Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'igiene può aumentare il rischio di Alzheimer?

Le persone che vivono nei paesi industrializzati possono avere più probabilità di sviluppare l'Alzheimer a causa del contatto notevolmente ridotto con batteri, virus e altri microrganismi; secondo le conclusioni di uno studio, questo può portare a problemi con lo sviluppo immunitario e ad un aumento del rischio di demenza.

Questa nuova ricerca ha scoperto una relazione "molto significativa" tra la ricchezza di una nazione, l'igiene e il "carico" dell'Alzheimer sulla sua popolazione. I paesi ad alto reddito, altamente industrializzati, con grandi aree urbane e una migliore igiene presentano tassi molto più alti di Alzheimer.


Usando dati "standardizzati per età" - che prevederebbero il tasso di Alzheimer se tutti i paesi avessero lo stesso tasso di natalità, aspettativa di vita e struttura per età della popolazione - lo studio ha trovato una forte correlazione tra i livelli di servizi igienico-sanitari nazionali e l'Alzheimer.


Questo studio aggiunge ulteriore peso all' "ipotesi igiene" in relazione all'Alzheimer: gli ambienti igienizzati nelle nazioni sviluppate sono molto meno esposti ad una vasta gamma di batteri, virus e altri microrganismi; ciò comporta effettivamente uno sviluppo insufficiente del sistema immunitario, esponendo il cervello all'infiammazione associata all'Alzheimer, dicono i ricercatori.


"L' 'ipotesi igiene', che suggerisce una relazione tra gli ambienti più puliti e un rischio più elevato di alcune allergie e malattie autoimmuni, è ormai consolidata. Crediamo di poter ora aggiungere l'Alzheimer a questa lista di malattie", ha detto il dottor Molly Fox, autrice pricipale dello studio e Gates Cambridge Alumna, che ha condotto la ricerca alla divisione di Antropologia Biologica dell'Università di Cambridge. "Ci sono importanti implicazioni per la previsione del carico futuro globale della malattia, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove aumentano i servizi igienico-sanitari".


I ricercatori hanno testato se la "prevalenza patogena" può spiegare i livelli di variazione dei tassi di Alzheimer in 192 paesi diversi. Dopo l'aggiustamento per le differenze nelle strutture di età della popolazione, lo studio ha rilevato che i paesi con i livelli più elevati di servizi igienico-sanitari avevano tassi più elevati di Alzheimer. Per esempio, i paesi in cui tutte le persone hanno accesso all'acqua potabile pulita, come il Regno Unito e la Francia, hanno tassi di Alzheimer del 9% più alti dei paesi in cui meno della metà ne ha accesso, come il Kenya e la Cambogia.


I paesi che hanno tassi molto più bassi di malattie infettive, come la Svizzera e l'Islanda, hanno tassi del 12% più alti di Alzheimer rispetto ai paesi con alti tassi di malattie infettive, come la Cina e il Ghana. I paesi più urbanizzati mostrano tassi più elevati di Alzheimer, a prescindere dalla speranza di vita. I paesi in cui più di tre quarti della popolazione si trova in aree urbane, come il Regno Unito e l'Australia, mostrano un tasso di Alzheimer più alto del 10% dei paesi in cui meno di un decimo delle persone popola le aree urbane, come il Bangladesh e il Nepal. Le differenze nei livelli di servizi igienico-sanitari, malattie infettive e urbanizzazione rappresentano rispettivamente il 33%, il 36% e il 28% del divario nei tassi di Alzheimer tra i paesi.


I ricercatori hanno detto che, anche se queste tendenze hanno "effetti di sovrapposizione", sono una buona indicazione del grado di igiene di un paese che, se combinati, rappresentano il 42,5% della "variazione" del tasso di Alzheimer dei paesi; ciò dimostra che i paesi con maggiori livelli di igiene hanno tassi di Alzheimer molto più alti, indipendentemente dall'aspettativa di vita generale.


Precedenti ricerche avevano dimostrato che nel mondo sviluppato, i tassi di demenza raddoppiano ogni 5,8 anni rispetto ai 6,7 anni di quelli a reddito basso in via di sviluppo, e che la prevalenza di Alzheimer in America Latina, Cina e India sono tutti più bassi che in Europa, e, in tali regioni, più bassi nelle zone rurali rispetto alle aree urbane - supportando i risultati del nuovo studio.


I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Evolution, Medicine and Public Health, e seguono una precedente ricerca condotta dalla Fox sui benefici dell'allattamento al seno per la prevenzione dell'Alzheimer.
"L'esposizione ai microrganismi è fondamentale per la regolazione del sistema immunitario", scrivono i ricercatori, i quali dicono che, dall'inizio della crescita dell'urbanizzazione globale a cavallo del 19° secolo, le popolazioni di molte delle nazioni più ricche del mondo sono state esposte sempre meno ai cosiddetti batteri "amici" che "stimolano" il sistema immunitario - a causa del "minore contatto con gli animali, le feci ed il suolo".


Alcuni aspetti della vita moderna - antibiotici, servizi igienici, acqua potabile, strade asfaltate e così via - portano a tassi più bassi di esposizione a questi microrganismi, che sono stati "onnipresenti" per la "maggior parte della storia umana", dicono. Questa mancanza di contatto con microbi e batteri può portare a uno sviluppo insufficiente dei globuli bianchi che difendono il corpo dalle infezioni, in particolare i linfociti-T,  i fanti del sistema immunitario che attaccano gli invasori stranieri del sangue. Una carenza di cellule-T anti-infiammatorie ("normative") si collega ai tipi di infiammazione che si trovano di solito nel cervello di coloro che soffrono di Alzheimer, e l'ipotesi dei ricercatori che il rischio di Alzheimer sia legato ai livelli di igiene generali della popolazione di una nazione è rafforzata dalla loro analisi dei tassi mondiale di Alzheimer.


"L'aumento della speranza di vita adulta e la prevalenza di Alzheimer nei paesi in via di sviluppo è forse una delle più grandi sfide del nostro tempo. Oggi, oltre il 50% delle persone con Alzheimer vivono nel mondo in via di sviluppo, e per il 2025 si prevede che questa cifra salirà a oltre il 70%", afferma la Fox. "Capendo meglio come la salubrità dell'ambiente condiziona il rischio di Alzheimer si potrebbero aprire nuove strade per le strategie (sia di stile di vita che farmaceutiche) che limitano la prevalenza di Alzheimer. La consapevolezza di questo sottoprodotto di ricchezza e sviluppo crescenti potrebbe favorire l'introduzione di nuove strategie per proteggere dall'Alzheimer le popolazioni vulnerabili".


Mentre l'infanzia - quando il sistema immunitario si sta sviluppando - è in genere considerata critica per l' 'ipotesi igiene', i ricercatori dicono che i numeri delle cellule-T regolatorie si accentuano in vari momenti della vita di una persona - l'adolescenza e la mezza età per esempio - e che l'esposizione ai microrganismi nel corso della vita può essere correlata al rischio di Alzheimer, citando ricerche precedenti che mostrano oscillazioni di rischio di Alzheimer nei migranti.


Il team ha usato l'indice di anni di vita adattati alla disabilità (Disability-Adjusted Life Year - DALY) per calcolare l'incidenza dell'Alzheimer di tutti i paesi studiati. L'indice DALY è la somma degli anni persi a causa di mortalità prematura combinati con gli anni passati in disabilità; l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che 1 DALY può essere visto come "1 anno di vita 'sana' perso". I ricercatori dicono che questo metodo è una misura molto migliore del tasso di morte in quanto "omette gli effetti dei tassi di mortalità differenziale" tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Lo studio si è basato sul rapporto 'Global Burden of Disease' dell'OMS, che presenta i dati di demenza del mondo per il 2004.

 

 

 

 

 


Fonte: University of Cambridge. La storia originale è soggetta a licenza Creative Commons Licence.

Riferimento: M. Fox, L. A. Knapp, P. W. Andrews, C. L. Fincher. Hygiene and the world distribution of Alzheimer's Disease. Evolution, Medicine, and Public Health, 2013; DOI: 10.1093/emph/eot015

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)