Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer: a volte rompere le convenzioni crea qualcosa di meglio

Milioni di persone vivono con l'Alzheimer e ricevono una forma di accudimento. Le 7 fasi del morbo (definite dall'Associazione Alzheimer) spesso richiedono uno stretto controllo nelle fasi iniziali; un aiuto-in-presenza nella fase centrale e cure specializzate nelle ultime fasi. Il ciclo può durare anche oltre 20 anni dall'inizio alla fine.


La critica sulla qualità dell'assistenza e la qualità della vita nelle cure a lungo termine è una saga che sembra non avere fine. Ci sono invero troppe giustificazioni fornite dalla direzione e dal personale delle case di riposo per giustificare una qualità insufficiente di assistenza e di trattamento degli ospiti, soprattutto quelli che vivono nelle unità di perdita di memoria (Wagner et al., 2001).


I programmi di valorizzazione della leadership che comprendono le competenze interpersonali, le abilità cliniche, le capacità organizzative, e le capacità di gestione continuano ad essere deboli ed inferiore alla media (Harvath et al, 2008; Wagner et al, 2001). In base all'esperienza dell'autrice con il marito che vive in una unità di perdita di memoria in un centro di cura da circa 2 anni e mezzo, ci sono più CNA (Certified Nurse Assistant, assistenti infermieri certificati) con una formazione minima di soli alcuni mesi e LPN (Licensed Practical Nurse, infermieri pratici diplomati) con una formazione limitata a circa un anno, ai quali sono date troppe responsabilità, compresa quella della vita degli ospiti dell'assistenza a lungo termine.


Questi individui spesso devono fornire servizi completi a 10/12 ospiti ciascuno (alcuni esempi di cura includono vestire, cambiare, fare il bagno, alimentare, reindirizzare e vigilare). Ho visto un CNA lasciato con ben 22 pazienti alla sua cura per periodi di 30 minuti alla volta, un compito umanamente impossibile. Infermieri con solo pochi anni di formazione formale e con poca o nessuna formazione di leadership vengono lasciati con tale responsabilità per interi turni, a volte per un doppio turno di 16 ore di fila, e a salvaguardare il benessere di 70 o più ospiti malati (Harvath et al., 2008).


Le case di cura assumono più personale di fascia bassa e di bassa retribuzione invece di infermieri RN (Registered Nurse, infermiere registrato) e NP (Nurse Practitioner, infermiere professionale) che hanno conseguito un master in infermieristica (Christian & Baker, 2009). Il governo dei singoli Stati (USA) approva il rimborso solo per un numero minimo di lavoratori e non distingue tra una unità di riabilitazione, una unità abitativa di cura o una unità di perdita di memoria.


Questo modello che vale per tutti è un errore e ad ogni lavoratore in una unità di perdita di memoria sono assegnati 7-10 ospiti totalmente dipendenti dalla sua assistenza. Questo problema è aggravato dal fatto che il business della casa di cura, sia scopo di lucro che non-profit, richiede anche il rifiuto di assumere più lavoratori rispetto al minimo dettato dalle norme statali, una delle ragioni principali delle spedalizzazioni non necessarie dei pazienti della casa di cura trasportati in ambulanza ogni giorno (Christian & Baker, 2009).


Sulla base dell'esperienza e dei fatti, come sopra elencati, i centri di cura sono malridotti. Non riescono più, e forse non l'hanno mai fatto realmente, a fornire servizi sicuri. E' certo che la sicurezza e il benessere di coloro a loro carico continuano ad essere a rischio quotidianamente. Sono ovvie le frustrazioni da parte dei visitatori e dei caregiver famigliari quando visitano un centro del genere. Da amministratori / direttori sotto-qualificati deriva una carenza di lavoro di squadra, condizioni di lavoro invariabili e impossibili per i caregiver istituzionali. Le case di cura sono sommerse da responsabilità che non possono offrire e se continuano ad operare con tali deficit di personale, diventeranno una soluzione impraticabile per la cura ad anziani fragili e in particolare ai malati di Alzheimer in America.


Termini come assistenza centrata sulla persona e qualità delle cure sono solo questo, parole. Ciò che serve è un cambiamento di cultura e un grande cambiamento nella formazione della leadership. È giunto il momento di rompere le convenzioni che coinvolgono l'assistenza a lungo termine e adottare un nuovo sistema di assistenza sanitaria conosciuto come Alzheimer's Friendly Healthcare Workforce™ [personale sanitario amichevole con l'Alzheimer].


Un teorema di base dell'Alzheimer's Friendly Healthcare Workforce™ è la cooperazione invece della concorrenza, con un numero selezionato di caregiver familiari che riceve l'opportunità di completare il ciclo di cure con l'assistenza di un team più grande di professionisti. Un certo numero di caregiver familiari sono ansiosi di continuare a fornire assistenza pratica ai loro cari anche dopo il collocamento in una unità di assistenza a lungo termine. I caregiver familiari hanno esperienza di prima mano delle esigenze esaustive dell'assistenza completa e quindi entrare in empatia con i professionisti sanitari.


Tale assistenza può comportare assistenza per fare il bagno, partecipare e assistere alla attività del centro, assistere ai pranzi, e fare compagnia. Questo desiderio è in gran parte determinato dalla realtà che i centri di cura stanno annegando nella propria incapacità di fornire cure adeguate e fornire il comfort che i loro cari meritano nella fase finale della vita. I centri di cura non hanno il tempo per conoscere ogni ospite, nonostante le informazioni su cosa piace o non piace richieste inizialmente ad ogni nuovo ospite. Non c'è semplicemente tempo per questo. I caregiver familiari hanno già questa conoscenza ed esperienza, una cosa che completa perfettamente un importante anello mancante nella catena dei servizi.


Dovranno essere esaminate e rimosse le barriere, come la difficoltà nel comunicare con il personale e la mancanza di lavoro di squadra nei centri di cura (Lindman Porto, 2004). L'adozione di un programma Alzheimer's Friendly Healthcare Workforce™ potrebbe migliorare il modo in cui vengono forniti i servizi, aumentare il lavoro di squadra, migliorare il morale dei lavoratori e la gestione, ridurre le assenze per malattia e il burnout dei dipendenti professionali di caregiving, e aumenterebbe la qualità della vita e di cura delle persone nelle unità di perdita di memoria così come della popolazione generale in assistenza a lungo termine. Tale programma richiede una formazione e l'impegno da parte di tutti.


Domanda: il tuo centro di assistenza è pronto a ricevere e a far fronte in modo efficace ai molti pazienti che saranno diagnosticati con Alzheimer e che richiedono cure specializzate nel prossimo decennio? Se si, puoi condividere queste buone pratiche riportandole semplicemente sulla senzione Best Practices di questo sito.

 

 

Riferimenti:

  • Alzheimer’s Association,
  • Harvath, T.A., Swafford, K., Smith, K., Miller, L.L., Volpin, M., Sexson, K., White, D., & Young, H.A. (2008). Enhancing nursing leadership in long-term care. Research in Gerontological Nursing, 1(3), 187-196.
  • Christian, R., & Baker, K. (2009). Effectiveness of nurse practitioners in nursing homes: A systematic review. JBI Library of Systematic Reviews, JBL 000254, 7(30), 1332-1351.
  • Lindman Port, C. (2004). Identifying changeable barriers to family involvement in the nursing home for cognitively impaired residents. The Gerontologist, 44(6), 770-778.
  • Wagner, C., van der Wal, G., Groenewegen, P.P., & de Bakker, D.H. (2001). The effectiveness of quality systems in nursing homes: A review. Quality in Health Care, 10(4), 211-217.

 

 

 

 


Scritto da: Dr. Éthelle Lord, ex presidente della Maine Gerontological Society nello Stato del Maine, attualmente Presidente di Professional Alzheimer's Coaching, formatrice e consulente di Alzheimer, professore di Comportamento Organizzativo in diverse università.

Pubblicato in The Canadian (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

 

Notizie da non perdere

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.