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Il Tai Chi ha benefici per la salute del cervello? Cosa dice la ricerca

Il 'Tai Chi' sta crescendo in popolarità nel Regno Unito, stanno spuntando sempre più club e corsi in tutto il paese e persone di tutte le età vogliono provare.


È praticato da anni in Cina, spesso in grandi gruppi nei parchi. Il Tai Chi o “Taiji” è una forma di Qi Gong, il termine generico delle antiche pratiche tradizionali cinesi per l'auto-crescita e la conservazione dell'energia. Il Tai Chi è un “esercizio mente-corpo”. Tu fai movimenti lenti, dolci e fluidi con il tuo corpo, e nel farlo ti concentri sui movimenti e sulla respirazione, e dimentichi lo stress della vita.


Chiunque può fare Tai Chi. È adatto e sicuro per le persone di tutte le età e abilità, anche se potrebbe essere necessario adattarlo per certe persone, o se è presente una condizione medica.

 

La ricerca sul Tai Chi

Sono state fatte molte affermazioni sui benefici del Tai Chi.


Per esempio, studi hanno trovato che il Tai Chi migliora l'equilibrio e previene le cadute, una questione fondamentale per le persone anziane, perché le cadute possono provocare la frattura dell'anca e la paura di uscire in autonomia.


La ricerca ha anche suggerito che il Tai Chi può andare bene per ridurre il dolore, per esempio nelle persone con artrite reumatoide. E che può aiutare anche a prevenire le malattie cardiovascolari, essere efficace nella riabilitazione della coronaropatia, e contribuire ad alleviare le difficoltà di respirazione nelle persone con un problema polmonare di lungo termine.


Inoltre, si è suggerito che il Tai Chi può migliorare la salute mentale riducendo i sintomi di depressione e ansia e migliorando la gestione generale dello stress. La ricerca ha anche suggerito che potrebbe contribuire a migliorare come ti senti fisicamente e mentalmente.


Nonostante questi vantaggi segnalati, tuttavia, molta della ricerca precedente sul Tai Chi era di scarsa qualità, con distorsioni non chiarite nei risultati, o ad alto rischio, a causa del modo in cui gli studi sono stati condotti; per esempio, non assicurandosi che le persone fossero randomizzate in un gruppo Tai Chi o di controllo.


Questo è importante, in quanto non ci deve essere alcuna differenza tra le persone nei due gruppi, se non fare Tai Chi o no. Senza tali controlli, è difficile per i ricercatori trarre conclusioni precise. Perciò, anche se gli studi attuali suggeriscono che è possibile che il Tai Chi offra benefici alla salute, sono necessari ulteriori evidenze per dire realmente se è così.

 

Tai Chi e demenza

Il Tai Chi è stato anche presentato come un possibile metodo per aiutare a prevenire la demenza o per rallentare la progressione della malattia. Per esempio, degli studi hanno dimostrato che può migliorare le funzioni cognitive, come ottenere migliori prestazioni nei test della velocità a comprendere e a rispondere alle informazioni, nell'attenzione e nella memoria delle attività correnti.


E si considera che il Tai Chi abbia anche il potenziale di ritardare il deterioramento delle funzioni cognitive associate alla demenza. In effetti, uno studio dal 2015 ha trovato che le persone che facevano esercizio aerobico o un esercizio mente-corpo, come il Tai Chi, avevano meno probabilità di avere la demenza sei anni più tardi.


Di recente ho guidato un gruppo per studiare i benefici del Tai Chi per le persone con demenza. I partecipanti sono riusciti a imparare il Tai Chi e gradivano le sessioni; la ricerca dimostra che trovare una forma dall'attività fisica che ti piace aumenta la probabilità di iniziare, e mantenere, uno stile di vita fisicamente attivo. Abbiamo anche scoperto che il Tai Chi ha un forte potenziale per ridurre le cadute e sostenere una buona qualità della vita nelle persone anziane con demenza.


Abbiamo evitato il rischio di devianze degli studi precedenti conducendo lo studio ideale (controllato e randomizzato). Anche se era piccolo per capire se vale la pena investire in uno controllato e randomizzato più grande e costoso. Quindi speriamo di avere l'opportunità in futuro di confermare i risultati in uno studio più ampio.


Anche se, per il momento, le prove non spiegano a sufficienza perché il Tai Chi può migliorare la salute del cervello e solo pochi studi sono stati fatti con persone che hanno la demenza, ci sono diverse teorie. Ad esempio, il Tai Chi coinvolge l'apprendimento, e il ricordo, di nuovi movimenti. Richiede attenzione sostenuta e multitasking (più azioni contemporanee). Il suo aspetto rilassante è come la meditazione alla consapevolezza o la “meditazione in movimento”.


L'aspetto di esercizio aerobico potrebbe anche migliorare l'efficienza e la flessibilità delle connessioni neurali nel cervello. Ma non sappiamo ancora se, per perfezionare questi aspetti, il Tai Chi è migliore di altri tipi di esercizio fisico e di attività di consapevolezza.


Ciò che è chiaro, però, è che il Tai Chi va incoraggiato, in quanto è sicuro, facile da imparare, divertente e ha tutto potenziale per portare benefici alla salute olistica (complessiva). Ciò che serve ora è una ricerca di qualità più alta che permetta di arrivare a conclusioni definitive su quanto migliora la nostra salute generale.

 

 

 


Fonte: Samuel Nyman, ricercatore nel Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Bournemouth

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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