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Alzheimer, all’IRCCS San Raffaele un centro integrato per ricerca e diagnosi precoce

Prof Paolo Maria Rossini

L’Unità di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele, diretta dal Prof. Paolo Maria Rossini, è stata inserita nell’elenco dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) della Regione Lazio. In quanto tale opererà per l’erogazione di esami diagnostici e farmaci per le varie forme di demenza. Tratto distintivo del Centro sarà quello di focalizzarsi sulla prevenzione, la diagnosi precoce ed il trattamento innovativo, anche riabilitativo, delle diverse forme di decadimento cognitivo.


“Tale obiettivo” spiega Rossini, “sarà raggiungibile sia per l’esperienza maturata nei decenni passati, prima presso il centro Fatebenefratelli di Brescia (primo ed unico IRCCS riconosciuto per l’Alzheimer dal Ministero della Salute), poi presso il Policlinico del Campus Bio-Medico ed infine all’Università cattolica e Policlinico Gemelli di Roma, culminati nell’attività di coordinamento di progetti nazionali come quello di Interceptor e di progetti europei come AI-MIND dedicati all’Alzheimer. Esperienza che ha portato a validare un modello organizzativo basato sull’integrazione di professionalità neuropsicologiche, bio-ingegneristiche, di neuroimmagini, di laboratorio e di genetica medica oltre che sulla messa a punto di tecniche innovative di stimolazione transcranica e sensoriale”.


È sempre più evidente l’importanza di effettuare una diagnosi precoce quando i sintomi sono minimi e le autonomie del vivere quotidiano sostanzialmente conservate. Questa fase molto iniziale della malattia, infatti, è quella che meglio permette di intervenire con successo sui fattori di rischio modificabili e di attivare al massimo i meccanismi di resilienza, plasticità e vicariamento attraverso i quali il cervello aggredito può resistere anche molto a lungo alla perdita di cellule e circuiti nervosi causata dalla malattia.


“La Risonanza Magnetica 3 Tesla di ultimissima generazione esplorata con algoritmi di intelligenza artificiale, ad esempio” puntualizza il neurologo, “consentirà in particolare di studiare con la massima accuratezza aree cerebrali potenzialmente coinvolte nelle fasi precoci della malattia ma che, per dimensione o localizzazione, sono più difficilmente esplorabili con tecniche convenzionali.

"L’EEG ad alta definizione (128 canali) permetterà di studiare i parametri di ‘connettività’ tramite i quali le varie popolazioni neuronali si scambiano informazioni nel corso delle principali attività cognitive. Le più avanzate tecniche di indagine neuropsicologica anche digitale permetteranno di esplorare i diversi domini attraverso i quali il cervello umano organizza e governa le funzioni cognitive (linguaggio, memoria, orientamento, emozioni etc.).

"Le tecnologie di stimolazione transcranica non invasiva (magnetica, con ultrasuoni focalizzati e con onde d’urto) costituiranno un formidabile armamentario per riattivare e potenziare al massimo le funzioni dei circuiti nervosi non ancora distrutti dalla malattia”.


Il Centro garantirà la gestione e la cura delle demenze in tutte le fasi diagnostico/terapeutiche: dallo screening, alla diagnosi differenziale, al trattamento, fino alla gestione della malattia in fase più avanzata con l’ausilio della telemedicina, della teleriabilitazione e dell’assistenza domiciliare.


In parallelo proseguirà l’attività di ricerca scientifica avanzata fortemente integrata con l’attività clinica, che ha caratterizzato in questi ultimi anni il San Raffaele come una delle punte di diamante a livello nazionale ed internazionale per gli studi sull’Alzheimer.

 

 

 


Fonte: sanraffaele.it

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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