Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cambia stile di vita per ridurre il rischio di demenza, ma agisci ora

Fai 10.000 passi al giorno, taglia l'alcol, dormi meglio di notte, resta socialmente attivo: ci viene detto che cambiamenti come questi possono impedire fino al 40% dei casi di demenza in tutto il mondo. Dato che la demenza è ancora una delle malattie più temute, perché non stiamo spingendo i medici e i governi a supportare questi cambiamenti nello stile di vita attraverso nuovi programmi e iniziative politiche?

La verità, tuttavia, è più complessa. Sappiamo che apportare modifiche allo stile di vita è difficile. Chiedi a chiunque abbia cercato di mantenere il proposito di Capodanno di andare in palestra 3 volte alla settimana. Può essere doppiamente difficile quando le modifiche che dobbiamo apportare ora non mostrano risultati per anni o addirittura decenni e non capiamo davvero perché funzionano.

 

Prendi il controllo della tua salute

Chiunque abbia visto una persona cara con demenza, che affronta indegnità e declini piccoli e grandi che li lascia alla fine incapaci di mangiare, comunicare o ricordare, sa che è una malattia devastante. Esistono diversi nuovi farmaci per la forma più comune di demenza, il morbo di Alzheimer (MA), che si fanno strada sul mercato. Tuttavia, sono ancora lontani da essere cura e sono attualmente efficaci solo per i pazienti di MA in fase iniziale.

Quindi i cambiamenti nello stile di vita potrebbero essere la nostra migliore speranza di ritardare la demenza o non svilupparla affatto. L'attore Chris Hemsworth lo sa. Ha visto suo nonno con il MA e sta facendo cambiamenti nello stile di vita dopo aver appreso di avere 2 copie del gene ApoE4. Questo gene è un fattore di rischio per il MA ed essere portatori di 2 sue copie aumenta significativamente il rischio di sviluppare la stessa condizione.

La ricerca ha identificato fattori di rischio modificabili che contribuiscono ad aumentare il rischio di demenza:

  1. inattività fisica,
  2. eccesso di alcol,
  3. carenza di sonno,
  4. isolamento sociale,
  5. perdita di udito,
  6. scarso impegno cognitivo,
  7. dieta scadente,
  8. ipertensione,
  9. obesità,
  10. diabete,
  11. trauma cranico,
  12. fumo,
  13. depressione,
  14. inquinamento dell'aria.

La nostra comprensione dei meccanismi biologici per questi fattori di rischio è variegata, alcuni li comprendiamo meglio di altri. Ma c'è molto che sappiamo, ecco cosa qui di seguito.

 

Riserva cognitiva e neuroplasticità

La riserva cognitiva è la capacità del cervello di resistere al danno o alla malattia neurodegenerativa. Se c'è una perdita di tessuto o funzionale in una parte del cervello, altre cellule cerebrali (neuroni) lavorano più duramente per compensarla. In teoria, ciò significa che le esperienze e le attività di tutta la vita creano una diga contro i danni delle malattie e dell'invecchiamento nel cervello.

La neuroplasticità è la straordinaria capacità del cervello di adattarsi, apprendere e riorganizzarsi, creare nuovi percorsi o ricablare quelli esistenti per riprendersi dai danni. L'aspetto chiave è che la neuroplasticità può avvenire in qualsiasi momento e a qualsiasi età, il che significa che l'apprendimento e le attività dovrebbero durare tutta la vita.

Molti dei fattori di rischio legati alla demenza probabilmente funzionano in combinazione, motivo per cui un approccio generale di stile di vita è cruciale. Ad esempio, studi hanno dimostrato che l'esercizio fisico, l'impegno cognitivo e sociale stimolano il tuo cervello e mantengono la sua plasticità facendo crescere nuove connessioni neurali e costruendo riserva cognitiva.

Il meccanismo alla base di questo effetto è una combinazione di fattori: l'aumento di ossigeno e di flusso sanguigno al cervello stimola i fattori di crescita che mantengono i neuroni sani e riducono l'infiammazione. È anche vero il contrario: sonno e dieta scadenti, isolamento sociale e depressione non trattata sono legati alla riduzione della riserva cognitiva.

La stessa logica si applica alla perdita di udito, un fattore di rischio emergente, cruciale per la demenza. Man mano che diminuisce l'udito di una persona, può rendere difficile impegnarsi socialmente con gli altri, con conseguente perdita di stimoli sensoriali. Il cervello deve lavorare di più per compensare, abbattendo potenzialmente la riserva cognitiva e diventando incapace di resistere alla demenza.

 

Il ruolo dello stress e dell'infiammazione

Le risposte allo stress e l'infiammazione sono la risposta complessa del corpo alle lesioni. L'infiammazione è una componente importante del sistema immunitario del corpo, lo aiuta a difendersi dalle minacce e a riparare i danni ai tessuti. Mentre l'infiammazione a breve termine è una risposta naturale e positiva, l'infiammazione cronica o prolungata interrompe la normale funzione e provoca danni alle cellule del cervello.

Ad esempio, uno dei punti in comune tra demenza e depressione non trattata è il processo infiammatorio. L'esposizione prolungata agli ormoni dello stress può portare a infiammazione cronica. Anche ipertensione, inattività fisica, fumo e inquinamento atmosferico sono associati a infiammazione cronica e stress, che possono danneggiare i vasi sanguigni e i neuroni nel cervello.

In una nuova area di ricerca ancora poco esplorata, anche l'isolamento sociale è stato collegato all'infiammazione. Come abbiamo appreso durante la pandemia di Covid-19, il cervello è cablato per rispondere all'impegno sociale come mezzo di legame e supporto emotivo, specialmente in tempi di disagio.

Con i sondaggi che mostrano che più di un canadese su tre si sente isolato, la mancanza di connessione sociale e solitudine può innescare la risposta allo stress del corpo e i cambiamenti neuroendocrini e l'esposizione prolungata a questo processo infiammatorio può danneggiare il cervello.

 

Percorsi simili su più malattie

Molti di questi fattori di rischio e i loro percorsi biologici, sono comuni a diverse malattie croniche. Evidenze che si accumulano da decenni di ricerca supportano il concetto 'ciò che fa bene al cuore fa bene alla testa'. Ciò significa che apportare questi cambiamenti nello stile di vita non solo riduce il rischio di demenza, ma anche il rischio di diabete, ipertensione e disturbi cardiaci.

Ciò evidenzia la natura complessa della demenza, ma offre anche una strategia unita per affrontare molteplici problemi di salute che possono sorgere con l'età.

 

Non è mai troppo tardi

Non è mai davvero troppo tardi per cambiare. Cervello e corpo umani hanno una notevole capacità di adattamento e resilienza per tutta la vita. Sebbene ci siano benefici nell'essere fisicamente e socialmente attivi a qualsiasi età, alcune ricerche mostrano che il dividendo di tali guadagni può essere più elevato dopo i 40 anni quando il metabolismo del corpo rallenta, i fattori di rischio aumentano e la riserva cognitiva diventa ancora più essenziale per contrastare il declino cognitivo.

Se apportare modifiche allo stile di vita significa che puoi guardare tuo figlio muoversi in età adulta, allora fai a piedi i 20 isolati fino al tuo caffè preferito ogni giorno, continua a vivere a casa tua, magari fai 10.000 passi quotidiani [ndt: ma anche molti meno, 3/4.000 a ritmo vivace], cambia dieta e mantieni forte la tua rete di amicizie.

Nel peggiore dei casi, sarai più sano e più indipendente con o senza demenza. Nella migliore delle ipotesi, potresti evitare completamente la demenza e altre malattie importanti e continuare a vivere la vita al meglio.

 

 

 


Fonte: Saskia Sivananthan (prof.ssa Dipartimento di Medicina di famiglia, McGill University) e Laura Middleton (prof.ssa assistente, Dipartimento di Kinesiologia, Università di Waterloo)

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.