deterioramento cognitivo lieve.
In uno studio di quasi 2.000 adulti, i ricercatori hanno scoperto che l'accumulo di placche nelle arterie principali del corpo è associato al
I risultati dello studio condotto al Southwestern Medical Center dell'Università del Texas (UT) saranno presentati la prossima settimana al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA).
"Sappiamo bene che l'accumulo di placca nelle arterie è un predittore di malattie cardiache, ma la relazione tra aterosclerosi e la salute del cervello è meno evidente", ha detto Christopher D. Maroules, MD, radiologo residente al Southwestern Medical Center di Dallas. "I nostri risultati suggeriscono che l'aterosclerosi colpisce non solo il cuore, ma anche la salute del cervello".
Nell'aterosclerosi il grasso, il colesterolo e altre sostanze si raccolgono nelle arterie, formando una sostanza chiamata placca che può accumularsi, limitando il flusso di sangue. Può verificarsi in qualsiasi arteria del corpo, compresa la carotide, che fornisce sangue al cervello, nelle arterie coronarie e nell'aorta, che porta il sangue ossigenato dal cuore, attraverso l'addome, al resto del corpo.
Nello studio, i ricercatori hanno analizzato i risultati dei test di 1.903 partecipanti (età media 44 anni), del Dallas Heart Study, uno studio basato sulla popolazione multietnica di adulti della contea di Dallas in Texas. Tra i partecipanti c'erano uomini e donne che non avevano alcun sintomo di malattie cardiovascolari. I partecipanti allo studio hanno completato la Montreal Cognitive Assessment (MoCA), un test standardizzato di 30 punti per la rilevazione di deterioramento cognitivo lieve, e sono stati sottoposti a risonanza magnetica (MRI) del cervello per identificare il volume dell'iperintensità della sostanza bianca (WMH).
Le macchie bianche luminose conosciute come «zone ad alta intensità di segnale» sulle scansioni cerebrali RM indicano cambiamenti anomali all'interno della sostanza bianca. "L'aumento del volume della iperintensità della materia bianca è parte del normale processo di invecchiamento", ha spiegato il dottor Maroules. "Ma un volume WMH eccessivo è un marcatore del deterioramento cognitivo".
I partecipanti allo studio sono stati sottoposti anche a scansioni per misurare l'accumulo di placca nelle arterie in tre distinte aree vascolari del corpo: la risonanza magnetica per misurare lo spessore della parete dell'arteria carotide e dell'aorta addominale, e la tomografia computerizzata (CT) per misurare il calcio delle arterie coronarie, la quantità di placca calcificata nelle arterie del cuore.
Con i risultati i ricercatori hanno eseguito una regressione statistica per correlare l'incidenza di aterosclerosi con quella del decadimento cognitivo lieve. Dopo l'aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio dell'aterosclerosi, come l'età, l'etnia, il sesso maschile, il diabete, l'ipertensione, il fumo e l'indice di massa corporea, hanno trovato relazioni indipendenti tra l'aterosclerosi in tutte le tre aree vascolari del corpo, con la salute cognitiva, misurata dai punteggi MoCA e dal volume dell'iperintensità della materia bianca sulle immagini RM.
Gli individui nel quartile più alto di spessore della parete della carotide interna avevano il 21 per cento in più di probabilità di avere un deficit cognitivo delineato dal punteggio basso MoCA. Una punteggio crescente del calcio delle arterie coronarie era predittivo di un grande volume dell'intensità della sostanza bianca alla risonanza magnetica.
"Questi risultati sottolineano l'importanza di identificare l'aterosclerosi nelle fasi iniziali, non solo per aiutare a preservare la funzione del cuore, ma anche per preservare la cognizione e la salute del cervello", ha detto il dottor Maroules, aggiungendo che le tecniche di scansione con risonanza magnetica e TC forniscono preziose informazioni prognostiche circa i rischi per la salute a valle. "L'accumulo di placca nei vasi sanguigni in tutto il corpo ci offre una finestra nella salute del cervello. L'imaging con TC e RMN ha un ruolo importante nei pazienti per identificare quelli che hanno un rischio più alto di deterioramento cognitivo".
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Co-autori dello studio sono Jarett Berry, MD, Amit Khera, MD, Heidi Rossetti, Ph.D., Kirstine Carter, Ph.D., Mohit K. Gupta, MD, Ronald M. Peshock, MD, Roderick McColl, Ph.D., Colby Ayers, MS, Nagina Malguria, MBBS, Suhny Abbara, MD, e Kevin S. King, MD.
Fonte: Radiological Society of North America (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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