Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperti i meccanismi cellulari condivisi di tre demenze molto diffuse

Rexach et al CellRiassunto grafico dello studio Rexach et al / Cell

Ricercatori hanno identificato per la prima volta i 'marcatori molecolari' associati alla degenerazione - cambiamenti osservabili nelle cellule e nelle loro reti di regolazione del gene - condivisi da forme diverse di demenza, che colpiscono regioni diverse del cervello. La ricerca guidata dall'Università della California di Los Angeles (UCLA), e pubblicata su Cell, ha anche identificato i marcatori specifici di diverse forme di demenza e i risultati combinati rappresentano un potenziale cambiamento di paradigma nella ricerca di cause, trattamenti e cure.


"Questo lavoro fornisce nuove informazioni sui meccanismi della neurodegenerazione e identifica nuovi percorsi candidati per lo sviluppo di terapie", ha affermato l'autore senior Daniel Geschwind MD/PhD, professore di genetica umana, neurologia e psichiatria all'UCLA e direttore dell'Institute for Precision Health di UCLA Health.


Studi precedenti si erano concentrati su un singolo disturbo alla volta. Chiamati studi case-control (controllo del singolo caso), avevano confrontato cellule 'malate' con quelle normali e spesso concentrate su una regione cerebrale. Ma in questa ricerca, gli scienziati hanno esaminato anche i cambiamenti molecolari in tre diverse forme di demenza che possono coinvolgere la 'patologia tau', l'accumulo della proteina tau anormale in regioni vulnerabili che differiscono tra i disturbi.


Hanno eseguito un'analisi genomica a cella singola su oltre 1 milione di cellule per identificare marcatori molecolari distinti e condivisi in tre condizioni correlate: morbo di Alzheimer (MA), demenza frontotemporale (FTD) e paralisi supranucleare progressiva (PSP). Oltre a convalidare i cambiamenti osservati in precedenza nel MA, hanno identificato dozzine di tipi di cellule le cui modifiche sono condivise tra più demenze e diversi tipi di cellule, i cui cambiamenti nella malattia erano specifici per ogni singolo disturbo, molte delle quali non erano state finora identificate.


Geschwind ha detto:

“Condizioni diverse hanno schemi diversi di degenerazione. Abbiamo ipotizzato che il confronto tra i casi di diversi disturbi, oltre al tipico confronto case-control, sarebbe stato utile per identificare i componenti condivisi della neurodegenerazione e comprendere i cambiamenti specifici per tipo di cellula che sono alla base di tutte queste condizioni; la maggior parte degli studi profila solo una regione del cervello, in genere il lobo frontale.

“Nella demenza e nelle malattie neurodegenerative più in generale, regioni e cellule cerebrali specifiche sono più vulnerabili in ciascuna malattia. Questo è ciò che porta ai diversi sintomi e segni nei vari disturbi.

"Poiché la vulnerabilità regionale è una caratteristica fondamentale dei disturbi, abbiamo pensato che lo studio di più di una regione avrebbe dato nuove intuizioni, e questo è quanto successo. Oltre a identificare marcatori molecolari condivisi e distinti, abbiamo mostrato che il rischio genetico si collega a questi percorsi specifici di malattia che sono alterati nel cervello".


Usando questo progetto di studio, gli investigatori hanno trovato quattro geni che hanno marcato i neuroni vulnerabili in tutti e tre i disturbi, evidenziando percorsi che potrebbero essere impiegati per sviluppare nuovi approcci terapeutici. La prima autrice Jessica Rexach MD/PhD, assistente prof.ssa di neurologia e genetica neurocomportamentale all'UCLA, ha affermato che questo lavoro "ha cambiato profondamente" la sua prospettiva sui meccanismi alla base della suscettibilità alle malattie:

“È notevole e rende umili aver identificato diverse differenze molecolari distinte che differenziano cellule da individui con una forma di demenza da quelle con malattie strettamente correlate. Sebbene queste differenze specifiche della malattia fossero tra la minoranza dei cambiamenti osservati nel cervello malato, erano fortemente legate all'ereditabilità. Questa scoperta sorprendente apre nuove strade per capire perché e come alcuni geni influenzano il rischio di sviluppare una malattia cerebrale e non un'altra condizione strettamente correlata".


Combinate, MA, FTD e PSP colpiscono oltre 28 milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene il MA sia stato ampiamente studiato, non esiste una cura e i farmaci esistenti e approvati rallentano solo la progressione della malattia. Ci sono pochi studi clinici disponibili per FTD e PSP. Ancora la Rexach:

"Abbiamo creato una vasta risorsa di dati che apre la strada per identificare ed esplorare nuovi candidati terapeutici per le demenze neurodegenerative. Abbiamo individuato molecole specifiche che ora possono essere portate avanti come potenziali nuovi regolatori della malattia nei sistemi sperimentali - fondati, importante, su dati primari di malattia umana.

"Inoltre, abbiamo scoperto fenomeni concettuali inaspettati che potrebbero spiegare perché alcune cellule presentano una maggiore resilienza o vulnerabilità alle malattie e siamo ansiosi di studiare ulteriormente queste scoperte".


I ricercatori:

  • hanno identificato cambiamenti unici specifici del MA e hanno dimostrato che diverse scoperte nel MA sono state osservate anche sugli altri disturbi, identificando gli obiettivi per uno sviluppo terapeutico;
  • hanno scoperto che i 'programmi di resilienza cellulare' - meccanismi molecolari che supportano le cellule in risposta a lesioni - si attivano ​​o falliscono in modo diverso, confrontando gli stessi tipi di cellule tra i disturbi;
  • sono stati sorpresi di scoprire che ciascuno dei tre disturbi ha cambiamenti nelle cellule della corteccia visiva primaria - l'area del cervello che elabora le informazioni visive e che si pensava non fosse influenzata dalla demenza; nella PSP, questa scoperta ha rivelato cambiamenti finora sconosciuti nelle cellule cerebrali chiamate astrociti;
  • hanno identificato cambiamenti specifici nell'espressione di certi geni correlati alla tau e altri nella PSP; questi sembrano essere correlati con il modello unico di degenerazione delle cellule cerebrali che si osserva nella PSP.


Gli autori, che inizieranno ora esperimenti per convalidare la natura causale delle loro scoperte, anticipano che lo studio ispirerà una ricerca simile tra i vari disturbi. Lo studio su Cell conclude:

“Questi dati mostrano che geni di rischio noti agiscono in specifici stati neuronali e gliali o tipi di cellule che differiscono tra i vari disturbi correlati. Inoltre, gli stati patologici associati causalmente possono essere limitati a specifici tipi e regioni cellulari.

"Ciò sottolinea l'importanza di esaminare più regioni cerebrali per comprendere i percorsi causali della malattia a livello cellulare, fornendo un quadro più chiaro di aspetti condivisi e specifici per malattia della resilienza e della vulnerabilità, per informare la tabella di marcia terapeutica".

 

 

 


Fonte: University of California, Los Angeles (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: JE Rexach, [+23], DH Geschwind. Cross-disorder and disease-specific pathways in dementia revealed by single-cell genomics. Cell, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)