Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il legame tra interferone, neuroinfiammazione e perdita di sinapsi nell'Alzheimer

microglia activated in response to amyloid and damage neuronLe microglia (verde) si attivano in risposta a determinati tipi di placche amiloidi tossiche (blu) e danneggiano i neuroni (oro), portando a difetti nell'apprendimento e nella memoria. Fonte: Ethan Roy / Hui Zheng

Quando l'immunologa Dott.ssa Wei Cao è entrata al Baylor College of Medicine tre anni e mezzo fa, il suo primo progetto è stato studiare come l'infiammazione contribuisce al morbo di Alzheimer (MA).


“Il MA è la causa più comune di demenza negli anziani. Quello che si capisce al momento è che, oltre ad avere placche di amiloide-beta e grovigli di proteine ​​tau, il cervello dei pazienti con questa condizione ha una risposta infiammatoria marcata, e che questa infiammazione potrebbe essere un problema maggiore della stessa aggregazione della proteina“, ha detto la Cao, professoressa associata di genetica molecolare e umana al Baylor.


L'infiammazione nel MA comporta l'attivazione dei due tipi di cellule del cervello: le cellule immunitarie residenti chiamate microglia, e gli astrociti, cellule a forma di stella che supportano le funzioni dei neuroni. In aggiunta, ci sono livelli elevati di citochine, molecole che sono prodotte dalle cellule immunitarie per promuovere l'infiammazione. Ma la domanda rimane: come fa l'infiammazione cronica nel cervello con MA a portare alla disfunzione neuronale e alla conseguente neurodegenerazione e demenza?

 

Zoomare nel cervello

Le placche amiloidi nel cervello delle persone con MA hanno una composizione eterogenea; per esempio, alcune possono anche contenere zuccheri, lipidi o acidi nucleici. In precedenza, la Cao e i suoi colleghi avevano scoperto che le fibrille amiloidi con acidi nucleici, ma non quelle senza di loro, inducono le cellule immunitarie nel sangue a produrre 'interferone di tipo 1' (IFN).


L'IFN è una citochina potente prodotta quando le cellule immunitarie percepiscono acidi nucleici, come quelli che provengono dalle particelle virali, nel loro ambiente. L'IFN innesca una risposta infiammatoria benefica che è la prima linea di difesa contro le infezioni virali.


“Anche se è più conosciuta per la sua capacità di indurre uno stato antivirale nelle cellule, l'IFN è coinvolta anche nella modulazione immunitaria e nel danno tissutale associato alle condizioni infettive, autoimmuni e altre. Ma, fino ad ora, l'IFN non è stato implicato esplicitamente nel MA“, ha detto la Cao.


“In questo progetto, ci siamo concentrati su quello che succede nel cervello con MA”, ha detto il dott. Ethan R. Roy, dottorando di Biologia Traslazionale e Medicina Molecolare al Baylor mentre stava lavorando su questo progetto. “Abbiamo iniziato indagando se le microglia del cervello sono in grado di rispondere alla combinazione amiloide/acido nucleico producendo IFN”.


Roy ha esaminato diversi topi modelli di MA nel laboratorio della dott.ssa Hui Zheng, professoressa di genetica molecolare ed umana e direttrice del Centro Huffington sull'Invecchiamento, che è anche coautrice senior dello studio. Roy ha scoperto che quasi tutti i cervelli degli animali in questi modelli avevano placche contenenti acidi nucleici. “La composizione di queste placche non era stata ben caratterizzata prima”, ha detto Roy.

 

L'IFN apre la strada alla perdita di sinapsi

È interessante notare che, Cao, Roy ed i loro colleghi hanno scoperto che gli stessi cervelli dei topi che avevano placche amiloidi con acidi nucleici mostravano anche una firma molecolare che mimava una risposta antivirale dell'IFN.


Ulteriori esperimenti hanno rivelato che gli acidi nucleici nelle placche attivano le ​​microglia del cervello, che producono IFN, che a sua volta innesca una cascata di reazioni infiammatorie che portano alla perdita di sinapsi, le giunzioni attraverso cui comunicano i neuroni. La perdita di sinapsi è una parte fondamentale della neurodegenerazione e può portare alla perdita di memoria e, infine, alla demenza.


Sappiamo bene che la perdita di sinapsi è mediata direttamente dal sistema di complemento, che fa parte del sistema immunitario. Esso comprende un gruppo di proteine ​​che funzionano insieme per eliminare microbi e cellule danneggiate, ma è anche coinvolto nel processo infiammatorio.


“Anche se sapevamo che l'attivazione del complemento innesca la perdita di sinapsi, quello che abbiamo scoperto è la catena di eventi che portano a questo risultato. La catena di eventi punta ai percorsi mediati dall'IFN, che comandano l'attivazione del complemento“, ha detto la Cao.


"Siamo entusiasti di ever scoperto che bloccare la cascata di reazioni innescata dall'IFN attenua significativamente l'attivazione delle microglia e riduce la perdita di sinapsi nei nostri topi modello, confermando ulteriormente il ruolo principale dell'IFN in questo processo“, ha detto Roy.


Questo studio è un progresso importante per capire un meccanismo che porta al danno neuronale, collegando IFN, complemento e perdita di sinapsi: l'IFN controlla l'espressione di molteplici componenti della cascata del complemento e media l'eliminazione delle sinapsi in modo dipendente dal complemento.

 

Collegamento con l'uomo

I ricercatori hanno esaminato il cervello umano con MA per vedere se sono presenti caratteristiche simili a quelle che avevano osservato nei topi modello della condizione: “Abbiamo scoperto che il cervello umano con MA ha una profonda attivazione del percorso IFN, suggerendo che nella distruzione dei neuroni delle persone con la malattia, possono essere coinvolti meccanismi simili a quelli che abbiamo trovato nei topi”, ha detto Roy. “Devono essere condotti ulteriori studi per valutare questa ipotesi”.


Questo è importante perché, se confermato, porterebbe ad una migliore comprensione di come nasce il MA e suggerire nuove terapie per questa malattia incurabile.


Sappiamo che l'accumulo di placche amiloidi nel cervello umano si correla male con la gravità o la durata della demenza. Ci sono persone senza segni di demenza che hanno quantità significative di placche amiloidi e grovigli di tau nel cervello, ma mancano di una attivazione robusta delle microglia e della risposta infiammatoria che è associata alla perdita di sinapsi e neuroni.


D'altra parte, il cervello delle persone con demenza da MA presenta placche amiloidi, grovigli di tau e infiammazione che sono coinvolti nella neurodegenerazione.


"I nostri risultati nei topi modello suggeriscono che è plausibile che le placche che si accumulano nei pazienti con MA e quelle degli individui senza demenza si differenziano per il loro contenuto di acidi nucleici. È quindi di grande interesse esaminare più da vicino i costituenti molecolari delle placche amiloidi nel cervello di individui cognitivamente resilienti e confrontarli con quelli dei casi di MA“, ha detto la Cao.


Questo lavoro può anche fornire nuove intuizioni sull'invecchiamento cerebrale. Altri lavori hanno dimostrato che l'IFN sembra partecipare anche al normale processo di invecchiamento del cervello. Cao, Roy ed i loro colleghi pensano che valga anche la pena esplorare ulteriormente la possibilità di modulare l'attività dell'IFN nelle popolazioni che invecchiano.

 

 

 


Fonte: Baylor College of Medicine (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ethan Roy, Baiping Wang, Ying-Wooi Wan, Gabriel Chiu, Allysa Cole, Zhuoran Yin, Nicholas Propson, Yin Xu, Joanna Jankowsky, Zhandong Liu, Virginia M.Y. Lee, John Trojanowski, Stephen Ginsberg, Oleg Butovsky, Hui Zheng, Wei Cao. Type I interferon response drives neuroinflammation and synapse loss in Alzheimer disease. J Clin Invest., 9 Jan 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.