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Lo zinco può prevenire i danni del diabete tipo 2

Lo zinco può contribuire a prevenire i danni del diabete di tipo 2 aiutando la proteina amilina a gestire i livelli di zucchero nel sangue, secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Molecular Biology.

I ricercatori dell'Università del Michigan (UM) hanno detto che lo zinco impedisce all'amilina (conosciuta anche come Islet Amyloid PoliPeptide - IAPP) di formare grumi dannosi simili a quelli riscontrati nell'Alzheimer, nel Parkinson, nella corea di Huntington e varie altre malattie degenerative.

Tuttavia, in un ambiente cellulare privo di zinco di una persona con diabete di tipo 2, l'amilina si raggruppa con altre molecole della stessa proteina, portando alla formazione di strutture simili a nastro chiamate fibrille, collegate a una serie di malattie umane.

In uno studio precedente, il team di ricerca ha mostrato che, quando lo zinco si lega all'amilina, in un punto vicino al centro della molecola, questa si attorciglia, interferendo con la formazione di grumi tossici.

Nel lavoro attuale, si mostra che il legarsi dello zinco nel mezzo fa sì che una estremità della molecola di amilina (chiamata terminale-N) diventa più ordinata. Questo è una scoperta significativa poiché il terminale-N è molto importante nella formazione dei grumi e nella tossicità dell'amilina.

I ricercatori hanno anche scoperto che, prima che l'amilina inizi a formare le fibrille, lo zinco deve essere convinto ad uscire dal suo luogo di nidificazione. Questo accade perché l'amilina non ha un solo sito di legame per lo zinco, ma due. Lo zinco preferisce legarsi al primo posto, quello al centro della molecola di amilina, dove il suo legame scoraggia la formazione di fibrille. Quando c'è troppo zinco in giro, tutti i siti di legame nelle posizioni centrali sono occupati e lo zinco deve legarsi all'amilina nel secondo sito, che contrasta l'effetto del primo.

Questo potrebbe spiegare perché una diminuzione dei livelli di insulina all'interno delle isole cellulari dei diabetici ha come risultato la morte delle cellule insulari.

 

 


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Pubblicato in FoodProductDesign.com il 1 luglio 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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