Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Con l'età si deteriorano anche i muscoli: perchè?

L'aspettativa di vita media è al massimo storico, e in aumento. Questo però comporta la crescita delle malattie del sistema nervoso legate all'età, come l'Alzheimer e le altre forme di demenza. Tuttavia, tali degenerazioni patologiche non riguardano solo il cervello. Anche il sistema nervoso periferico, che è responsabile per esempio dell'innervazione muscolare e cutanea, ha un rischio più alto di degenerare con l'avanzare dell'età.

 

Debolezza muscolare progressiva

Ciò ha gravi conseguenze per le persone colpite: spesso soffrono di parestesie e dolori lancinanti alle estremità. La perdita muscolare progressiva è particolarmente importante in quanto limita considerevolmente la mobilità e spesso porta a cadute pericolose che spesso segnano la fine dell'indipendenza di una persona.


Sebbene le conseguenze della degenerazione dei nervi periferici legate all'invecchiamento abbiano un impatto enorme sulla qualità della vita nella vecchiaia e sull'economia, le sue cause non sono state ancora studiate in modo sistematico.


Una nuova ricerca, guidata dal Professor Rudolf Martini ed eseguita da ricercatori del Dipartimento di Neurologia dell'Ospedale dell'Università di Würzburg, e pubblicata sul Journal for Neuroscience, ha esaminato un aspetto importante della degenerazione nervosa legata all'età, che potrebbe essere un obiettivo per la terapia.

 

Macrofagi sotto il microscopio

"Lavorando con i nostri colleghi dell'Università di Aquisgrana, abbiamo prima esaminato sistematicamente i cambiamenti che avvengono nei nervi periferici di persone da 65 a 79 anni", scrive Rudolf Martini a proposito dell'approccio del suo gruppo. Durante questo lavoro, i ricercatori hanno riscontrato un aumento del numero di macrofagi nei campioni.


I macrofagi sono cellule del sistema immunitario del nostro corpo che inghiottono, digeriscono e smaltiscono i microbi, le sostanze estranee, i detriti cellulari, le cellule invecchiate, ecc.; determinano le risposte infiammatorie in movimento, aiutano a guarire le ferite e purificano il tessuto. Purtroppo causano anche danni, in alcune malattie.


Per scoprire se questo si applica anche alla degenerazione nervosa legata all'età, gli scienziati hanno eseguito un esperimento sui topi. "A tal fine, abbiamo osservato più da vicino i nervi dei topi di 24 mesi, che è un'età avanzata per questi animali", spiega Rudolf Martini. Si è scoperto che i cambiamenti legati all'età nei nervi periferici dei topi sono molto simili a quelli negli umani. Come nelle loro controparti umane, anche nei topi aumenta il numero di macrofagi. Inoltre, gli animali più anziani avevano meno forza rispetto ai loro simili più piccoli e i loro terminali neuronali motori (le sinapsi che collegavano i nervi e le fibre muscolari) erano meno intatti.

 

Terapia riuscita nell'esperimento sugli animali

In una fase successiva, Martini e il suo team hanno esaminato se i macrofagi sono effettivamente responsabili dell'attivazione di questi cambiamenti. A tal fine, hanno aggiunto una sostanza speciale al cibo dei topi all'età di 18 mesi, causando la morte dei macrofagi.


"Dopo sei mesi di trattamento, abbiamo riscontrato che la degenerazione correlata all'età nei topi trattati era molto meno pronunciata", Martini dice dell'esito. Di conseguenza, gli animali avevano più forza muscolare e i loro terminali neuronali motori erano in una forma migliore rispetto ai topi di controllo non trattati.


Martini e i suoi colleghi sono convinti: "Il nostro studio non mostra solo una relazione causale tra le risposte infiammatorie nei nervi anziani e i processi di invecchiamento degenerativi, ma anche che questa condizione può essere trattata". Secondo loro, un trattamento mirato e altamente specifico dell'infiammazione legata all'età e dei macrofagi può migliorare la struttura e la funzione dei nervi e, di conseguenza, aumentare la mobilità e la qualità della vita.

 

Importante per infezioni e diabete

Tuttavia, l'interpretazione di questi risultati consente anche di trarre conclusioni più ampie: poiché le infezioni o le malattie croniche legate all'età, come il diabete, spesso implicano anche risposte infiammatorie, esse presentano un ulteriore rischio per l'invecchiamento dei nervi.


Pertanto, i ricercatori sperano che le loro scoperte contribuiranno a stimolare la ricerca e lo sviluppo di sostanze che puntano in particolare i macrofagi. Martini e il suo team stanno pianificando di eseguire ulteriori esperimenti per scoprire la causa delle risposte infiammatorie legate all'età nei nervi.


Vogliono capire quali cellule nei nervi sono responsabili dell'aumento di quantità dei macrofagi e se ci sono altre opzioni per trattare il cambiamento degenerativo oltre ai farmaci, ad esempio programmi di allenamento mirati alla terapia fisica, come sono usati in altre malattie infiammatorie.

 

 

 


Fonte: Gunnar Bartsch in University of Würzburg (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Xidi Yuan, Dennis Klein, Susanne Kerscher, Brian L. West, Joachim Weis, Istvan Katona, Rudolf Martini. Macrophage Depletion Ameliorates Peripheral Neuropathy in Aging Mice. The Journal of Neuroscience, 2018; 38 (19): 4610 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3030-17.2018

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.