Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La mancanza di denti è un fattore di rischio per demenza e Alzheimer

La mancanza di denti può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, è la conclusione di un nuovo studio.


In base ai risultati, più erano i denti mancanti agli anziani, maggiore era la loro probabilità di sviluppare una demenza, compreso l'Alzheimer, nei successivi anni.


Dopo aver notato carenze nella metodologia degli studi precedenti, i ricercatori hanno voluto creare uno studio scientificamente più valido.


Hanno seguito migliaia di adulti giapponesi per 5 anni con l'obiettivo di studiare l'associazione tra i denti mancanti e la demenza, e hanno pubblicato i risultati sul Journal of the American Geriatrics Society dell'8 marzo 2017.


"Questo studio prospettico di coorte di una popolazione giapponese anziana, che ha dimostrato un'associazione inversa tra il numero di denti rimasti e il rischio di sviluppo di demenza e di Alzheimer, indica che i soggetti con una perdita maggiore di denti avevano un rischio più alto di demenza", hanno scritto gli autori, guidati da Kenji Takeuchi DDS/PhD, assistente professore della facoltà di odontoiatria della Kyushu University.

 

Denti sani, mente sana?

Quasi 50 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da demenza, e questo numero è destinato a triplicare entro il 2050, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, pur essendo una condizione diffusa, le cause della demenza non sono ben comprese. Poiché la ricerca precedente ha suggerito un possibile legame tra la perdita dei denti e lo stato cognitivo, i ricercatori hanno voluto approfondire l'associazione potenziale tra i denti mancanti e la demenza.


Hanno iniziato lo studio nel 2007, reclutando più di 1.500 partecipanti giapponesi che vivevano in un sobborgo di Fukuoka. Più dell'85% dei residenti over 60 della città hanno partecipato allo studio.


Durante il 2007 e il 2008, i ricercatori hanno registrato il numero dei denti rimanenti di ogni partecipante. Nei successivi 5 anni, con l'aiuto di operatori sanitari locali, il team ha controllato tutti i giorni i partecipanti valutando quelli con nuovi sintomi neurologici di demenza. Circa 350 partecipanti hanno avuto la diagnosi di demenza e sono stati ordinati per tipo di demenza: Alzheimer, demenza vascolare e demenza di altro tipo.


I partecipanti che avevano un numero minore di denti alla valutazione iniziale avevano una probabilità significativamente più alta di sviluppare la demenza entro cinque anni. Per gli altri tipi di demenza, questo era valido anche dopo l'aggiustamento per le variabili potenzialmente confondenti, come ad esempio una storia di ictus, assunzione di alcol, e le visite odontoiatriche.


I ricercatori hanno anche trovato una significativa associazione tra la mancanza di denti e lo sviluppo della demenza vascolare e dell'Alzheimer; tuttavia, tale associazione non era più significativa dopo l'aggiustamento per le variabili confondenti.


Gli autori dello studio hanno ipotizzato 4 ragioni per cui un minor numero di denti potrebbe essere associato ad un aumento del rischio di demenza:

  1. La carenza di masticazione a causa di morsicatura anomala può ridurre il flusso di sangue al cervello, con conseguente sviluppo di demenza.
  2. Problemi di masticazione del cibo a causa della perdita dei denti può portare a una cattiva alimentazione, che può aumentare il rischio di demenza.
  3. Anche l'infiammazione cronica, causata dalla perdita di denti, può portare a demenza.
  4. Cattive condizioni di salute orale possono indicare cattive condizioni di salute generale nel corso del tempo, e la cattiva salute generale può essere un fattore di rischio per la demenza.


"Questi risultati sottolineano l'importanza clinica di promuovere e sostenere le opportunità per le cure e i trattamenti odontoiatrici, soprattutto in termini di mantenimento di denti fin dalla tenera età per ridurre il rischio di demenza", hanno scritto gli autori.

 

I vantaggi di uno studio di grandi dimensioni

È da notare che, con l'eccezione di quelli che sono morti, lo studio ha seguito il 100% dei partecipanti durante tutti i 5 anni. Gli autori sono stati anche in grado di confermare l'esattezza della loro diagnosi di demenza attraverso autopsie sui partecipanti deceduti.


Tuttavia, lo studio ha avuto alcuni inconvenienti; in particolare, si è concentrato solo su un sobborgo giapponese, quindi i risultati potrebbero non essere applicabili ad altre popolazioni. Inoltre, gli autori hanno rilevato che alcuni altre variabili confondenti, come la depressione, potrebbero non essere state misurate.


Tuttavia, i risultati sottolineano ancora la necessità di eseguire altre ricerche per studiare ulteriormente il legame tra perdita di denti e demenza, compresa la valutazione dei motivi per i quali esiste una associazione: "Il presente studio ha dimostrato che la perdita dei denti è un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza e di Alzheimer in una popolazione anziana giapponese", hanno concluso gli autori.

 

Probabilità di sviluppare una demenza in base al numero di denti rimasti:

Denti rimasti 20+ 10-19 1-9 0
Numero di persone 893 348 204 121
Alzheimer 1* 1.97* 2.66* 4.34*
Demenza Vascolare 1* 3.40* 3.03* 3.38*
Altri tipi di demenza 1* 2.09* 2.60* 3.83*

* tasso di rischio

 

 

 

 


Fonte: Theresa Pablos in DrBicuspid.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Kenji Takeuchi, Tomoyuki Ohara, Michiko Furuta, Toru Takeshita, Yukie Shibata, Jun Hata, Daigo Yoshida, Yoshihisa Yamashita and Toshiharu Ninomiya. Tooth Loss and Risk of Dementia in the Community: the Hisayama Study. Journal of the American Geriatrics Society, Version of Record online : 8 MAR 2017, DOI: 10.1111/jgs.14791

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)