Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Lunghi pisolini diurni degli anziani possono essere segno di demenza

I pisolini diurni delle persone anziane sono normali durante l'invecchiamento, ma possono anche prefigurare il morbo di Alzheimer (MA) o altre forme di demenza. E una volta che viene diagnosticata la demenza o il suo precursore comune, il lieve deterioramento cognitivo, la frequenza e/o la durata dei sonnellini accelera rapidamente, secondo un nuovo studio.


La ricerca, guidata dalla Università della California di San Francisco e dalla Harvard Medical School, insieme al Brigham and Women's Hospital, la sua branca di insegnamento, parte dalla teoria che i sonnellini diurni degli anziani servono semplicemente per compensare il sonno notturno scarso.


Al contrario, lo studio pubblicato su Alzheimer’s and Dementia il 17 marzo, punta al lavoro di altri ricercatori dell'UCSF che suggeriscono che la demenza può influire sui neuroni che danneggiano i neuroni pro-risveglio in aree chiave del cervello.


"Abbiamo scoperto che l'associazione tra un eccesso di sonnellini diurni e la demenza è rimasta dopo aver regolato i dati per la quantità e la qualità del sonno notturno"
, ha dichiarato la coautrice senior Yue Leng MD/PhD, del dipartimento di psichiatria e scienze comportamentali dell'UCSF, che ha collaborato con Kun Hu PhD della Harvard Medical School, l'altro coautore senior. "Ciò ha suggerito che il ruolo dei pisolini diurni è importante ed è indipendente dal sonno notturno".

 

Dispositivi di tipo visivo + valutazioni annuali per misurare i sonnellini e la cognizione

Nello studio, i ricercatori hanno tracciato i dati di 1.401 anziani, che sono stati seguiti per un massimo di 14 anni dal Memory and Aging Project del Centro Malattia di Alzheimer della Rush University di Chicago. I partecipanti, la cui età media era di 81 anni e circa tre quarti erano donne, portavano un dispositivo che tracciava la mobilità. Ogni periodo prolungato di non attività dalle 9 alle 19 è stato interpretato come un pisolino.


Il dispositivo è stato portato ogni anno per un massimo continuativo di 14 giorni, e una volta all'anno ogni partecipante si è sottoposto a una batteria di test neuropsicologici per valutare la cognizione. All'inizio dello studio, il 75,7% dei partecipanti non aveva compromissione cognitiva, mentre il 19,5% aveva un lieve deterioramento cognitivo e il 4,1% aveva il MA.


Per i partecipanti che non hanno sviluppato deterioramento cognitivo, i pisolini diurni sono aumentati mediamente di 11 minuti all'anno. Il tasso di aumento raddoppiava con una diagnosi di lieve deterioramento cognitivo fino a 24 minuti e quasi triplicava a un totale di 68 minuti dopo una diagnosi di MA.


Quando i ricercatori hanno esaminato il 24% dei partecipanti che aveva una cognizione normale all'inizio dello studio, ma che ha sviluppato il MA nei 6 anni successivi, e l'ha confrontato con quelli la cui cognizione è rimasta stabile, hanno trovato differenze nelle abitudini di pisolini.


I partecipanti che si appisolavano più di un'ora al giorno avevano un rischio più elevato del 40% di sviluppare il MA, rispetto a quelli che dormivano meno di un'ora al giorno; e i partecipanti che si appisolavano almeno una volta al giorno avevano un rischio più elevato del 40% di sviluppare il MA rispetto a quelli che lo facevano meno di una volta al giorno.


La ricerca conferma i risultati di uno studio del 2019, del quale la Leng è stata prima autrice, che aveva scoperto che gli uomini anziani che si appisolavano per 2 ore al giorno avevano più probabilità di sviluppare problemi cognitivi di coloro che lo facevano meno di 30 minuti al giorno. Lo studio attuale si basa su quei risultati, valutando sia i pisolini diurni che la cognizione per ogni anno, affrontando quindi la direzionalità, ha notato la Leng.

 

La perdita di neuroni pro-risveglio può spiegare i sonnellini più lunghi

Secondo i ricercatori, l'aumento dei sonnellini può essere spiegato da un ulteriore studio del 2019, di altri ricercatori della UCSF, che hanno confrontato il cervello post-mortem di persone con MA con quello di chi non aveva deterioramento cognitivo.


È risultato che quelli con MA hanno meno neuroni che promuovono il risveglio in tre regioni cerebrali. Questi cambiamenti neuronali sembrano essere collegati ai grovigli di tau, un segno distintivo del MA, che provoca un aumento di attività degli enzimi che inducono l'errato ripiegamento e il raggruppamento della proteina.


"È plausibile che le associazioni che abbiamo osservato di un eccesso di sonnellini diurni alla linea di base, e un aumento del rischio di MA nel seguito dello studio, possa riflettere l'effetto della patologia del MA in stadi preclinici"
, notano gli autori.


La Leng, che fa anche parte dell'Istituto di Weill per le Neuroscienze della UCSF, ha affermato:

"Lo studio mostra per la prima volta che i sonnellini e il MA sembrano guidare i reciproci cambiamenti in modo bidirezionale.

"Penso che non abbiamo ancora prove sufficienti per trarre conclusioni su una relazione causale, cioè che i sonnellini in sé stessi causano l'invecchiamento cognitivo, ma i sonnellini diurni in eccesso potrebbero essere un segnale di invecchiamento accelerato o di un processo di invecchiamento cognitivo".

"Sarebbe molto interessante per studi futuri esplorare se l'intervento sui sonnellini diurni può aiutare a rallentare il declino cognitivo correlato all'età".

 

 

 


Fonte: Suzanne Leigh in University of California - San Francisco (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Peng Li, L Gao, L Yu, X Zheng, MC Ulsa, HW Yang, A Gaba, K Yaffe, D Bennett, A Buchman, K Hu, Yue Leng. Daytime napping and Alzheimer's dementia: A potential bidirectional relationship. Alzheimer's & Dementia, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)