Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Bilinguismo e mente: le lingue modellano la nostra capacità di elaborare le informazioni

lingua modella la nostra capacità di elaborare le informazioni.Lo schema dell'invecchiamento cerebrale di un monolingue e un bilingue. Nei monolingue, l'invecchiamento è associato ad un aumento del ricorso alle regioni frontali, secondo l'ipotesi PASA. Nei bilingui, l'invecchiamento cerebrale mostra una conservazione delle regioni posteriori (compresa la corteccia temporale e parietale), così come una maggiore connettività tra le aree frontali e posteriori, generando riserva cognitiva. (Fonte: [url:http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fpsyg.2014.01401/full]Frontiers in Psychology[/url])

In un mondo sempre più globalizzato, ci sono molti vantaggi pratici a parlare due lingue piuttosto che una. Anche negli Stati Uniti, dove erano in gran parte monolingui, si stima che oltre il 20 per cento della popolazione ora parli una seconda lingua.


Le prime ricerche sul bilinguismo, condotte prima del 1960, tuttavia, avevano legato il bilinguismo a punteggi più bassi di QI, a deficit cognitivi e anche a ritardo mentale. Questi studi avevano riferito che i bambini monolingui erano fino a tre anni più avanti dei bambini bilingui, sia in intelligenza verbale che non verbale. Da questi studi, è cresciuta una percezione da parte del pubblico che il bilinguismo portasse ad un 'handicap del linguaggio'.


"Parlando con i miei studenti delle loro esperienze d'infanzia, ho scoperto che molti di loro erano stati scoraggiati dal parlare due lingue durante la crescita. Questo era basato su una percezione sbagliata che così facendo si sarebbe ritardato lo sviluppo", dice la Prof.ssa Yang Hwajin, psicologa cognitiva e dello sviluppo della Singapore Management University (SMU).


Da allora, questi primi studi linguistici sono stati ampiamente smentiti, e i linguisti non credono più che il bilinguismo provochi deficit cognitivi. "Quello che abbiamo trovato negli ultimi tre decenni, è che il bilinguismo ha un impatto notevole sulla funzione cognitiva, sul modo in cui pensiamo, prendiamo decisioni, percepiamo le cose, troviamo soluzioni e così via", osserva.


In realtà, il multilinguismo può conferire una forma molto utile di allenamento cognitivo, dice la prof.ssa Yang. "Per esempio, io parlo coreano e inglese. Quando parlo inglese, devo inibire i pensieri di grammatica coreana, e concentrarmi sulla grammatica inglese, le due lingue non condividono nessuna struttura grammaticale. Parlare queste due lingue mi ha addestrato a inibire le distrazioni e a concentrarmi meglio".


La ricerca della prof.ssa Yang sul bilinguismo è cresciuta naturalmente dal suo interesse per i fattori che influenzano la funzione esecutiva del cervello, quella che dirige i processi che ci permettono di risolvere i cruciverba, di decostruire l'ultimo episodio di Game of Thrones, o di ricordare quello che abbiamo avuto per cena la settimana scorsa.


Essere bilingue ha dimostrato di migliorare la funzione esecutiva del cervello, e anche di ritardare l'insorgenza della demenza o dell'Alzheimer. "Ero interessata ai fattori che influenzano tale controllo esecutivo, in quanto possono a loro volta formare le nostre prestazioni sul lavoro, a scuola, e in altre parti della nostra vita. Dopo tutto, le funzioni cognitive più cruciali influenzano la nostra vita in vari ambiti, indipendentemente dall'età", dice.

 

Potenza della lingua

La prof.ssa Yang è particolarmente impressionata dall'elevata estensione del bilinguismo a Singapore, che è in contrasto con la sua terra d'origine, la Corea del Sud, dove la maggior parte della popolazione è monolingue e parlare due lingue è limitato per lo più a quelli con alto status socio-economico. "Ogni volta che qui interagisco anche con i tassisti, spesso parlano più lingue: inglese, mandarino e uno o più dialetti cinesi", dice.


Singapore, in quanto tale, si è dimostrato un terreno fertile per la prof.ssa Yang per studiare la relazione tra multilinguismo e cognizione, anche se lei ha affrontato delle sfide nella raccolta dei dati. "Io studio i bambini bilingui, e talvolta anche i neonati allevati in un contesto bilingue. Dal momento che i genitori sono persone impegnate, visitiamo centri di cura diurni e chiediamo il consenso dei genitori per coinvolgere i bambini nella ricerca. Ma i genitori e gli insegnanti sono restii a farlo, in quanto c'è ancora la tendenza a non credere nel potenziale impatto di tale ricerca", osserva.


Il lavoro della prof.ssa Yang con i bambini però ha già visto dei risultati. Uno studio l'ha vista esaminare l'impatto di crescere in una famiglia bilingue, piuttosto che monolingue, per i bambini di status economico basso. "I bambini di status socio-economico basso in genere hanno funzioni cognitive inferiori rispetto a quelli con status socio-economico elevato. Questo potrebbe essere perché entrambi i genitori sono fuori al lavoro per guadagnare soldi, li lasciano soli a casa, senza stimoli intellettuali", spiega.


Qui, il bilinguismo sembra essere una forma di intervento per promuovere la funzione esecutiva. La prof.ssa Yang ha scoperto che figli di [persone con] stato socioeconomico basso, che parlavano due lingue, hanno ottenuto risultati molto migliori nei test comportamentali rispetto a i loro coetanei monolingui. È interessante notare che le osservazioni sono simili a quelle di un altro studio che ha coinvolto neonati, invece di bambini, di status socio-economico basso.


"Dal momento che i neonati non possono verbalizzare o esprimersi, definiamo i bambini bilingue attraverso il numero di lingue alle quali sono esposti. Ad esempio, un neonato esposto all'inglese per il 60 per cento del tempo, e mandarino per il 40 per cento del tempo, sarebbe considerato bilingue", dice. "Abbiamo scoperto con sorpresa che anche i bambini bilingui di status socio-economico basso hanno dimostrato un maggiore sviluppo cognitivo rispetto ai bambini monolingui di pari stato. Ciò implica che il bilinguismo potrebbe aiutare lo sviluppo dei bambini in ambienti svantaggiati".

 

Aumento della potenza del cervello con il bilinguismo

Altri studi hanno dimostrato che il bilinguismo può essere usato in ambito clinico per aiutare i bambini con diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, o i pazienti con compromissione della funzione cognitiva. La prof.ssa Yang spera anche di dimostrare i benefici per gli individui che non esibiscono deterioramento cognitivo.


Un altro settore che la prof.ssa Yang vorrebbe esplorare è la biologia che sta dietro l'acquisizione della seconda lingua. In particolare, i bilingui mostrano modelli diversi nell'anatomia e nella fisiologia del cervello?
"Finora ci siamo concentrati sui dati comportamentali, come le prestazioni e l'attitudine al lavoro. Non abbiamo ancora toccato le neuroscienze (il cervello) in particolare nel contesto asiatico. Ad esempio, sarebbe interessante esaminare quali cambiamenti ha prodotto il bilinguismo nel mio cervello negli ultimi 20 anni, e se questo può a sua volta essere associato al mio comportamento", ha concluso.

 

 

 


Fonte: Yamini Chinnuswamy in Singapore Management University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)