Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuova ricerca mostra dove appaiono i primi segni di Alzheimer nel cervello

Nuova ricerca mostra dove appaiono i primi segni di Alzheimer nel cervelloL'immagine mostra dove appaiono i primi segni di Alzheimer nel cervello, per mezzo dell'accumulo di proteina amiloide-β.

I cambiamenti iniziali provocati dal Morbo di Alzheimer (MA) nel cervello si verificano attraverso la ritenzione della proteina amiloide-β (amiloide-beta). Il processo inizia 10-20 anni prima che i primi sintomi diventino evidenti nel paziente.


Un gruppo di ricerca guidato dal professor Oskar Hansson dell'Università di Lund ha ora pubblicato su Nature Communications dei risultati che mostrano dove avviene l'accumulo iniziale di amiloide-β nel cervello. È nelle parti interne del cervello, all'interno di una delle reti funzionali più importanti del cervello, chiamata «rete di modalità predefinita».


"Un pezzo importante del puzzle nella ricerca di MA è ora al suo posto. In precedenza non sapevamo dove rilevare le prime fasi della malattia nel cervello. Ora sappiamo quali parti del cervello devono essere studiate per spiegare infine perché insorge la malattia", afferma Sebastian Palmqvist, professore associato all'Università di Lund e medico all'Ospedale Universitario Skåne.


La rete di modalità predefinita è una delle diverse reti che hanno una funzione specifica nel cervello. È più attiva quando siamo in uno stato di veglia, tranquilli, senza interazioni con il mondo esterno: ad esempio, quando si sogna ad occhi aperti. La rete appartiene alla parte più avanzata del cervello. Tra le altre cose, elabora e collega le informazioni dai sistemi più bassi.


Lo studio, condotto in collaborazione con Michael Schöll, docente senior dell'Università di Göteborg e William Jagust, professore dell'Università della California, è basato su dati provenienti da oltre 400 persone degli Stati Uniti che hanno un rischio più alto di sviluppare l'MA, e circa lo stesso numero di partecipanti dal progetto di ricerca svedese BioFINDER. Lo stato del cervello di tutti i partecipanti è stato monitorato per due anni e confrontato con un gruppo di controllo senza segni di MA.


Da sempre, nel mondo della ricerca, uno degli ostacoli è la difficoltà di determinare quali individui sono a rischio di sviluppo di demenza più tardi nella vita, per monitorarli successivamente negli studi. Il team di ricerca dell'Università di Lund ha pertanto sviluppato un metodo unico per individuare, molto precocemente, quali individui cominciano ad accumulare amiloide-β e sono a rischio. Il metodo combina i risultati dei test del fluido cerebrospinale con le scansioni PET del cervello. Questo fornisce informazioni preziose circa la tendenza del cervello ad accumulare amiloide-β.


Oltre a servire da tabella di marcia per studi futuri sull'MA, i nuovi risultati hanno anche un vantaggio clinico: "Ora che sappiamo dove comincia l'MA, possiamo migliorare la diagnosi, concentrandoci con più precisione su queste parti del cervello, ad esempio negli esami medici di scansione PET", afferma Oskar Hansson, professore dell'Università di Lund e consulente medico all'Ospedale Universitario Skåne.


Sebbene i primi sintomi di Alzheimer diventino notabili agli altri molto più tardi, lo studio attuale dimostra che l'attività di comunicazione del cervello cambia in relazione con la ritenzione precoce di amiloide-β. Come, e con quali conseguenze, sarà esaminato dal gruppo di ricerca in ulteriori studi.

 

 

 


Fonte: Lund University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sebastian Palmqvist, Michael Schöll, Olof Strandberg, Niklas Mattsson, Erik Stomrud, Henrik Zetterberg, Kaj Blennow, Susan Landau, William Jagust, Oskar Hansson. Earliest accumulation of β-amyloid occurs within the default-mode network and concurrently affects brain connectivity. Nature Communications, 2017; 8 (1) DOI: 10.1038/s41467-017-01150-x

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.