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Olfatto alterato può segnalare un declino cognitivo, ma un 'allenamento' può aiutare

Invecchiando, spesso abbiamo problemi con la nostra capacità di sentire gli odori (chiamata disfunzione olfattiva). Le persone anziane potrebbero non essere in grado di identificare un odore o differenziare un odore da un altro. In alcuni casi potrebbero non riuscire a rilevare alcun odore.


Le difficoltà di identificazione degli odori sono comuni nelle persone con malattie neurodegenerative, compreso il morbo di Alzheimer (MA).


In assenza di una causa medica nota, un senso alterato dell'olfatto può essere un predittore del declino cognitivo. È stato stimato che le persone anziane che hanno difficoltà nell'identificare gli odori comuni hanno il doppio delle probabilità di sviluppare demenza entro 5 anni rispetto a quelle senza perdita olfattiva significativa.


La disfunzione olfattiva è spesso presente prima che compaiano altri sintomi cognitivi, anche se questa perdita può passare inosservata. Oltre ad essere un potenziale indicatore precoce del MA, i problemi olfattivi possono comportare rischi per la sicurezza, come non sentire odore di gas, fumo o cibo avariato.


La capacità dell'olfatto è fortemente legata anche al gusto, quindi il suo deterioramento può portare ad una diminuzione dell'appetito e quindi a carenze nutrizionali. A loro volta, i deficit olfattivi possono diminuire la qualità della vita e aumentare il rischio di depressione.


Ma ci sono prove emergenti che allenare l'olfatto può migliorare la capacità di sentire l'odore. Questi risultati possono offrire qualche speranza agli anziani che hanno difficoltà olfattive e un conseguente declino della qualità della vita.

 

Che collegamento c'è tra olfatto e cervello?

Il processo dell'odorato attiva la complessa rete olfattiva nel cervello. Quando sentiamo l'odore di una rosa, ad esempio, i recettori nel naso rilevano le molte molecole che formano l'odore della rosa.


Questa informazione viene quindi inviata alle molte aree del cervello (inclusi il bulbo olfattivo e la corteccia olfattiva, l'ippocampo, il talamo e la corteccia orbitofrontale) che ci aiutano a elaborare le informazioni su quell'odore.


Per nominare la rosa, accediamo alla nostra conoscenza memorizzata del suo modello di molecole di odore, sulla base dell'esperienza passata. Quindi identificare l'odore come appartenente a una rosa è considerato un compito cognitivo.

 

Cos'è l'allenamento olfattivo?

L'addestramento dell'olfatto è stato studiato in vari animali, dai moscerini ai primati. Gli animali esposti a odori multipli sviluppano un numero maggiore di cellule cerebrali e più connessioni tra di loro. Questo processo ha dimostrato di migliorare l'apprendimento e la memoria degli odori.


Nell'uomo, l'allenamento olfattivo in genere comporta annusare una gamma di odori robusti che rappresentano le principali categorie di odore: floreali (come la rosa), fruttati (limone), aromatici (eucalipto) o resinosi (chiodi di garofano). I partecipanti possono essere invitati a concentrarsi su particolari odori, cercare di rilevare certi odori o annotare le loro intensità.


In genere, l'allenamento viene ripetuto ogni giorno per diversi mesi. Per gli anziani sono consigliati periodi superiori a tre mesi.


Questo addestramento ha dimostrato di migliorare la capacità delle persone di identificare e distinguere gli odori. In misura minore, può aiutare il rilevamento degli odori nelle persone con varie forme di perdita di odore, comprese quelle con compromissione cerebrale come una lesione alla testa o con Parkinson.


È importante sottolineare che uno studio recente sull'allenamento olfattivo negli anziani non solo ha migliorato le prestazioni nell'identificare gli odori, ma è anche stato associato al miglioramento delle altre capacità cognitive.


Ad esempio, coloro che hanno fatto l'allenamento olfattivo hanno migliorato la fluidità verbale (capacità di nominare parole associate a una categoria), rispetto ai partecipanti di controllo che hanno solo fatto esercizi di Sudoku.

 

Come funziona l'allenamento olfattivo?

La neuroplasticità, la capacità del nostro cervello di cambiare continuamente in risposta all'esperienza, può essere la chiave per il funzionamento dell'allenamento dell'odore.


La neuroplasticità comporta la generazione di nuove connessioni e/o il rafforzamento di quelle esistenti tra i neuroni (cellule cerebrali), che a loro volta possono portare a cambiamenti nelle capacità di pensare o nel comportamento. Possiamo vedere prove di neuroplasticità quando suoniamo uno strumento o impariamo una nuova lingua.


La rete olfattiva è considerata particolarmente neuroplastica. La neuroplasticità può quindi essere alla base dei risultati positivi derivanti dall'allenamento olfattivo, sia in termini di miglioramento delle capacità olfattive che di potenziamento della capacità per altri compiti cognitivi.

 

Quello olfattivo potrebbe essere il nuovo allenamento del cervello?

L'allenamento del cervello, che mira a mantenere o migliorare la funzione cognitiva, è stato ampiamente studiato nelle persone anziane con demenza o a rischio di essa.


Gli approcci di stimolazione cognitiva stabiliti generalmente insegnano ai partecipanti a usare strategie di apprendimento con stimoli visivi o uditivi. Ad oggi, l'allenamento cognitivo formale non è stato tentato con gli odori.


Tuttavia, usando la considerevole neuroplasticità della rete olfattiva e le tecniche di allenamento cognitivo basate sull'evidenza, si possono puntare sia i deficit olfattivi che quelli cognitivi, in particolare negli anziani a rischio di demenza.


Sembra che sia possibile allenare il nostro cervello attraverso il naso.

 

 

 


Fonte: Anna Wolf (postdottorato, Università di Melbourne) e Alex Bahar-Fuchs (ricercatore di psichiatria, Università di Melbourne)

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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