Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


E' l'intensità dell'attività cerebrale a determinare il bisogno di dormire

L'intensità dell'attività cerebrale durante il giorno, indipendentemente dal tempo in cui siamo rimasti svegli, sembra aumentare il nostro bisogno di dormire, secondo un nuovo studio eseguito nel pesce-zebra alla University College London.


La ricerca, pubblicata in Neuron, ha scoperto un gene che risponde all'attività cerebrale per coordinare il bisogno di dormire. Lo studio aiuta a fare nuova luce su come è regolato il sonno nel cervello.


L'autore senior Dott. Jason Rihel (UCL Cell & Developmental Biology) spiega:

"Ci sono due sistemi che regolano il sonno: circadiani e omeostatici. Abbiamo capito abbastanza bene il sistema circadiano, l'orologio interno di 24 ore che comanda i nostri ritmi biologici, tra cui i cicli del sonno, e sappiamo dove è generato questo ritmo nel cervello.

"Ma il sistema omeostatico, che ci fa sentire sempre più stanchi dopo una giornata molto lunga o una notte insonne, non è ancora chiaro. Quello che abbiamo scoperto è che sembra non essere guidato solo da quanto tempo sei stato sveglio, ma dall'intensità della tua attività cerebrale dopo l'ultima dormita".


Per capire quali processi del cervello guidano la regolazione omeostatica del sonno, indipendentemente dal momento della giornata, il team di ricerca ha studiato larve di pesce-zebra.


I pesci-zebra sono molto usati nella ricerca biomedica, in parte a causa del loro corpo quasi trasparente che facilita la visione interna, in parte per le somiglianze con l'uomo, come dormire ogni notte. I ricercatori hanno facilitato un aumento dell'attività cerebrale del pesce-zebra con vari stimolanti tra cui la caffeina.


I pesci-zebra che hanno avuto un aumento dell'attività cerebrale indotta da farmaci dormivano più a lungo dopo che i farmaci erano svaniti, confermando che l'aumento dell'attività cerebrale contribuiva ad una maggiore necessità di sonno.


I ricercatori hanno scoperto che una specifica area del cervello del pesce-zebra era centrale per l'effetto sulla pressione del sonno: una zona del cervello che è paragonabile ad una zona del cervello umano presente nell'ipotalamo, che è attiva durante il sonno.


Nella zona del cervello del pesce-zebra, una molecola di segnalazione cerebrale specifica (chiamata galanina) era particolarmente attiva durante il sonno di recupero, ma non aveva un ruolo così grande nel sonno notturno regolare.


Per confermare che i risultati indotti da farmaci sono stati rilevanti per la privazione del sonno vero e proprio, i ricercatori hanno condotto un test dove tenevano pesci-zebra giovani svegli tutta la notte su un 'tapis roulant' dove vedevano strisce che si muovevano, a imitazione dell'acqua che scorre veloce, dando loro la convinzione di dover continuare a nuotare. I pesci-zebra che sono stati tenuti svegli dormivano di più il giorno successivo, e il loro cervello ha mostrato un aumento dell'attività della galanina durante il sonno di recupero.


I risultati suggeriscono che i neuroni con galanina tracciano l'attività cerebrale totale, ma sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire come rilevano quello che sta succedendo in tutto il cervello.


I ricercatori dicono che la loro scoperta che l'attività cerebrale eccessiva può aumentare il bisogno di sonno potrebbe spiegare perché le persone spesso si sentono esausti dopo una convulsione.


"I nostri risultati possono anche chiarire perché alcuni animali possono evitare il sonno, in determinate condizioni, come nella fame o nella stagione dell'accoppiamento; può essere che il loro cervello è in grado di ridurre al minimo l'attività cerebrale per limitare il bisogno di sonno", ha detto la prima autrice dello studio, la Dott.ssa Sabine Reichert (UCL Cell & Developmental Biology).


I ricercatori dicono che con la scoperta di un gene che ha un ruolo centrale nella regolazione omeostatica del sonno, i loro risultati possono aiutare a capire i disturbi del sonno e le condizioni che compromettono il sonno, come il morbo di Alzheimer.


"Forse abbiamo identificato un buon obiettivo farmaceutico per i disturbi del sonno, perché può essere possibile sviluppare terapie che agiscono sulla galanina", ha aggiunto la dott.ssa Reichert.

 

 

 


Fonte: University College London via Science Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti
: Sabine Reichert, Oriol Pavón Arocas, Jason Rihel. The Neuropeptide Galanin Is Required for Homeostatic Rebound Sleep following Increased Neuronal Activity. Neuron, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)