Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Yoga da sedia è più efficace della musica nella demenza avanzata

Con l'avanzare della demenza, diminuisce la possibilità di partecipare a programmi di esercizio. Diventa difficile anche continuare la partecipazione a causa di disturbi cognitivi, problemi di mobilità o rischio di cadute e fratture; alcuni regimi di esercizio sono semplicemente troppo complicati o fisicamente impegnativi.


Anche se alcuni studi hanno dimostrato i benefici dell'attività fisica sulla demenza, pochi hanno incluso persone con demenza di grado moderato-grave o hanno esaminato gli effetti di tipi leggeri di esercizio su questa popolazione.


I ricercatori della Florida Atlantic University hanno condotto uno studio pilota che è il primo esperimento randomizzato e controllato ad esaminare gli effetti dello yoga da sedia su anziani con demenza moderata-grave, che non sono in grado di partecipare a un esercizio fisico regolare o allo yoga in piedi, a causa di deterioramento cognitivo, problemi di equilibrio, o paura di cadere.


L'obiettivo principale dello studio era valutare la probabilità di questi individui di partecipare a interventi non farmacologici, come pure dimostrare la sicurezza e gli effetti dello yoga da sedia negli anziani con qualsiasi livello di demenza.


Per lo studio, pubblicato sull'American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias, i ricercatori hanno confrontato lo yoga da sedia con altri due tipi di interventi non farmacologici (esercizio da sedia e musica) in sessioni di 45 minuti, due volte alla settimana per 12 settimane. I ricercatori hanno raccolto i dati all'inizio, dopo 6 settimane e dopo aver completato l'intervento di 12 settimane.


I risultati hanno mostrato che i partecipanti con demenza di grado moderato-grave potrebbero aderire in sicurezza a interventi non farmacologici. Più del 97% dei partecipanti si è pienamente impegnato in ogni sessione. I risultati dello studio hanno mostrato che il gruppo di yoga da sedia ha avuto un miglioramento significativo della qualità di vita rispetto al gruppo di musica.


Sia il gruppo di yoga da sedia che quello esercizio da sedia hanno mostrato un miglioramento nel corso del tempo, mentre il gruppo di musica ha avuto un declino. Inoltre, sia il gruppo yoga da sedia che quello esercizio da sedia hanno mostrato una minore depressione in tutti i 3 punti temporali rispetto al gruppo di musica.


I ricercatori hanno esaminato gli effetti dello yoga da sedia sulle funzioni fisiche come equilibrio e mobilità, e hanno confrontato gli effetti dell'esercizio da sedia e della musica. Essi hanno inoltre esaminato gli effetti dello yoga da sedia sulla riduzione dei sintomi psicologici come ansia e depressione, sintomi comportamentali come agitazione o aggressività, e sul miglioramento della qualità di vita. Inoltre hanno esplorato gli effetti dello yoga da sedia sul sonno.


Lo yoga da sedia fornisce un ambiente sicuro per l'allungamento, il rafforzamento e la flessibilità, riducendo il rischio di cadute per merito della sedia. Fornisce inoltre importanti tecniche di respirazione e rilassamento attraverso pose stazionarie che usano la contrazione isometrica e il rilassamento guidato dei vari gruppi muscolari.


Juyoung Park PhD, prima autrice e professoressa associata della FAU, ha detto:

“Pensiamo che le pose fisiche che abbiamo usato sui gruppi di yoga da sedia e di esercizio da sedia sono state un fattore importante per il miglioramento della qualità di vita dei partecipanti al nostro studio.

"È affascinante che, anche se alcuni partecipanti hanno mostrato livelli lievi di agitazione o di wandering nella stanza di intervento prima della sessione di yoga, sono diventati calmi e attenti quando l'istruttore yoga ha iniziato a mostrare le posizioni yoga. Anche se non hanno capito le istruzioni verbali dell'istruttore a causa del deficit cognitivo associato alla demenza avanzata, hanno imitato le sue pose”.


La Park e i suoi collaboratori non hanno trovato differenze nei tre gruppi di intervento sulla funzione fisica, con l'eccezione della forza di impugnatura, che era più alta nel gruppo yoga da sedia rispetto al gruppo di musica. Nessuno dei tre gruppi ha avuto un declino significativo in una qualsiasi delle misure funzionali fisiche indagate.


I ricercatori, inoltre, non ha trovato nessun differenza significativa nell'ansia tra i gruppi, in qualsiasi punto del tempo. Non ci sono state differenze significative tra i gruppi nei cambiamenti di depressione e ansia. I ricercatori non hanno nemmeno trovato differenze significative tra i tre gruppi di intervento sulla qualità del sonno.


Ancora la Park:

“Abbiamo visto un aumento di agitazione nel gruppo yoga da sedia, anche se questo gruppo ha riferito una qualità più alta del punteggio della qualità di vita, comprese condizioni fisiche, umore, capacità funzionali, relazioni interpersonali, capacità di partecipare alle attività significative, e situazioni finali.

“È importante notare che la qualità di vita è un approccio più globale alla funzione biopsicosociale e comportamentale di una semplice misura di agitazione. La meditazione e il componente di connessione mente-corpo del programma di yoga da sedia possono avere incrementato la qualità di vita dei partecipanti a questo studio. Questo risultato è coerente con i nostri studi precedenti che hanno mostrato che un approccio mirato riesce ad aumentare la qualità di vita dei pazienti con demenza“.


I partecipanti allo studio erano over-60 (età mediana 84 anni) e con diagnosi di demenza, compreso l'Alzheimer (il più grande gruppo diagnostico), la demenza da corpi di Lewy e la demenza di Parkinson. Non c'erano differenze demografiche significative tra i gruppi di intervento. Più della metà del gruppo (67,7%) stava prendendo farmaci per gestire i sintomi associati alla demenza.

 

 

 


Fonte: Gisele Galoustian in Florida Atlantic University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Juyoung Park, Magdalena I. Tolea, Diane Sherman, Amie Rosenfeld, Victoria Arcay, Yve Lopes, James E. Galvin. Feasibility of Conducting Nonpharmacological Interventions to Manage Dementia Symptoms in Community-Dwelling Older Adults: A Cluster Randomized Controlled Trial. American Journal of Alzheimer's Disease & Other Dementias®, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)