Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Disturbi del sonno possono predire lo sviluppo di Parkinson e Alzheimer

Le scoperte degli ultimi 20 anni dimostrano come lo studio del sonno e del ritmo circadiano abbia un ruolo centrale nella comprensione dei meccanismi per la prevenzione delle patologie cardiovascolari e internistiche, del declino cognitivo, del morbo di Alzheimer (MA) e di altre patologie neurodegenerative. Inoltre, grande attenzione, sempre in tema di riconoscimento precoce di una patologia neurodegenerativa, viene rivolta al disturbo del comportamento in sonno REM (RBD, REM sleep Behaviour Disorder), fattore già noto per il rischio di sviluppo di alfa-sinucleinopatie, come il Parkinson e altre forme neurodegenerative.


L’insonnia è il disturbo del sonno più frequente nella popolazione generale ed è caratterizzata da diverse tipologie: difficoltà ad addormentarsi e a mantenere il sonno o un risveglio precoce. Va distinta da condizioni che non consentono un tempo adeguato trascorso nel letto, e da altre situazioni caratterizzate da una deprivazione di sonno. Soprattutto, secondo l’ultima classificazione internazionale dei disturbi del sonno, il paziente insonne, a qualsiasi età, deve presentare una disfunzione diurna che può presentarsi come senso di fatica, stanchezza, disturbo di memoria o di attenzione, cefalea, palpitazioni, difficoltà nello svolgere le comuni attività lavorative o nella socialità.


La regolarità del ritmo circadiano, ossia la corretta alternanza del ciclo sonno-veglia e la collocazione del sonno negli orari più idonei, rappresenta la prima condizione per garantire il mantenimento di un sonno notturno di buona qualità e una organizzazione fisiologica dell’architettura e della struttura del sonno notturno, con la corretta rappresentazione dei cicli di sonno e dell’alternanza sonno non-REM e sonno REM, entrambi fondamentali per il benessere cerebrale. L’insonnia merita di essere indagata sempre in presenza di altre patologie neurologiche, ma anche se il paziente presenta patologie mediche o psichiatriche associate al disturbo di insonnia; questo perché il suo trattamento può andare a migliorare il quadro clinico generale del paziente.


Recentemente, la scoperta che il sistema 'glinfatico' (un sistema di pulitura cerebrale che elimina l’accumulo patologico di cataboliti e proteine tossiche) sia attivo quasi unicamente durante il sonno, pone nuovamente l’attenzione sul ruolo cruciale di una buona qualità del riposo notturno per il funzionamento ottimale del sistema nervoso centrale e per prevenire i processi neurodegenerativi e la deposizione e accumulo delle proteine patologiche (amiloide-beta e grovigli neurofibrillari di proteina tau) nel cervello che provocano patologie neurodegenerative, in particolare nel MA.


Numerosi studi scientifici hanno indagato il sonno notturno nei pazienti a rischio di sviluppare patologie neurodegenerative, e in particolare il MA, o che presentano una disfunzione cognitiva soggettiva o lieve nell’ottica di prevenzione della demenza. Il trattamento dell’insonnia diviene così uno degli obiettivi per la prevenzione della disfunzione cognitiva e del MA.


Data l’importanza di indagare la qualità del sonno notturno e le sue caratteristiche, la presenza di disturbi del sonno deve condurci a impostare trattamenti rivolti ad assicurare un sonno notturno di buona qualità e quantità: gli obiettivi terapeutici sono i sistemi neurotrasmettitoriali coinvolti direttamente sia nella regolazione del sonno che del ritmo circadiano sonno-veglia, in particolare il sistema GABA ed il sistema orexinergico. Il primo cruciale per il mantenimento del sonno non-REM, il secondo particolarmente attivo durante la veglia.


L'RBD è un disturbo neurologico in cui il momento dei sogni, generalmente violenti e terrificanti, è caratterizzato da comportamenti verbali e/o motori, con possibili conseguenti lesioni a se stessi e/o al compagno di letto. L’intensa attività motoria collegata a ciò che si sogna è provocata dalla perdita della normale atonia muscolare che caratterizza il sonno REM, durante il quale si perde completamente il tono muscolare volontario e si resta immobili anche durante la fase onirica. L’RBD è un fattore già noto di rischio di sviluppo di alfa-sinucleinopatie, come Parkinson, demenza da corpi di Lewy, e altre forme neurodegenerative, ma fino ad oggi non era possibile ipotizzare quando sarebbe potuta insorgere la malattia.


Uno studio dell’International RBD Study Group (un gruppo di studio internazionale nato nel 2010 con lo scopo di promuovere la ricerca e la divulgazione scientifica di questo disturbo) condotto dal prof. Dario Arnaldi dell’Università di Genova, ha portato alla scoperta che alterazioni nel funzionamento di specifiche aree cerebrali visibili alla SPECT (un esame di neuroscansioni), in combinazione con costipazione e deficit cognitivo, indica un altissimo rischio di sviluppare alfa-sinucleinopatie a distanza di 2 anni dalla diagnosi di RBD.


In altre parole, questo studio dimostra che si può stimare con precisione se un paziente con RBD è ad alto rischio di sviluppare Parkinson o altre alfa-sinucleinopatie, nei due anni successivi alla diagnosi di RBD. I risultati dello studio hanno un’importante rilevanza clinica. Sono, infatti, attualmente in fase di sperimentazione diversi farmaci neuroprotettivi, che vengono testati su pazienti con una alfa-sinucleinopatia ormai conclamata. Ma l’avvio delle terapie avviene troppo tardi. Le alfa-sinucleinopatie sono caratterizzate da una lunga fase, detta prodromica, in cui ci sono già segni di neurodegenerazione ma non sintomi della malattia. Se i farmaci neuroprotettivi fossero somministrati a pazienti che si trovano ancora in questa fase si potrebbero avere maggiori possibilità di successo terapeutico. Questo studio fornisce per la prima volta dei parametri che permettono di identificare con accuratezza quei pazienti che sono ad alto rischio di sviluppare a breve termine un’alfa-sinucleinopatia. Riconoscere precocemente l’RBD offre quindi una finestra terapeutica preziosissima nel corso di queste lunghe e debilitanti malattie dove sarà presto possibile applicare trattamenti neuroprotettivi.


Sempre per individuare i fattori di rischio di fenoconversione nei pazienti affetti da RBD, è stato disegnato lo studio FaRPreSto (FAttori di Rischio PREdittivi di conversione nell’RBD idiopatico. STudio ItalianO). Coordinato dalla prof.ssa Monica Puligheddu dell’Università di Cagliari, FaRPreSto, è uno studio multicentrico nazionale osservazionale longitudinale retrospettivo e prospettico. Altri obiettivi secondari sono: descrivere le caratteristiche sociodemografiche e cliniche dei pazienti con diagnosi di iRBD, studiare longitudinalmente lo sviluppo di patologie neurodegenerative dello spettro delle alfa-sinucleinopatie e stimare il tasso di conversione a 3, 5, 7, e 10 anni, monitorare l’impatto dell’iRBD sulla qualità della vita e del sonno, analizzare la correlazione tra fenoconversione e prestazioni cognitive e tra fenoconversione e grado di perdita della normale atonia muscolare durante il sonno REM. Attualmente il database dello studio FaRPreSto coinvolge 13 centri della Associazione Italiana Medicina del Sonno e contiene 564 casi di RBD.

 

 

 


Fonte: Prof. Giuseppe Plazzi, Responsabile Centro del Sonno, IRCCS delle Scienze Neurologiche di Bologna

Pubblicato: InSalute News

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.