Una delle più grandi difficoltà con l'Alzheimer (AD) è che nel momento in cui il medico rileva le alterazioni del comportamento, la malattia ha già iniziato il suo corso irreversibilmente distruttivo.
Gli scienziati sanno che sono coinvolte lesioni cerebrali tossiche create dalle proteine amiloide-beta e tau. Eppure le terapie emergenti che puntavano a queste lesioni hanno fallito in recenti studi clinici. Questi risultati suggeriscono che i trattamenti, per riuscire, richiedono la diagnosi della malattia nelle sue prime fasi.
Ora, usando la scoperta di farmaci assistita dal computer, un biochimico molecolare e un chimico di imaging molecolare dell'Università di Stato dell'Ohio stanno collaborando per creare un prodotto chimico di imaging che si attacca prevalentemente alle lesioni indotte dalla tau nel cervello vivente. Sperano che il "progettista" del tracciante possa aprire la porta alla diagnosi precoce, e a migliori trattamenti per l'Alzheimer, la demenza frontale temporale e le lesioni cerebrali traumatiche come quelle subiti da atleti professionisti: tutte condizioni in cui dei filamenti aggrovigliati di tau si accumulano nel tessuto cerebrale.
"Stiamo creando degli agenti specificamente progettati per legarsi alla superficie delle proteine tau aggregate, in modo da poter vedere dove e quanta tau si sta raccogliendo nel cervello", scrive Jeff Kuret, professore di biochimica molecolare e cellulare al College of Medicine della Ohio State University. "Pensiamo che la "firma tau" possa essere usata per migliorare la diagnosi e la progressione della malattia".
Il collega ricercatore Michael Tweedle, professore di radiologia alla Facolta di Medicina della Ohio State, osserva che ci possono essere più vantaggi nel visualizzare la tau. "A differenza dell'amiloide-beta, la tau appare in regioni specifiche del cervello nell'Alzheimer", scrive Tweedle. "Con una visione migliore della distinzione tra tau e amiloide, saremo in grado di creare una visione molto più accurata della progressione della malattia, e di fare un lavoro molto migliore per fornire le terapie giuste alle popolazioni giuste, nel momento giusto".
Tweedle nota che non ci sono farmaci attualmente disponibili che scalfiscano la tau, ma che molti sono in fase di sviluppo. Entrambi i ricercatori sottolineano la possibilità di visualizzare la tau nel cervello vivente come fondamentale per identificare le persone che potrebbero beneficiare di farmaci anti-tau, quando entrano negli studi clinici.
La ricerca di agenti selettivi di neuroimaging per la tau sta procedendo con l'aiuto di un finanziamento pilota assegnato al gruppo dal Center for Clinical and Translational Science (CCTS) della Ohio State, fondi necessari per sintetizzare radiotraccianti candidati per i test. Il team ha poi ricevuto finanziamenti dalla Alzheimer's Drug Discovery Foundation per verificare come i composti si distribuiscono in tutto il corpo. Questo lavoro fa leva anche su diverse risorse fondamentali finanziate dal CCTS. Finora, il team ha preparato 12 leganti che hanno promettenti affinità di legame agli aggregati di tau.
"E' un processo iterativo, e ogni passo ci dà nuove informazioni su quello che abbiamo dobbiamo cercare", scrive Tweedle. "Ora sappiamo quali parti della molecola modificare mantenendo altre buone qualità". Le tauopatie sono malattie neurodegenerative associate all'accumulo di "grovigli" di proteina tau nel cervello umano. L'Alzheimer è una delle taupatie più comuni, ma gli aggregati di tau si trovano anche in alcune forme di demenza frontotemporale, così come nelle lesioni cerebrali traumatiche. L'Alzheimer è diventata uno dei disturbi più comuni nella popolazione, e si prevede che sarà uno dei principali componenti dei costi sanitari nei prossimi decenni.
Fonte: Ohio State University Center for Clinical and Translational Science, via Newswise.
Pubblicato in Science Daily il 23 Aprile 2013 (click for the English version) - Traduzione di Franco Pellizzari
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