Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trattamenti per ictus sicuri ed efficaci per persone con demenza o altra disabilità

Secondo una nuova dichiarazione scientifica dell'American Heart Association, le persone con demenza o una disabilità preesistente, che ricevono un trattamento tempestivo e appropriato per l'ictus ischemico (causato da un coagulo di sangue), possono evitare ulteriori disabilità e impatti dell'ictus sulla salute e sulle finanze.


La dichiarazione scientifica, pubblicata online sulla rivista dell'associazione Stroke, è un'analisi di esperti sulla ricerca attuale e può informare le linee guida future per la pratica clinica.


La dichiarazione riferisce che le persone con disabilità preesistenti e demenza spesso sperimentano ritardi nell'avere riconosciuti i sintomi di ictus. Inoltre, quando sono valutati, le sfide delle loro disabilità o della demenza possono confondere il processo di valutazione dell'ictus, portando i medici a pensare che l'ictus sia più grave e oltre la finestra di trattamento ottimale.


Ciò spesso si traduce in trattamento ritardato o mancante, che a sua volta può portare a ulteriori disabilità e a meno probabilità di tornare a livelli pre-ictus nelle abilità della vita quotidiana.


"Le conseguenze e i costi a lungo termine di ulteriori disabilità dovuti all'ictus non trattato nelle persone con deficit neurologici preesistenti sono sconcertanti"
, ha detto Mayank Goyal MD/PhD, presidente del comitato di stesura della dichiarazione scientifica e professore clinico nel dipartimento di radiologia e neuroscienze cliniche dell'Università di Calgary di Alberta/Canada.


La dichiarazione cita la ricerca esistente che indica che il 79% delle persone con disabilità pre-ictus vive in media 16 mesi dopo un ictus e un terzo di loro ha dovuto essere trasferito in una struttura di vita assistita invece di tornare a casa dopo il ricovero in ospedale e il trattamento.


Alcune evidenze suggeriscono che le persone con demenza o disabilità pre-ictus hanno anche un rischio maggiore di morte dopo i farmaci anti-coagulo per ictus, e tuttavia i risultati sono incoerenti e richiedono ulteriori ricerche. La dichiarazione rileva che il rischio di trattamento è unico per ogni individuo e sarebbe più alto per le persone con disabilità preesistenti o demenza che hanno avuto microsanguinamenti precedenti o danni alla materia bianca nel cervello, visibili su scansioni TC o MRI.


Ci sono diversi pregiudizi, come l'abilismo (presupporre che tutti abbiano un corpo abile) o il nichilismo terapeutico (credere che non vi sia alcuna speranza per un trattamento efficace), che possono influenzare il processo decisionale dell'assistenza sanitaria quando si considera il trattamento dell'ictus per le persone con disabilità o demenza.


Il gruppo che ha redatto il rapporto suggerisce una maggiore consapevolezza dei potenziali pregiudizi e la dichiarazione può aiutare i medici a migliorare la cura dell'ictus centrata sul paziente per tutte le persone, compresi quelli che hanno una disabilità preesistente o demenza.


Negli USA, il 22% degli adulti riferisce di avere una disabilità fisica, cognitiva o intellettuale. È essenziale capire le migliori opzioni di trattamento per l'ictus ischemico (causato da un coagulo di sangue) e ridurre al minimo la disabilità aggiuntiva e le conseguenze a lungo termine sanitarie ed economiche.


La dichiarazione offre un approccio per prendersi cura delle persone con disabilità o demenza, che include discussioni sulle opzioni di trattamento, le priorità personali e le preferenze per la cura dell'ictus. I fornitori dovrebbero:

  • Prima di un ictus, discutere la qualità delle preoccupazioni sulla vita e le preferenze future di cura, con gli individui con disabilità o demenza e le loro famiglie e sviluppare piani per emergenze sanitarie potenziali, compreso l'ictus.
  • Esaminare i pregiudizi personali che possono influenzare le decisioni sul trattamento in tempi serrati.
  • Discutere i rischi individuali ed evitare di trattenere con regolarità il trattamento dell'ictus per le persone con disabilità o demenza.
  • Comprendere i vantaggi del trattamento nel ridurre i rischi per ulteriori disabilità e altri impatti a lungo termine.
  • Nel seguire un ictus, riconoscere lo spettro di possibili esiti - non solo 'buono' o 'cattivo' - e discutere l'incertezza sugli effetti del trattamento, compreso il potenziale rischio maggiore di morte rispetto alle persone senza disabilità o demenza, con l'individuo e la sua famiglia.
  • Adottare la cura centrata sul paziente: cercare di capire i valori, gli obiettivi e le convinzioni dell'individuo che possono influire sulle cure dopo un ictus, riconoscere che questi valori variano per individuo e sono influenzati dall'età, dall'etnia, dalle credenze religiose e altro.


La dichiarazione richiede inoltre di includere persone con disabilità o demenza nelle ricerche sull'ictus e chiede ulteriori informazioni su come bilanciare i benefici incerti e i rischi della terapia quando ci si prende cura delle persone con disabilità o demenza.


"Le persone che sopportano l'onere più grande di malattia sono state tradizionalmente escluse dalla ricerca", ha detto Goyal. "Per espandere il dialogo e la ricerca proattiva sulle terapie acute dell'ictus si dovrebbero includere persone con disabilità e demenza, per ottimizzare il loro potenziale di tornare alla loro vita quotidiana pre-ictus e per ridurre gli oneri potenziali a lungo termine finanziari e della cura".

 

 

 


Fonte: American Heart Association (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Aravind Ganesh, JF Fraser, GL Gordon Perue, S Amin-Hanjani, TM Leslie-Mazwi, SM Greenberg, P Couillard, N Asdaghi, Mayank Goyal. Endovascular Treatment and Thrombolysis for Acute Ischemic Stroke in Patients With Premorbid Disability or Dementia: A Scientific Statement From the American Heart Association/American Stroke Association. Stroke, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)