione degli estrogeni).
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
Fonte: Materiale della Elhuyar Fundazioa.
Pubblicato in ScienceDaily il 23 dicembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese.
I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare a informarti. Clicca qui a destra: |