Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperta della proteina RORB potrebbe far avanzare la ricerca dulla vulnerabilità cellulare selettiva

Alcune regioni del cervello sono più vulnerabili di altre all'Alzheimer?

tau tangles inside neuron by image fxGrovigli tau dentro un neurone (Immagine AI by image-fx)

Sebbene i ricercatori non possano individuare il motivo per cui la malattia si presenta in modo diverso tra gli individui, una comunanza iniziale è che la maggior parte degli individui avrà problemi di memoria a breve termine all'inizio della malattia.


Non è chiaro cosa induce alcune regioni cerebrali a essere intaccate prima dalla malattia, mentre molte altre apparentemente funzionano normalmente. Tuttavia, man mano che il morbo di Alzheimer (MA) avanza alle fasi più gravi, tutti gli individui colpiti finiscono con una malattia cerebrale diffusa.


Un team di biologi molecolari e neuropatologi si è riunito alcuni anni fa al Weill Institute for Neuroscience dell'Università della California di San Francisco per identificare per la prima volta i neuroni, o cellule nervose, che sono tra le prime vittime della malattia, accumulando 'grovigli' tossici e morendo prima delle cellule vicine.


In uno studio pubblicato su Nature Neuroscience nel gennaio 2021, i ricercatori hanno commentato: "Sappiamo quali neuroni sono i primi a morire in altre malattie neurodegenerative come il Parkinson e la SLA, ma non nel MA", ha dichiarato il coautore senior Martin Kampmann PhD, professore dell'UCSF e ricercatore. "Se potessimo capire perché questi neuroni sono così vulnerabili, forse potremmo identificare gli interventi per rendere loro, e il cervello nel suo insieme, più resilienti alla malattia".


La ricerca è da tempo approfondita sul motivo per cui alcune cellule sono più inclini a produrre i grovigli tossici della proteina tau, che si diffondono nel cervello e guidano la morte cellulare diffusa, con conseguente perdita progressiva della memoria, demenza e altri sintomi. Tuttavia, i ricercatori non hanno studiato a fondo se tutte le cellule sono ugualmente vulnerabili agli effetti tossici di questi accumuli di proteine.


Ciò che sconcerta i ricercatori è che alcune cellule finiscono con alti livelli di grovigli di tau ben avanti nella progressione della malattia, ma per ragioni sconosciute non muoiono. Quindi, la questione è cosa rende alcune cellule selettivamente vulnerabili alla patologia di MA, mentre altre cellule sembrano avere la capacità di resistere per anni alla distruzione delle proteine ​​tau.


Il team dell'UCSF ha studiato il tessuto cerebrale di persone morte in diverse fasi del MA. In una regione cerebrale chiamata corteccia entorinale, situata nel lobo temporale mediale, che è una delle prime aree attaccate dal MA, i ricercatori hanno identificato un certo sottoinsieme di neuroni che hanno iniziato a dissiparsi molto presto nella malattia.


Nel decorso successivo della malattia, i ricercatori hanno scoperto che un gruppo simile di neuroni era anche il primo a morire quando la degenerazione raggiungeva il giro frontale superiore del cervello. In entrambe le regioni, queste cellule vulnerabili si sono distinte per la loro espressione di una proteina chiamata RORB.


"La nostra scoperta della RORB in queste cellule selettivamente vulnerabili ci dà l'opportunità di studiare in dettaglio esattamente perché soccombono alla patologia tau e cosa si potrebbe fare per renderle più resilienti", ha commentato Kun Leng, dottorando di neurologia dell'UCSF.


Sebbene non sia chiaro se la RORB stessa provoca vulnerabilità selettiva nelle cellule, ciò fornisce una nuova 'maniglia' molecolare per studi futuri che provano a capire cosa fa soccombere queste cellule alla patologia del MA.

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.