Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'istruzione può non proteggere dalla demenza come si è pensato finora

Studi precedenti hanno suggerito che avere un livello di istruzione più alto può proteggere il cervello dalla demenza in una certa misura, fornendo una 'riserva cognitiva' che respinge la malattia. Ma i risultati erano contrastanti e un nuovo studio, pubblicato il 6 febbraio 2019 su Neurology®, ha rilevato che l'educazione non ha un ruolo sul momento in cui inizia la malattia o sulla velocità di progressione.


Il primo autore dello studio Robert S. Wilson PhD, della Rush University di Chicago, ha detto:

"I punti di forza di questa ricerca includono l'analisi su più partecipanti, osservati per un periodo di tempo più lungo, rispetto alle analisi precedenti.

"È possibile che il contributo dell'istruzione alla riserva cognitiva dipenda da altri fattori, come le esperienze di vita o i fattori biologici, ma questi risultati non mostrano una relazione tra un livello più alto di istruzione e un tasso più lento di declino delle abilità di pensiero e memoria o un esordio più tardivo del declino accelerato che avviene quando inizia la demenza".


Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato le informazioni del Religious Orders Study, che coinvolge i membri più anziani del clero cattolico di tutti gli Stati Uniti e il progetto Rush Memory and Ageing, che coinvolge gli anziani dell'area metropolitana di Chicago. I partecipanti di entrambi gli studi, seguiti per una media di 8 anni, si sottopongono a valutazioni annuali e accettano un'autopsia cerebrale dopo la morte. I 2.899 partecipanti, che avevano in media 78 anni all'inizio dello studio, avevano in media 16,3 anni di istruzione.


Un totale di 696 partecipanti hanno sviluppato demenza durante lo studio: 752 sono morti e sono stati sottoposti ad autopsia del cervello e 405 hanno sviluppato la demenza, sono morti durante lo studio e hanno avuto l'autopsia. I ricercatori hanno diviso i partecipanti in tre gruppi per livello di istruzione: 12 anni o meno, da 13 a 16 anni e da 17 anni in su.


I ricercatori hanno trovato un'associazione tra livello più alto di istruzione e capacità di pensiero e memoria più elevate all'inizio dello studio, decenni dopo la conclusione dell'istruzione formale. Ma non hanno trovato un'associazione tra istruzione superiore e declino cognitivo più lento. Il livello di istruzione non era correlato nemmeno all'età delle persone quando è iniziata la malattia.


I ricercatori inoltre non hanno confermato i risultati degli studi precedenti che avevano dimostrato che una volta che il declino cognitivo è iniziato nelle persone più istruite, progredisce più velocemente che nelle persone con meno istruzione. Inoltre, non hanno replicato i risultati precedenti secondo cui le persone con alti livelli di marcatori di Alzheimer nel cervello, che avevano livelli alti di istruzione non diminuivano così rapidamente come le persone con gli stessi livelli di marcatori della malattia nel cervello che avevano livelli più bassi di istruzione.


Wilson ha detto:

"Questa constatazione che l'istruzione apparentemente contribuisce poco alla riserva cognitiva è sorprendente dato che l'istruzione influisce sulla crescita cognitiva e sui cambiamenti nella struttura del cervello.

"Ma l'educazione formale in genere termina decenni prima che inizi la vecchiaia, quindi anche le attività in tarda vita che coinvolgono il pensiero e le abilità di memoria come l'apprendimento di un'altra lingua o altre esperienze come le attività sociali, un lavoro impegnativo e uno scopo nella vita possono avere un ruolo nella riserva cognitiva che potrebbe essere più importante delle esperienze remote come la scolarizzazione".


Una limitazione dello studio è che i partecipanti avevano un livello relativamente alto di istruzione, quindi è possibile che gli effetti visti in precedenza sulla riserva cognitiva dovuta all'educazione possano essere stati guidati principalmente dalle variazioni nella fascia più bassa dello spettro di istruzione, ha affermato Wilson.


"Ovviamente, anche se si cala [nella cognizione] alla stessa velocità, è comunque meglio iniziare con un livello superiore di cognizione", ha aggiunto Wilson.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Robert S. Wilson, Melissa Lamar, Julie A. Schneider, Patricia A. Boyle, David A. Bennett. Education and cognitive reserve in old age. Neurology, 6 Feb 2019, DOI: 10.1212/WNL.0000000000007036

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.