Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Autofagia: come migliorarla per vivere più sani e più a lungo

Cellular autophagy rendering

L'autofagia è il processo attraverso il quale vengono pulite le nostre cellule. Gli organelli, le proteine ​​e i detriti che non sono più efficienti o efficaci sono impacchettati e mandati per la loro strada, per essere degradati o espulsi. L'autofagia può decidere non solo quanto bene viviamo, ma forse quanto tempo viviamo. È un meccanismo fisiologico cruciale che si è conservato durante l'evoluzione allo scopo preciso di permettere alle specie umane di prosperare.


Quando i meccanismi autofagici sono sopraffatti o disfunzionali, le cellule non sono in grado di avere prestazioni ottimali, il che può provocare una malattia o un invecchiamento più rapido. L'autofagia comprende la mitofagia, la rimozione di mitocondri danneggiati, la lipofagia, la scomposizione dei lipidi da parte degli organelli lisosomiali e l'aggrefagia, l'eliminazione di altre proteine ​​e detriti cellulari, e altro ancora.


È noto che la maggior parte dei disturbi neurodegenerativi, come l'Alzheimer o il Parkinson, sono associati all'accumulo di proteine ​​mal ripiegate o ​​patologiche. L'autofagia compromessa provoca malattie, ma il meccanismo esatto con cui lo fa non è completamente chiaro, in quanto sono implicati diversi fattori di trascrizione, molecole di segnalazione e proteine chaperone (=guida). Indipendentemente da ciò, sappiamo che la regolazione dell'autofagia può essere influenzata dal nostro stile di vita, dall'ambiente, dallo stato nutrizionale e dai fattori di stress esterni ed interni.

 

Ecco 9 modi con cui è possibile ottimizzare l'autofagia

  1. Restrizione calorica: la limitazione delle calorie con il digiuno intermittente sovraregola l'autofagia. Gli studi dimostrano che la restrizione calorica è associata a una sovraregolazione dell'autofagia nel fegato, nel grasso, nel cervello e nei muscoli, nonché a una durata più lunga e più sana della vita. Si ritiene che ciò sia dovuto ad una maggiore disponibilità di substrati e precursori per altre reazioni biochimiche essenziali.

  2. Nutrizione: le reazioni enzimatiche intracellulari richiedono non solo substrati ma anche co-fattori per un corretto funzionamento. I co-fattori sono spesso vitamine che possono essere ottenute da una vasta gamma di alimenti vegetali. Le proteine e i grassi saturi ​​in eccesso compromettono l'autofagia in quanto richiedono troppa energia cellulare per essere digeriti, con un conseguente aumento delle specie reattive dell'ossigeno. Gli alimenti a base vegetale hanno una grande quantità di antiossidanti per ridurre lo stress ossidativo che può interrompere l'autofagia.

  3. Antiossidanti: gli alimenti da includere nella dieta a base vegetale sono bacche (come i crespini, fonte di berberina), i germogli dei semi di broccoli (fonte di sulforafano) e il tè verde (una fonte di polifenoli). Spremi la curcuma e le radici di zenzero e bevili spesso.

  4. Evita oli, grassi saturi, latticini, zucchero e alimenti trasformati: questi elementi sono pro-infiammatori e possono appesantire i mitocondri, compromettendo la loro funzione e il loro ruolo nell'autofagia.

  5. Fai esercizio e ossigenati: l'esercizio aerobico regolare migliora la disponibilità di ossigeno e di sostanze nutritive per le cellule, aumentando il flusso sanguigno agli organi vitali. Migliora anche il trasporto di metaboliti infiammatori impacchettati e degradati e di sottoprodotti dei rifiuti. Il miglioramento dell'ossigenazione ha effetti positivi sull'autofagia e può essere realizzato anche mediante ossigenoterapia iperbarica (HBOT). L'HBOT aiuta le ferite a guarire in parte a causa della sua regolazione dell'autofagia, e ha anche dimostrato di migliorare la neurogenesi e di ridurre l'infiammazione.

  6. Sonno ristoratore: il sistema glinfatico e l'autofagia sono altamente attivi durante il sonno. Lavorano in sinergia per migliorare la salute e il funzionamento del cervello. Dovremmo tutti lavorare sodo per rispettare la natura circadiana del cervello e del corpo, perché ciò contribuirà a migliorare la qualità del sonno. Può essere semplice ma richiede motivazione e dedizione. Vai a letto allo stesso tempo ogni sera e svegliati allo stesso momento ogni mattina. Esci al mattino per assorbire la luce. Mangia ai tempi regolari dei pasti ed esercitati in momenti simili ogni giorno. Anche prendere la melatonina 30 minuti prima di coricarti può essere utile: studi recenti supportano il suo ruolo neuroprotettivo.

  7. Proteggi i tuoi geni: la cromatina e i cambiamenti epigenetici attraverso le modifiche dell'istone possono avere un impatto significativo sull'autofagia. Sebbene non abbiamo molto controllo su molte esposizioni, dovremmo sforzarci di ridurre l'esposizione a radiazioni elettromagnetiche, sostanze chimiche, inquinanti e tossine, tutti hanno effetti post-traslazionali sul nostro genoma.

  8. Amplificare il percorso AMPK: la proteina chinasi attivata dall'adenosina monofosfato (AMPK, adenosine monophosphate-activated protein kinase) è un enzima che è fondamentale per la bioenergetica cellulare. Durante gli stati con carenza di nutrienti, l'AMPK si attiva per sovraregolare l'autofagia e mantenere le esigenze omeostatiche. La compromissione del percorso AMPK è stata associata all'invecchiamento, al cancro, alle malattie neurodegenerative e alla disfunzione endocrina. È stato dimostrato che le temperature fredde sovraregolano l'AMPK (la base della crioterapia) ma si potrebbe anche ottenere con docce fredde, bagni freddi, nuotate fredde e l'uso di pacchi freddi. Ci sono anche alcuni farmaci, come aspirina o metformina, e medicinali naturali, come i Cordyceps, che possono regolare AMPK. Può essere utile anche il digiuno intermittente, oltre a una dieta a basso contenuto di grassi saturi.

  9. Vai all'aperto e interagisci con la natura: l'esposizione alla natura ha dimostrato ripetutamente di ridurre i mediatori infiammatori, come le prostaglandine e le interleuchine, oltre a sovraregolare gli induttori dell'autofagia.

 

 

 


Fonte: Ilene S. Ruhoy MD/PhD, neurologa, tossicologa ambientale, medico integrativo ed esperta di malattie complesse e croniche.

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.