Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Viviamo più a lungo: meglio o peggio?

Grazie ai progressi della medicina, ai migliori trattamenti e ai nuovi farmaci non disponibili fino una generazione fa, l'americano medio che nasce oggi può aspettarsi di vivere 3,8 anni in più di una persona nata vent'anni fa.


Nonostante tutte queste nuove tecnologie, tuttavia, l'aspettativa maggiore di vita aggiunge anni veramente attivi e sani alla nostra vita? Questa domanda è rimasta in gran parte senza risposta - fino ad ora.


Lo studio, primo nel suo genere, pubblicato ieri in American Journal of Public Health da ricercatori della Medical School della University of Massachusetts (UMMS), ha scoperto che il 25enne medio americano oggi può aspettarsi 2,4 anni in più di vita sana di 20 anni fa, mentre un 65enne di oggi guadagnerà 1,7 anni.


Sintetizzando i dati di più indagini sanitarie sponsorizzate dal governo, condotte negli ultimi 21 anni, Allison Rosen, MD, professore associato di Scienze Quantitative della Salute all'UMMS, Susan Stewart, ricercatrice al National Bureau of Economic Research, e David Cutler, professore di economia alla Harvard University, sono riusciti per la prima volta a misurare come è cambiata nel tempo la speranza di vita in relazione alla qualità (QALE), degli americani.


"Il QALE ci dice molto più di quanto tempo una persona può aspettarsi di vivere", scrive la dott.ssa Rosen, autrice senior dello studio. "Ci dice qual è la qualità relativa degli anni aggiunti, in termini di benessere fisico, emotivo e mentale. Anche se molti studi l'hanno misurato in vari modi, questa è davvero la prima volta che siamo riusciti a catturare queste informazioni per tutta la popolazione degli Stati Uniti su un lungo periodo".


I dati mostrano che gli americani vivono più a lungo, riferiscono un minor numero di sintomi di malattie, hanno più energia e mostrano meno decadimento nelle attività quotidiane come camminare, di una generazione fa. Secondo gli autori dello studio, un 25enne oggi può aspettarsi di vivere il 6 per cento o 2,4 anni qualitativamente buoni, più a lungo rispetto ai pari età del 1987. Nel frattempo, una persona di 65 anni, guadagnerà 1,7 anni di buona qualità, un aumento del 14 per cento rispetto a una generazione fa.


Grazie ai miglioramenti nella sanità, molte condizioni sono molto più curabili oggi di 25 anni fa, ha detto la Rosen. Le malattie di cuore, per esempio, erano potenzialmente molto più debilitanti una generazione fa e spesso i pazienti subivano una diminuzione della qualità della vita come conseguenza. "Oggi, è molto meno probabile che un paziente che recupera da un attacco di cuore sia istituzionalizzato o abbia bisogno di assistenza 24 ore al giorno come succedeva una volta", ha detto la Rosen. Essi hanno anche scoperto che i miglioramenti sulla salute conseguiti a seguito dei programmi di disassuefazione dal fumo venivano compensati, in parte, da un aumento dell'obesità.


Oggi, gli americani sono più propensi a vedere la qualità della vita declinare per malattie croniche degenerative come l'Alzheimer e la demenza, mentre quelli più giovani sembrano avere problemi legati ad una vita sedentaria. Gli autori hanno anche individuato alcune tendenze preoccupanti per la salute. Tra questi c'è l'aumento dell'ansia tra i giovani e le persone di mezza età a partire dal 2001. Anche i problemi nel camminare sono aumentati in modo significativo tra i non anziani negli ultimi dieci anni.


In passato, i ricercatori hanno avuto un momento difficile a misurare la salute della popolazione oltre la semplice aspettativa di vita perché la qualità di vita comprende così tante variabili (benessere fisico, salute mentale, dolore, vitalità, energia, stato emotivo) che è difficile consolidarle tutte, coese, in un unico numero. Per farla ancora più difficile, le indagini sulla qualità della vita sono raramente coerenti tra di loro, perché tutte definiscono la salute e la qualità della vita in modo diverso.


Usando varie indagini nazionali che hanno interpellato gli americani sulla loro salute in vari modi nel corso degli ultimi 21 anni, gli autori hanno risolto questo problema individuando le aree di sovrapposizione degli studi, consentendo loro di costruire un unico, grande insieme di dati che ha coperto l'intera popolazione adulta per più di due decenni.


"Le misurazioni globali della salute generale della nazione sono praticamente inesistenti"
, ha detto la Rosen. "Questo studio dimostra come possono essere utilizzati i dati nazionali esistenti per misurare sistematicamente se la popolazione è sempre più sana, non solo se vive più a lungo".


Poiché l'Affordable Care Act entra in vigore nel 2014, diventerà preziosa la presenza di un modo singolo e coerente di misurare il miglioramento della salute su una vasta popolazione, per valutare l'impatto di queste modifiche incombenti, secondo gli autori. "Avere una misura coerente sulla salute della popolazione rappresenta un importante passo avanti nella nostra capacità di misurare l'impatto della riforma sanitaria sulla salute - non solo l'uso della sanità - di tutti gli americani", ha detto la Rosen. "La linea di fondo nel valutare il successo dell'ACA è se stiamo ottenendo, o no, il massimo della salute dall'investimento di risorse sempre più limitate. Stiamo ricavando il meglio in termini di salute dai nostri soldi?".

 

 

 

 

 


Fonte: University of Massachusetts Medical School. Articolo originale scritto da Jim Fessenden.

Riferimenti: Susan T. Stewart, David M. Cutler, Allison B. Rosen. US Trends in Quality-Adjusted Life Expectancy From 1987 to 2008: Combining National Surveys to More Broadly Track the Health of the Nation. American Journal of Public Health, 2013; : e1 DOI: 10.2105/AJPH.2013.301250

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.