La dott.ssa María Ángeles Moro.
Maria Ángeles Moro è Professoressa Ordinaria di Farmacologia alla Universidad Complutense de Madrid, condirettrice dell'Unità di Ricerca Neurovascolare della stessa istituzione, nonché responsabile del laboratorio di fisiopatologia neurovascolare del CNIC (Centro di Ricerca Cardiovascolare).
Le sue linee principali di ricerca riguardano l'ictus e la demenza vascolare, campi in cui ha identificato nuovi bersagli terapeutici e diagnostici, tra i quali recettori nucleari, meccanismi di eccitotossicità, contributo delle cellule mieloidi alla risposta infiammatoria e decisa, e meccanismi di rimodellamento fisiologico e patologico attraverso la neurogenesi e l'angiogenesi.
Domanda: Qual è il rapporto tra danno neurovascolare e le malattie legate alla demenza?
Risposta: Il rapporto è molto diretto e, di fatto, anche se finora si riteneva che il danno vascolare cerebrale fosse la seconda causa di deterioramento cognitivo, dopo il morbo di Alzheimer (MA), nuove prove indicano che i tipi misti di demenza (vascolare e MA) sono in realtà più numerosi. Inoltre, c'è una crescente evidenza che mostra che il MA possa passare in silenzio e manifestarsi chiaramente solo dopo i danni cerebrovascolari. Pertanto, è sorprendente il numero limitato di ricerche dedicate ai tipi di demenza diversi dal MA.
D: Continuiamo a vivere sempre più a lungo.
R: E con l'aumento dell'aspettativa di vita è logico un aumento della prevalenza delle malattie legate all'età. Noi lavoriamo sulla demenza vascolare, in cui i disturbi cognitivi hanno una causa vascolare. È importante sottolineare che diverse malattie, e tutte meccanicamente molto diverse, sono comprese sotto il nome di demenza vascolare o, meglio, chiamate 'deterioramento cognitivo vascolare'.
Come ho detto, il fatto di vivere più a lungo ha anche un rovescio della medaglia, che è l'aumento delle possibilità di sviluppo di queste malattie. E non solo il rischio è più alto, ma, in aggiunta, l'età aumenta la gravità delle malattie cardiovascolari, compresa la malattia cerebrovascolare. Non dimentichiamo che i vari tipi di demenza colpiscono circa 40 milioni di persone nel mondo e che entro il 2050 questa cifra potrebbe raggiungere i 150 milioni o più, che renderà questo tipo di malattia un problema sociale e sanitario importante.
D: Cos'è più decisivo: l'età o lo stile di vita?
R: Tutti e due. L'età va più in profondità nello stile di vita. Il fisiologo inglese Thomas Sydenham ha detto che “Un uomo è vecchio come le sue arterie”. A livello cardiovascolare si è osservato che molti dei problemi derivanti da aterosclerosi o ipertensione, come rimodellamento vascolare o disfunzione endoteliale, insorgono anche a causa dell'invecchiamento, senza altri fattori di rischio. Inoltre, come abbiamo detto, l'età aggrava questi fattori di rischio aggiuntivi, che quindi hanno più tempo per svilupparsi.
Anche se nei giovani il corpo ha meccanismi di resistenza, l'aumento delle abitudini malsane causerà una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari in futuro.
D: È possibile lottare contro l'invecchiamento?
R: Se sappiamo quali sono i meccanismi, forse sì. Da qui l'importanza della ricerca, come quella recentemente pubblicata dalla Dott.ssa Marta Cortés Cantelli e dal Dott. Valentín Fuster nel Journal of American Medical Association, che dimostra il valore di un anticoagulante in un topo modello di MA. E ci sono altri fattori come la senescenza (l'invecchiamento patologico), che è di grande interesse in questo contesto. Se conosciamo i meccanismi e agiamo su di essi, abbiamo visto che i deficit cognitivi possono essere invertiti, almeno nei modelli animali.
Abbiamo dimostrato il ruolo delle alterazioni alla neurogenesi nell'ippocampo in vari modelli di demenza vascolare. Allo stesso modo, nelle autopsie di persone con MA, il cervello mostra una neurogenesi molto minore rispetto alle persone sane. Ciò indica che questo è un altro meccanismo che causa demenza, associato all'invecchiamento, e che è possibile che ad un certo punto possiamo invertirlo.
D: Possiamo pensare alla neurogenesi come un possibile bersaglio per future terapie di queste malattie?
Sì. La neurogenesi ippocampale adulta è un processo cruciale nella formazione della memoria. Nella demenza del MA c'è una riduzione della neurogenesi, anche se ancora non sappiamo se la funzione cognitiva si ripristina se invertiamo questa riduzione. Il nostro contributo in diversi modelli di demenza vascolare è la prova che la neurogenesi è alterata, anche se con meccanismi differenziali. Nel caso della demenza post-ictus, c'è una neurogenesi aberrante ma ancora più importante, abbiamo dimostrato che se inibiamo lo sviluppo di questa neurogenesi, la funzione cognitiva viene ripristinata. È interessante che in altri modelli tipici di demenza vascolare, come quella causata da stenosi carotidea, succede il contrario: la neurogenesi diminuisce.
In sintesi, nei modelli di demenza vascolare che abbiamo studiato c'è una relazione causale tra deficit cognitivo e alterazioni nella neurogenesi ippocampale. E nel caso del MA, i dati puntano nella stessa direzione, anche se forse ci sono più cause.
D: Sei appena entrata al CNIC; puoi dirci quale sarà la tua linea di ricerca al centro?
La demenza vascolare, nonostante la sua alta prevalenza e le conseguenze, che ha ricevuto ben poca attenzione, e i suoi meccanismi rimangono ancora molto sconosciuti. Tutto questo è ancora più complicato perché, come abbiamo detto, la demenza non è una, ma molte entità fisiopatologiche diverse. Approfittando della grande massa critica e della tecnologia d'avanguardia che esiste al CNIC, il nostro obiettivo è sviluppare approcci innovativi e nuovi paradigmi per aumentare la comprensione dei meccanismi molecolari e cellulari coinvolti nella demenza vascolare, per individuare obiettivi terapeutici e diagnostici.
Stabilire e caratterizzare modelli sperimentali che ricapitolano queste malattie, permetterà anche di sviluppare marcatori di neuroscansione non invasivi, sensibili e specifici per ciascuno dei diversi sottotipi della demenza vascolare. In definitiva, il nostro obiettivo è trasferire i nostri risultati, per migliorare la prevenzione e il trattamento dei pazienti.
Nello scenario della malattia cerebrovascolare, continueremo anche i nostri studi sull'ictus ischemico ed emorragico, concentrandoci sulla sua prevenzione e sullo sviluppo di trattamenti più efficaci sia per la fase acuta che per le tappe più croniche di queste patologie.
Fonte: CNIC - Spanish National Center for Cardiovascular Research (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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