Una nuova ricerca rivela che il bilinguismo ha un effetto positivo sulla cognizione in vecchiaia.
I risultati pubblicati su Annals of Neurology, una rivista della American Neurological Association and Child Neurology Society, dimostrano che gli individui che parlano due o più lingue, anche quelli che hanno acquisito la seconda lingua in età adulta, possono rallentare il declino cognitivo mentre invecchia.
Si ritiene che il bilinguismo migliori la cognizione e ritardi la demenza negli anziani. Anche se la ricerca preliminare ha indagato l'impatto dell'imparare più di una lingua, si è dimostrato difficile escludere la «causalità inversa»: la questione cruciale è se le persone migliorano le funzioni cognitive attraverso l'apprendimento di nuove lingue o se quelli con migliori funzioni cognitive di base hanno più probabilità di diventare bilingui.
"Il nostro studio è il primo a esaminare se l'apprendimento di una seconda lingua ha un impatto sulla prestazione cognitiva più tardi nella vita, dopo aver controllato l'intelligenza nell'infanzia", dice il Dott. Thomas Bak del «Centre for Cognitive Aging and Cognitive Epidemiology» all'Università di Edimburgo.
Per questo studio, i ricercatori si sono basati sui dati della Lothian Birth Cohort 1936, composta da 835 madrelingua inglesi, nati e residenti nella zona di Edimburgo in Scozia. I partecipanti hanno avuto un test di intelligenza nel 1947 all'età di 11 anni e l'hanno rifatto nei primi anni '70 e tra il 2008 e il 2010. Duecento e sessantadue partecipanti hanno riferito di essere in grado di comunicare in almeno una lingua diversa dall'inglese. Di questi, 195 hanno imparato la seconda lingua prima dei 18 anni, 65 successivamente.
I risultati indicano che coloro che parlano due o più lingue hanno capacità cognitive significativamente migliori rispetto a quanto ci si aspetterebbe dalla loro base di partenza. Gli effetti più rilevanti sono stati osservati nell'intelligenza generale e nella lettura. Gli effetti erano presenti in coloro che hanno acquisito la loro seconda lingua sia precocemente sia tardivamente.
La Lothian Birth Cohort 1936 forma il progetto «Disconnected Mind» all'Università di Edimburgo, finanziato da «Age UK». Il lavoro è stato intrapreso dal «Centre for Cognitive Ageing and Cognitive Epidemiology» della University of Edinburgh, nell'ambito della «Lifelong Health and Wellbeing Initiative», resa possibile dal finanziamento del «Biotechnology and Biological Sciences Research Council» e del «Medical Research Council».
"La Lothian Birth Cohort offre un'opportunità unica di studiare l'interazione tra bilinguismo e invecchiamento cognitivo, tenendo conto delle capacità cognitive antecedenti l'acquisizione di una seconda lingua", conclude il dottor Bak. "Questi risultati sono di notevole rilevanza pratica. Milioni di persone in tutto il mondo imparano una seconda lingua più tardi nella vita. Il nostro studio dimostra che il bilinguismo, anche quando è acquisito in età adulta, può dare benefici al cervello nell'invecchiamento".
Dopo aver esaminato lo studio, il dottor Alvaro Pascual-Leone, Redattore Associato di Annals of Neurology e Professore di Medicina alla Harvard Medical School di Boston nel Massachusetts, ha detto: "Lo studio epidemiologico del Dott. Bak e colleghi costituisce un primo passo importante per comprendere l'impatto di imparare una seconda lingua sul cervello che invecchia. Questa ricerca apre la strada per studi causali futuri sul bilinguismo e per la prevenzione del declino cognitivo".
Fonte: Wiley (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Thomas H Bak, Jack J Nissan, Michael M Allerhand and Ian J Deary. Does Bilingualism Influence Cognitive Aging?Annals of Neurology, June 2, 2014 DOI: 10.1002/ana.24158
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