Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La lotta all'Alzheimer ha subito un arresto, e ora si spera in un nuovo approccio



L'Alzheimer colpisce più di 30 milioni di persone nel mondo e, secondo le previsioni, tale numero potrebbe raddoppiare per il 2030 e quasi triplicare per il 2050.


La ricerca di un trattamento non sta andando bene. Ci sono solo quattro farmaci approvati che trattano i sintomi della malattia, e negli ultimi mesi sono falliti diversi esperimenti di trattamenti che avevano suscitato speranze.


I fallimenti recenti stanno facendo riflettere molti su cosa è andato storto, e se non è il momento di rivalutare il modo in cui affrontiamo la malattia.


Una teoria sulla quale si continua a tornare è: forse stiamo cercando di trattare la malattia neurodegenerativa nel momento sbagliato, quando è troppo tardi. "Se si aspetta ad iniziare a trattare le persone quando hanno dei sintomi, è probabilmente troppo tardi per avere un impatto significativo", ha detto in gennaio il dottor Matthew Fink, preside di Neurologia al Weill Cornell Medical College.

 

Perché la chiave potrebbe essere partire presto

La ricerca ha stabilito che i depositi di amiloide-beta, che caratterizzano l'Alzheimer, potrebbero iniziare ad accumularsi nel cervello anni - o anche decenni - prima che una persona mostri i sintomi della malattia.


C'è una semplice spiegazione sul motivo per cui un trattamento precoce di queste condizioni potrebbe avere più successo che aspettare fino a quando una persona ha i sintomi. Ecco come è stato spiegato:

"Quello che succede nella fase iniziale dell'Alzheimer può essere paragonato all'accensione di un incendio in casa. Le placche amiloidi covano sotto la cenere lentamente per anni, consumando l'esca neuronale nel nostro cervello. Nel momento in cui insorge la demenza, il fuoco già infuria ed è troppo tardi per salvare la casa. Chiamare i vigili del fuoco a quel punto è uno spreco di tempo e denaro. Bisogna chiamarli ai primi segni di fumo, e lo stesso potrebbe essere vero per il momento delle terapie farmacologiche anti-amiloide".


Quindi prevenire ogni progressione in questa fase è qualcosa su cui i ricercatori puntano molte speranze. Sono in cantiere 5 studi clinici per stabilire se l'approccio migliore per trattare la malattia è partire presto, anni prima che si presentino i sintomi.


Fink ne indica uno in particolare, in corso in Colombia, che sta testando un farmaco collegato all'amiloide in una famiglia allargata che ha una rara mutazione genetica che porta all'esordio precoce dell'Alzheimer. Questo studio è eseguito su persone che sono considerate ancora cognitivamente sane, quindi se il farmaco è in grado di prevenire il declino cognitivo, potrebbe essere una svolta. "Tutti abbiamo molte speranze sui risultati di questo test", ha detto.

 

Si spera ancora sull'«ipotesi amiloide»

Partire prima potrebbe dare benefici ai trattamenti che stanno prendendo di mira i depositi di amiloide-beta nel cervello, con la speranza che la loro eliminazione possa contribuire a rallentare il tasso di declino cognitivo. Un certo numero di farmaci che hanno fallito negli studi recenti rientra in questa cosiddetta «ipotesi amiloide».


Proprio di recente, il 15 febbraio, la casa farmaceutica Merck ha fermato l'esperimento di fase avanzata del suo farmaco verubecestat per pazienti con Alzheimer da lieve a moderato, dopo che un comitato ha rilevato che non c'era "praticamente alcuna possibilità di trovare un effetto clinico positivo". La speranza era che il farmaco riuscisse a fermare la progressione della malattia. La Merck ha detto che sta ancora lavorando su un altro esperimento di fase avanzata del farmaco, per trattare persone che sono in una fase ancora precedente della malattia, e questi risultati sono attesi nel 2019.


Ma c'è un grave inconveniente nell'approccio amiloide-beta: nelle persone che hanno l'Alzheimer, questi depositi si accumulano in alcune parti del cervello, ma non sappiamo ancora se le placche causano la malattia, o se sono solo un sottoprodotto. Quello che sembra essere ben assodato è che nelle persone con la versione genetica della malattia, c'è una forte correlazione tra tali mutazioni e le placche amiloidi.


L'altro esperimento della Merck continua, e l'obiettivo sono le persone nelle fase più precoci dell'Alzheimer. E trattare al più presto possibile potrebbe essere la chiave per dimostrare l'ipotesi amiloide, ha dichiarato Roger Pelmutter, responsabile della ricerca e sviluppo della Merck.


Ci saranno anche altre opportunità di vedere questa ipotesi in azione. La Biogen, un'altra società che è molto impegnata nel campo delle neuroscienze, si aspetta di avere i dati sul suo trattamento anti amiloide-beta nel 2019.


Il Dr. Larry Altstiel, responsabile medico della VTV Therapeutics ha detto di credere ancora nell'ipotesi amiloide. Ma, ha detto, l'approccio potrebbe essere un po' troppo ristretto. Il farmaco di Alzheimer che la VTV ha in studi di fase avanzata, chiamato azeliragon, inibisce il recettore RAGE ed in parte segue l'amiloide-beta, aiutando idealmente le persone con Alzheimer lieve a ritardare il declino cognitivo.


"E' sufficiente affrontare un aspetto a scapito di altri? Penso che resti da vedere", ha detto. "Tutti dicono che l'ipotesi amiloide-beta è morta. Non è morta. La questione è semplicemente: i farmaci che trattano l'amiloide-beta sono sufficienti?"

 

 

 


Fonte: Lydia Ramsey in Business Insider (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.