Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I lampi di luce potrebbero essere la cura per l'Alzheimer?

I lampi di luce potrebbero essere la cura per l'Alzheimer?Le scansioni mostrano il ritmo gamma normale rispetto a quello che c'è in un cervello affetto da Alzheimer (Fonte: MIT)L'Alzheimer è una delle più grandi domande senza risposta nel campo della medicina.


Si stima che 5 milioni di americani abbiano attualmente questa malattia mentale devastante, un numero destinato a triplicare entro il 2050, senza interventi efficaci. Ma la storia dello sviluppo di farmaci vede un tasso di successo inferiore all'1%.


"Già 1 dollaro su 5 speso da Medicare e Medicaid va all'Alzheimer", ha detto Rudy Tanzi, direttore di genetica e dell'unità di ricerca sull'invecchiamento del Massachusetts General Hospital e professore di neurologia alla Harvard Medical School. "Poiché 71 milioni di baby boomer come me vanno verso l'età a rischio, la spesa passerà a 1$ su 3 o 1$ su 2, e l'Alzheimer da solo farà crollare il nostro sistema sanitario. Farà collassare da solo Medicare e Medicaid in questo paese".


La necessità di trattamenti è in netto contrasto con la comprensione della malattia da parte della scienza. Dopo ogni grande fallimento di sperimentazione clinica - ce ne sono stati almeno otto negli ultimi dieci anni, i più recenti sono di Eli Lilly in novembre, e di Merck in febbraio - il settore si interroga perfino se si sta concentrando sulla cosa giusta. In particolare: le placche amiloidi che intasano il cervello che sono le caratteristiche del morbo.


"L'idea è stata testata e ha dimostrato di NON essere corretta", ha detto George Perry, professore e decano della Facoltà di Scienze dell'Università del Texas di San Antonio. "In termini razionali non c'è motivo di continuare con questa ipotesi".


Perry è in minoranza. Ricercatori come Tanzi di Harvard sono convinti dai dati genetici che l'amiloide è il bersaglio giusto, dicendo che i pazienti hanno solo bisogno di essere trattati prima nel corso della malattia, prima che inizi a privarli della memoria e della cognizione: "Ogni scienziato che ha letto attentamente la documentazione e prestato attenzione a tutti i dettagli degli ultimi 30 anni del viaggio dell'ipotesi amiloide sarebbe arrivato a una sola conclusione, e cioè che gli esperimenti hanno fatto fallire l'ipotesi".


E nonostante il tasso di fallimento, gli esperimenti più importanti per l'Alzheimer stanno ancora puntando l'amiloide, ma prima nel corso della malattia. La Biogen sta spendendo più di $ 2 miliardi per rispondere a questa domanda in studi clinici in fase avanzata.


Ma a causa della controversia, è confortante vedere idee alternative, anche se nelle prime fasi di sviluppo. C'è l'approccio della giovane biotech Voyager Therapeutics, che usa sistemi di consegna virali della terapia genica per penetrare la barriera emato-encefalica, quella che alcuni hanno descritto come una sorta di porta di filtraggio tra il corpo e il cervello, per creare proteine ​​nelle cellule cerebrali e influenzare la malattia.


"Il lato interessante di questo approccio è che, poiché il vettore arriva alle cellule del cervello (neuroni o cellule gliali), mette su bottega e con una singola iniezione possiamo produrre anticorpi per molti, molti anni", ha detto il Dr. Steve Paul, CEO di Voyager. Paul ha trascorso anni alla Lilly e sottoscrive l'ipotesi amiloide, anche se un obiettivo principale del programma Alzheimer della Voyager è un'altra importante proteina, la tau. Siamo ancora a qualche anno dai test negli esseri umani.


Un altro approccio precoce è ancora più radicale: l'idea che si possa trattare l'Alzheimer con la luce.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature lo scorso Dicembre, i ricercatori del MIT guidati dal dottor Li-Huei Tsai hanno scoperto che l'invio di luce ha eliminato le placche dal cervello di topi. L'idea ruota attorno a una frequenza delle onde cerebrali chiamata «gamma».


"Sappiamo che i ritmi gamma sono coinvolti nelle funzioni cerebrali di ordine superiore, come la percezione, l'attenzione, e la formazione della memoria di lavoro", ha detto la Tsai dal suo laboratorio del MIT a Cambridge in Massachusetts. La Tsai ha spiegato che quei ritmi - neuroni che 'sparano' in modo sincrono nel cervello - risultano compromessi nelle persone con Alzheimer. Così ha deciso di vedere cosa succederebbe se fossero ripristinati.


Ha deciso di usare una luce lampeggiante per tentare di ripristinare i ritmi - un'idea che dice di aver avuto dopo aver visto una ricerca della fine degli anni '80 nei gatti. E infatti, manipolando luci LED per farle lampeggiare alla frequenza gamma - 40 volte al secondo - il suo team ha scoperto che si ripristinano i ritmi gamma nel cervello dei topi. "Eravamo felici", ha detto la Tsai.


La domanda successiva è stata cosa succede quando quei ritmi si ripristinano in un cevello con Alzheimer. "E' stato incredibile", ricorda la Tsai. "All'inizio siamo rimasti molto sorpresi di vedere che, dopo che abbiamo indotto i ritmi gamma nel topo modello di Alzheimer, l'amiloide si è notevolmente ridotta. Nel giro di un'ora, abbiamo visto che il livello di amiloide si è tagliato quasi della metà".


Ci sono stati anche altri segni di buone notizie nel cervello: un effetto sulla tau e sull'infiammazione, anch'esse implicate nell'Alzheimer, oltre a un ripristino della funzione delle microglia - ciò che la Tsai descrive come le custodi del cervello - contro l'amiloide.


Quindi ciò significa che tutto quello che serve per trattare l'Alzheimer è far sedere il paziente in una stanza per un'ora al giorno con luci LED che lampeggiano 40 volte al secondo? Non così in fretta, dice la Tsai, anche se c'è stato molto entusiasmo attorno al lavoro: "Dal momento che il documento è stato pubblicato in dicembre dello scorso anno sono stata letteralmente bombardata da email e telefonate. Visto che l'approccio è così facile e non invasivo, molte persone vogliono sapere come applicarlo ai soggetti umani. Penso che dobbiamo ancora sapere veramente se ci sono effetti negativi dopo il trattamento a lungo termine".


Una società appena partita, la Cognito Therapeutics, ha avuto la tecnologia in licenza dal MIT per sviluppare potenziali trattamenti con la sperimentazione umana. La Tsai ammonisce che c'è ancora molta strada da fare. "Sappiamo bene che ci sono centinaia di farmaci che sembrano funzionare perfettamente sui topi, solo per fallire miseramente nella sperimentazione umana", ha detto la Tsai. "Anche se siamo semplicemente super entusiasti dei nostri risultati fino ad ora, voglio solo sottolineare quel punto".

 

 

 


Fonte: Meg Tirrell in CNBC.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)