I ricercatori stanno mettendo a punto un sistema di stimolazioni ripetute quotidianamente tramite telemedicina per indurre effetti a lungo termine.
La Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Brescia e l’UOC Neurologia 2 dell’ASST Spedali Civili di Brescia, sotto la direzione del prof. Alessandro Padovani, hanno pubblicato su Annals of Neurology i risultati di uno studio, coordinato dalla prof.ssa Barbara Borroni, riguardante gli effetti di una terapia innovativa per il morbo di Alzheimer (MA).
Il lavoro scientifico, che vede come primo autore il Dott. Alberto Benussi, riporta gli effetti di un trattamento di stimolazione elettrica non invasiva in grado di sincronizzare i ritmi cerebrali, grazie al quale è stato osservato un miglioramento significativo dei disturbi di memoria unitamente ad un miglioramento dell'alterazione dei circuiti corticali cerebrali associati alla malattia.
"La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni in Italia vengono stimati circa 500.000 pazienti", spiega il prof. Padovani. "La malattia colpisce principalmente la capacità di ricordare, si ripercuote sulla capacità di pensare e determina cambiamenti di umore e disorientamento. Un costo enorme a livello psicologico per i malati e le famiglie, ma anche un notevole impatto sul sistema socio-sanitario. La messa a punto di nuove strategie terapeutiche è un obbligo morale per chi si occupa di MA".
Nel MA, i ritmi o 'onde' cerebrali tendono a rallentare progressivamente, associandosi ad un graduale peggioramento dei sintomi, in particolare del disturbo di memoria. Il trattamento di stimolazione, denominato gamma t-ACS, prevede la somministrazione di onde elettriche deboli mirate a normalizzare i ritmi cerebrali ad una frequenza fisiologica.
"In considerazione dei risultati estremamente incoraggianti, stiamo mettendo a punto un sistema per indurre effetti a lungo termine tramite stimolazioni ripetute quotidianamente, con un protocollo di applicazione domiciliare", commenta la prof.ssa Borroni. "Questo permetterebbe di 'portare la terapia a casa del paziente' con un monitoraggio effettuato dal personale sanitario in telemedicina, riducendo gli accessi in ospedale e migliorando i bisogni dei pazienti e dei loro famigliari. Qualora venissero confermati questi risultati, la terapia con gamma-tACS potrebbe trovare un ampio spazio nell’ambito del MA, in particolare nelle fasi iniziali".
Fonte: Università degli Studi di Brescia
Riferimenti: Alberto Benussi, Valentina Cantoni, Mario Grassi, Lucie Brechet, Christoph M. Michel, Abhishek Datta, Chris Thomas, Stefano Gazzina, Maria Sofia Cotelli, Marta Bianchi, Enrico Premi, Yasmine Gadola, Maria Cotelli, Marta Pengo, Federica Perrone, Maria Scolaro, Silvana Archetti, Eino Solje, Alessandro Padovani, Alvaro Pascual-Leone, Barbara Borroni. Increasing brain gamma activity improves episodic memory and restores cholinergic dysfunction in Alzheimer's disease. Annals of Neurology, 24 May 2022, DOI
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