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OMS chiede un'azione urgente sulla demenza tra rifugiati e migranti

hopeless refugee refugee camp Image by AI on Freepik

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha lanciato un nuovo rapporto che sintetizza le ultime prove globali sui fattori che influenzano la salute e la cura delle popolazioni sfollate e offre considerazioni politiche per affrontare queste sfide.

 

Demenza: una sfida crescente di sanità pubblica

La demenza colpisce oltre 57 milioni di persone in tutto il mondo, con quasi 10 milioni di nuovi casi ogni anno. È la settima causa di morte e grande fonte di disabilità tra gli anziani. Sebbene non esista alcuna cura, l'attività fisica, l'impegno sociale e alcuni farmaci possono aiutare a gestire i sintomi. Tuttavia, le persone con demenza affrontano spesso discriminazioni e barriere alle cure, evidenziando la necessità di politiche solide che salvaguardano i loro diritti e garantiscano l'accesso ai servizi di supporto.

 

Rifugiati e migranti con demenza hanno di fronte maggiori barriere alle cure

Per i rifugiati e i migranti, queste sfide sono ancora più pronunciate. Molti hanno accesso limitato a cure culturalmente e linguisticamente appropriate, reti di supporto interrotte ed effetti aggravati dei fattori di stress correlati alla migrazione. La mancanza di strumenti di valutazione interculturale e una formazione specialistica limitata per i professionisti sanitari contribuiscono a mancate diagnosi e trattamenti tra rifugiati e migranti.


Man mano che si intensifica la migrazione e lo sfollamento forzato a causa di fattori economici, conflitti, cambiamenti climatici e insicurezza alimentare, il numero di rifugiati e migranti anziani è in aumento. Tuttavia la demenza in queste popolazioni rimane in gran parte trascurata nelle politiche sanitarie e nei piani di risposta alle crisi. I dati e la ricerca sulla prevalenza della demenza e sui fattori di rischio tra rifugiati e migranti sono scarsi, rendendo difficile progettare interventi efficaci. Senza dati completi e disaggregati, i sistemi sanitari non possono personalizzare i servizi per soddisfare le esigenze di rifugiati e migranti.


"La cura della demenza deve essere parte integrante delle politiche di migrazione e sanità pubblica. I rifugiati e i migranti hanno lo stesso diritto alla salute di tutti gli altri, ma troppo spesso hanno di fronte barriere sistemiche alle cure", ha affermato il dott. Santino Severoni, direttore del Dipartimento Sanità e Migrazione dell'OMS. "Sono necessarie azioni urgenti per garantire diagnosi tempestiva, trattamento efficace e supporto adeguato sia per gli individui che per i loro caregiver".

 

Necessaria azione urgente per affrontare la demenza nei rifugiati e nei migranti:

"Rifugiati e migranti, già vulnerabili a causa dello sfollamento, affrontano ulteriori rischi quando si tratta di demenza", ha affermato Dévora Kestel, direttrice del dipartimento di salute mentale, salute cerebrale e uso di sostanze dell'OMS. "Il rapporto evidenzia la necessità fondamentale che i sistemi sanitari e le risposte di emergenza siano attrezzati per affrontare le barriere uniche che queste popolazioni affrontano nell'accesso a cure di demenza tempestive e appropriate".


Il rapporto sintetizza le prove globali disponibili sulla demenza nei rifugiati e nei migranti e avanza una serie di considerazioni politiche a governi, politici e gestori di programmi nei ministeri della salute e in altri ministeri.

  • Politica e legislazione: garantire l'inclusione di rifugiati e migranti in politiche, legislazioni e programmi quadro legati alla demenza nazionale e regionale e posizionare la demenza all'interno di agende sanitarie più ampie che affrontano le popolazioni di rifugiati e migranti.
  • Consapevolezza e inclusione: lanciare campagne nazionali e locali e coinvolgimento politico per sensibilizzare sulla demenza le comunità di rifugiati e migranti; sviluppare ambienti per la demenza e inclusivi per la demenza, anche in contesti di sfollamento di emergenza.
  • Riduzione del rischio: progettare e implementare interventi culturalmente e linguisticamente sensibili, informati dall'evidenza per ridurre il rischio di demenza tra rifugiati e migranti; integrare la riduzione del rischio di demenza in politiche di prevenzione delle malattie non trasmissibili più ampie e rafforzare la ricerca su fattori di rischio e protettivi.
  • Diagnosi, trattamento e cura: migliorare l'accesso all'assistenza sanitaria affrontando gli ostacoli alla diagnosi e al trattamento della demenza, in particolare tra rifugiati e migranti; sviluppare percorsi di assistenza integrati e fornire formazione a operatori sanitari e assistenti sociali che lavorano con rifugiati e migranti.
  • Supporto per i caregiver: implementare formazione e protezione legale per i caregiver di rifugiati e migranti con demenza; garantire l'accesso ai servizi di assistenza e supporto, in particolare in contesti di emergenza, e coinvolgere caregiver familiari nella pianificazione e nelle politiche dell'assistenza.
  • Sistemi di informazione sanitaria e monitoraggio: rafforzare i sistemi nazionali di sorveglianza e monitoraggio per includere i dati sulla demenza nei rifugiati e nei migranti; espandere la base di prove sulla prevalenza della demenza e sulle sue implicazioni per la salute pubblica in queste popolazioni, affrontare le lacune di evidenze prioritarie portate avanti in questa revisione globale delle prove.
  • Ricerca e innovazione: dare la priorità alla demenza nei rifugiati e nei migranti nell'agenda di ricerca globale; aumentare gli investimenti e la collaborazione per sviluppare soluzioni innovative su misura per le loro esigenze uniche.

 

 

 


Fonte: World Health Organization (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dementia in refugees and migrants: epidemiology, public health implications and global health responses (demenza nei rifugiati e migranti: epidemiologia, implicazioni per la salute pubblica e risposte sanitarie globali)

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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