Il danno al bulbo olfattivo può avere un effetto duraturo sulla funzione cognitiva nei 'portatori a lungo di odorato'.
Una revisione degli studi sull'effetto del virus della SARS-CoV-2 (che causa il Covid-19) sul sistema olfattivo suscita domande sul fatto che la perdita di odore associata all'infezione da Covid-19 possa aumentare il rischio di sviluppare la demenza più avanti nella vita. La revisione è pubblicata sul Journal of NeuroPhysiology (JNP).
La perdita di odore (anosmia) è uno dei sintomi caratteristici associati alla prima ondata di Covid-19 nel 2020; si stima che il 77-85% delle persone infette dal virus abbia avuto perdita o alterazione dell'olfatto (parosmia). Sebbene la maggior parte delle persone si riprenda rapidamente da questa disfunzione, circa 15 milioni di persone in tutto il mondo sono considerate smell long haulers (trasportatori a lungo di [danni all']odorato) dopo essersi ripresi per altri versi dal Covid-19. Sperimentano anosmia o parosmia persistenti.
Studi hanno dimostrato che l'epitelio sensoriale olfattivo, localizzato nell'area superiore del naso, vicino a dove il nervo olfattivo entra nel bulbo olfattivo nel cervello, porta un elevato carico virale nelle persone infette da SARS-Cov-2. Il bulbo olfattivo è la struttura nel cervello che gestisce il senso dell'olfatto e invia informazioni sensoriali ad altre aree del cervello per essere elaborate; aree coinvolte nell'apprendimento, nella memoria e nelle emozioni.
“Tutto ciò significa che il bulbo olfattivo è coinvolto in molte funzioni oltre all'odorato. È coinvolto nel senso di posizione, nella memoria, nel contesto, nelle emozioni, nella ricompensa e in molti altri processi", ha affermato Leslie Kay PhD, del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Chicago, autore della revisione.
A causa della vicinanza dell'epitelio sensoriale olfattivo al bulbo olfattivo, l'infezione da Covid-19 potrebbe influire sulla funzione cognitiva anche dopo il recupero. Una correlazione tra senso interrotto di odorato e demenza è stata trovata anche in alcune persone con condizioni neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson. Studi sugli animali hanno dimostrato che il danno al bulbo provoca ansia e uno stato simile alla depressione.
Anche le pandemie precedenti danno supporto alla teoria secondo cui "l'invasione virale del sistema nervoso centrale può essere un fattore scatenante della neurodegenerazione con conseguente successivo deficit neurologico", ha scritto Kay. La pandemia di influenza spagnola del 1918 portò a un'ondata di persone che svilupparono il Parkinson e dati dalla Danimarca hanno certificato che le persone che hanno avuto l'influenza avevano un rischio più elevato del 70% di sviluppare il Parkinson un decennio dopo.
La revisione contiene evidenze che suggeriscono che l'infiammazione introdotta al nervo olfattivo e il danno al bulbo olfattivo tramite l'infezione da Covid-19 e la risposta immunitaria possono causare anche la degenerazione delle strutture cerebrali collegate al sistema olfattivo e alla compromissione cognitiva.
Ulteriori ricerche sono necessarie e possibili grazie ai progressi tecnologici disponibili agli scienziati durante l'attuale pandemia, ha affermato Kay. "Pur essendo una catastrofe su molti livelli, la pandemia di Covid-19 offre l'opportunità di migliorare la salute umana".
Fonte: American Physiological Society (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: LM Kay. COVID-19 and olfactory dysfunction: a looming wave of dementia? Journal of Neurophysiology, 27 Jul 2022, DOI
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