Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaci che soffocano l'infiammazione nel cervello invertono la demenza

blood brain barrier permeability across lifespan in human and mouseScansioni MRI dinamiche a 20/30/42/65 anni di età per gli uomini e alle età corrispondenti dei topi, mostrano che la barriera emato-encefalica diventa sempre più permeabile. (Fonte: Alon Friedman e Daniela Kaufer)

Dei farmaci che riducono l'infiammazione nel cervello potrebbero rallentare o addirittura invertire il declino cognitivo che viene con l'età o con una malattia.


In una pubblicazione apparsa ieri sulla rivista Science Translational Medicine, scienziati della University of California di Berkeley e della Ben-Gurion University,  riferiscono che topi senili che hanno ricevuto un farmaco di questo tipo hanno avuto meno segni di infiammazione del cervello e sono riusciti meglio ad apprendere nuovi compiti, diventando esperti quasi come i topi con la metà della loro età.


Daniela Kaufer, professoressa di biologia integrativa della UC Berkeley e l'autrice senior dello studio, insieme a Alon Friedman della Ben-Gurion University in Israele e della Dalhousie University in Canada, ha detto:

“Tendiamo a pensare al cervello invecchiato proprio come pensiamo alla neurodegenerazione: l'età comporta perdita di funzione e morte delle cellule. Ma i nostri nuovi dati raccontano una storia diversa sul perché il cervello che invecchia non funziona bene: è a causa di questa 'nebbia' del carico infiammatorio.

“Ma quando si rimuove quella nebbia infiammatoria, in pochi giorni il cervello invecchiato si comporta come un cervello giovane. Si tratta di una scoperta molto, molto positiva, in termini di capacità di plasticità che esiste nel cervello. Siamo in grado di invertire l'invecchiamento cerebrale“.


Il successo del trattamento nei topi supporta una nuova visione radicale di ciò che causa la confusione e la demenza che spesso accompagnano l'invecchiamento. Sempre più ricerca mostra che, invecchiando, il sistema di filtrazione che impedisce a molecole o organismi infettivi nel sangue di entrare nel cervello (la cosiddetta barriera emato-encefalica) si indebolisce, lasciando entrare i prodotti chimici che causano l'infiammazione e causando una cascata di morte delle cellule. Dopo i 70 anni, quasi il 60% degli adulti ha perdite nella barriera emato-encefalica, secondo gli studi di risonanza magnetica (MRI) di Friedman.


Uno studio complementare dei due ricercatori e di Dan Milikovsky della Ben-Gurion University dimostra che la nebbia infiammatoria indotta da una barriera emato-encefalica che perde, altera i ritmi normali del cervello di topo, causando eventi tipo micro-convulsioni (pause momentanee nel ritmo normale all'interno dell'ippocampo) che potrebbero produrre alcuni dei sintomi osservati nelle malattie degenerative del cervello come l'Alzheimer.


Gli elettroencefalogrammi (EEG) hanno rivelato interruzioni simili delle onde cerebrali (eventi di onde lente parossistiche) degli esseri umani con epilessia e con disfunzioni cognitive, compreso il lieve deterioramento cognitivo (MCI) e l'Alzheimer.


Nell'insieme i due studi danno ai medici due biomarcatori (barriera che perde rilevabile con la risonanza magnetica e ritmi del cervello anormali rilevabili con EEG) che possono essere usati per segnalare le persone con problemi di barriera emato-encefalica, così come per un potenziale farmaco che rallenta o inverte le conseguenze.


“Ora abbiamo due biomarcatori che dicono esattamente dove perde la barriera emato-encefalica, così puoi selezionare i pazienti per il trattamento e prendere decisioni su quanto a lungo si dà il farmaco”, ha detto la Kaufer. “Puoi seguirli e, quando la barriera emato-encefalica è guarita, decidere che non è più necessario il farmaco”.

 

 

Barriera emato-encefalica

Gli scienziati sospettano da tempo che una barriera emato-encefalica che perde provoca almeno una parte del danno tissutale dopo una lesione cerebrale e una parte del declino mentale che viene con l'età. Ma nessuno sapeva come.


Nel 2007, tuttavia, Friedman e la Kaufer hanno collegato questi problemi a una proteina del sangue, l'albumina. Nel 2009, hanno dimostrato che, quando l'albumina penetra nel cervello dopo un trauma, si lega al recettore TGF-β nelle cellule cerebrali chiamate astrociti. Questo innesca una cascata di reazioni infiammatorie che danneggiano altre cellule cerebrali e circuiti neurali, con conseguente riduzione dell'inibizione e maggiore eccitazione dei neuroni ed una propensione alle convulsioni.


Essi hanno inoltre dimostrato nei topi che bloccare il recettore con un farmaco antipertensivo (losartan), impedisce lo sviluppo di epilessia dopo un trauma cerebrale. L'epilessia è una conseguenza frequente di traumi come quelli subiti dai soldati per le bombe che esplodono a lato della strada.


Studi successivi hanno rivelato che le perdite della barriera dopo ictus, lesioni cerebrali traumatiche e commozioni cerebrali nel football, collegano solidamente l'albumina e un recettore TGF-β sovraeccitato al danno derivante da tali traumi.


Nei loro nuovi studi, la Kaufer e Friedman hanno mostrato che l'introduzione di albumina nel cervello può, entro una settimana, far sembrare il cervello di topi giovani come quello di topi vecchi, in termini di ipereccitabilità e di suscettibilità alle crisi epilettiche. E questi topi trattati con albumina vanno male anche nel labirinto, come i topi anziani.


“Quando abbiamo infuso albumina nel cervello dei topi giovani, abbiamo visto un riepilogo dell'invecchiamento del cervello: espressione genica, risposta infiammatoria, resilienza alle convulsioni indotte, mortalità dopo attacchi e prestazioni in un labirinto. E quando abbiamo registrato la loro attività cerebrale, abbiamo trovato questi eventi a onde lente parossistiche“, ha detto la Kaufer. “E tutti erano specifici del sito che abbiamo infuso. Quindi, questo è sufficiente per ottenere un fenotipo invecchiato da questo cervello giovanissimo“.


Quando i topi progettati geneticamente per mancare del recettore TGF-β negli astrociti dopo che avevano raggiunto la vecchiaia, i cervelli senili dei topi sono sembrati di nuovo giovani. I topi erano resistenti come un topo giovane alle crisi epilettiche indotte, e hanno imparato a muoversi nel labirinto come i topi giovani.


Casualmente, un chimico farmaceutico di Palo Alto in California, Barry Hart, si è offerto di sintetizzare un farmaco a piccola molecola che blocca il recettore TGF-β solo negli astrociti, e che potrebbe attraversare la barriera emato-encefalica. Quando hanno dato ai topi il farmaco, chiamato IPW, in dosi che hanno abbassato il livello di attività del recettore a quella riscontrata nei topi giovani, il cervello dei topi invecchiati sembrava più giovane.


Hanno mostrato espressione genica, infiammazione ridotto e ritmi migliorati (eventi di onde lente parossistiche ridotti) come un cervello giovane, così come una sensibilità ridotta alle convulsioni. Come un topo giovane hanno anche girato nel labirinto o imparato un compito spaziale.


Analizzando il tessuto cerebrale di esseri umani, la Kaufer ha trovato prove di albumina nel cervello invecchiato e maggiore neuroinfiammazione e  produzione di TGF-β con l'invecchiamento. Friedman ha sviluppato un particolare tipo di scansione MRI (DCE, dynamic contrast-enhanced imaging = scansione migliorata a contrasto dinamico) per rilevare perdite nella barriera emato-encefalica e ha trovato più perdite nelle persone con una maggiore disfunzione cognitiva.


Nel complesso, le evidenze indicano una disfunzione nel sistema di filtrazione del sangue del cervello, come uno dei primi fattori scatenanti dell'invecchiamento neurologico, ha detto la Kaufer.


La Kaufer, Friedman e Hart hanno fondato una società che svilupperà un farmaco per curare la barriera emato-encefalica per il trattamento clinico, e sperano che il farmaco contribuirà a ridurre l'infiammazione del cervello - e, quindi, un danno permanente - dopo ictus, trauma cranico o lesioni cerebrali traumatiche, e, infine, aiutare gli anziani con demenza o Alzheimer che hanno una perdita dimostrata della barriera emato-encefalica.


“Siamo arrivati a questo attraverso la porta di servizio; abbiamo iniziato chiedendoci cosa ha a che fare la plasticità con la barriera emato-encefalica e la lesione cerebrale traumatica e come si sviluppa l'epilessia“, ha detto la Kaufer. “Ma dopo che avevamo capito molto sui meccanismi, abbiamo iniziato a pensare che forse nell'invecchiamento è la stessa storia. Questa è nuova biologia, un angolo completamente nuovo sul motivo per cui la funzione neurologica si deteriora quando il cervello invecchia“.

 

 

 


Fonte: University of California Berkeley (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • Dan Z. Milikovsky, ..., Daniela Kaufer, Alon Friedman.Paroxysmal slow cortical activity in Alzheimer’s disease and epilepsy is associated with blood-brain barrier dysfunction. Science Translational Medicine, 4 Dec 2019, DOI
  • Vladimir Senatorov, ..., Alon Friedman, Daniela Kaufer. Blood-brain barrier dysfunction in aging induces hyperactivation of TGFβ signaling and chronic yet reversible neural dysfunction. Science Translational Medicine, 4 Dec 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.