Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio: composti vegetali possono potenziare le funzioni cerebrali degli anziani



Gli stessi composti che danno colori vivaci a piante e ortaggi, potrebbero supportare il funzionamento del cervello degli anziani, secondo un recente studio eseguito alla University of Georgia.


La ricerca, del dipartimento di psicologia, è stata la prima ad usare la tecnologia fMRI per studiare il modo in cui questi composti influenzano l'attività cerebrale e ha dimostrato che i partecipanti allo studio con i livelli più bassi [dei composti] devono fare affidamento su una maggiore potenza del cervello per completare compiti di memoria.


Le persone assorbono questi composti (chiamati carotenoidi) dalla dieta, e in ricerche precedenti due di loro (luteina e zeaxantina) hanno dimostrato di rafforzare gli occhi e la salute cognitiva degli anziani. Ciò che non si conosceva ancora è l'insieme dei meccanismi neurali alla base del rapporto tra questi composti e la cognizione, ha detto Cutter Lindbergh, primo autore dello studio e dottorando nel dipartimento di psicologia nel Franklin College of Arts and Sciences.


"Se si può dimostrare che c'è realmente un vero e proprio meccanismo alla base di questo, allora potenzialmente si potrebbero usare questi integratori alimentari o cambiamenti nella dieta, e si potrebbe facilmente intervenire e potenzialmente migliorare la cognizione degli anziani", ha detto L. Stephen Miller, professore di psicologia e autore corrispondente dello studio.


Con l'aiuto di Miller, Lindbergh ha usato la tecnologia fMRI, chiamata anche risonanza magnetica funzionale, per misurare l'attività cerebrale di più di 40 adulti tra i 65 e gli 86 anni, mentre tentavano di ricordare abbinamenti di parole che avevano sentito in precedenza. I ricercatori hanno poi analizzato l'attività cerebrale mentre i partecipanti erano nella macchina, trovando che le persone con livelli alti di luteina e zeaxantina non richiedono tanta attività cerebrale per completare l'operazione.


I ricercatori hanno determinato il livello dei composti in due modi: attraverso campioni di siero dal sangue, e attraverso i livelli retinici che vengono misurati usando la fotometria a sfarfallio non invasiva, che si basa su luci per determinare i livelli dei composti nell'occhio.


"Nel cervello che invecchia c'è un processo di deterioramento naturale, ma il cervello è molto bravo a compensarlo", ha detto Lindbergh. "Uno dei metodi che usa è impegnare più potenza del cervello per fare un lavoro, in modo da mantenere lo stesso livello di prestazioni cognitive".


In questo studio, i partecipanti con livelli più bassi di luteina e zeaxantina dovevano usare più energia del cervello e affidarsi in modo più pesante a diverse parti del cervello per ricordare gli abbinamenti di parole sentite. Le persone con livelli più elevati, invece, potevano minimizzare la quantità di attività cerebrale necessaria per completare l'operazione. In altre parole, erano "neuralmente più efficienti".


"E' nell'interesse della società studiare il modo per tamponare questo declino, e prolungare l'indipendenza funzionale degli anziani", ha detto Lindbergh. "Cambiare dieta o aggiungere integratori per aumentare i livelli di luteina e zeaxantina potrebbe essere una strategia per aiutare in questo".


Lo studio non ha mostrato alcuna relazione tra i livelli dei composti e il numero di parole che i partecipanti possono ricordare, ma questa constatazione, anche se un po' inaspettata, dimostra che il cervello ha dovuto mettere la marcia più alta per compensare il calo di funzionamento cognitivo.


"In superficie, sembrava che tutti stessero facendo la stessa cosa e ricordassero le stesse parole", ha detto Lindbergh "ma quando si toglie il cappuccio e si guarda ciò che sta realmente accadendo nel cervello, ci sono differenze significative legate ai livelli di carotenoidi".


I partecipanti non sono stati selezionati in modo casuale e la dimensione totale del campione è piccola, ma è significativa l'entità delle variazioni nel funzionamento del cervello all'interno del gruppo. Il passo successivo per i ricercatori è studiare se gli interventi, come cambiare la dieta per includere più verdure che contengono carotenoidi o aggiungere integratori alimentari, possono aumentare le prestazioni neurocognitive degli individui.

 

 

 


Fonte: Leigh Beeson University of Georgia (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Cutter A. Lindbergh, Catherine M. Mewborn, Billy R. Hammond, Lisa M. Renzi-Hammond, Joanne M. Curran-Celentano, L. Stephen Miller. Relationship of Lutein and Zeaxanthin Levels to Neurocognitive Functioning: An fMRI Study of Older Adults. Journal of the International Neuropsychological Society, 2016; 1 DOI: 10.1017/S1355617716000850

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.