Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Sintomi neuropsichiatrici accelerano la progressione verso l'Alzheimer

Diversi sintomi neuropsichiatrici sono associati con la progressione iniziale all'Alzheimer (AD) grave e la morte prematura, secondo una nuova ricerca.


Usando i dati di uno studio longitudinale di riferimento, i ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora nel Maryland, hanno scoperto che i sintomi psicotici e affettivi hanno un impatto diverso sulla velocità di progressione all'AD grave e alla morte.


Tuttavia, la presenza di almeno un sintomo neuropsichiatrico clinicamente significativo è predittivo della progressione ad entrambi gli esiti. La ricerca è pubblicata nel numero di maggio dell'American Journal of Psychiatry.

 

Implicazioni cliniche?

Guidati da Matthew E. Peters MD, del Dipartimento di Psichiatria della Johns Hopkins University, i ricercatori osservano che sappiamo poco sui fattori che influenzano il tasso di progressione all'AD.


Per esaminare il legame tra sintomi neuropsichiatrici clinicamente significativi dei pazienti con AD lieve e la progressione alla demenza grave o alla morte, i ricercatori hanno analizzato i dati dal Cache County Dementia Progression Study, nel quale 5.092 residenti over-65 sono stati reclutati nel 1995 e poi esaminati a intervalli di 3-5 anni.


Ci sono stati 335 casi di Alzheimer incidente, insorti a un'età media di 84,3 anni. Sessantotto individui (20%) hanno sviluppato demenza grave nel corso dello studio. Entro il 2010 sono morti 273 partecipanti. Il tempo mediano per passare alla malattia grave era di 8,4 anni, e il tempo per la morte era di 5,7 anni.


I sintomi neuropsichiatrici sono stati identificati nel 50,9% dei pazienti. I sintomi del gruppo Psicosi sono stati diagnosticati nel 18,1% dei pazienti, e sintomi del gruppo Affettivo al 38,8%. Il sintomo Apatia/Indifferenza è stato osservato nel 16,9% dei pazienti al basale; 10,0% ha avuto il dominio di Agitazione/Aggressività.


L'analisi di regressione multivariata di Cox ha rivelato che la progressione verso la demenza grave è stata prevista dal gruppo Psicosi, Agitazione/Aggressività, e da almeno un sintomo clinicamente significativo neuropsichiatrico (hazard ratio [HR], 2.007, 2.946, e 2.682, rispettivamente; P = .03, P = .004 e P = 001, rispettivamente).


La progressione alla morte era stata prevista dal gruppo Psicosi (HR = 1.537; p = 0,01), gruppo Affettivo (HR = 1.510; P = .003), Agitazione/Aggressività (HR = 1.942; P = .004), e da almeno un sintomo neuropsichiatrico lieve (HR = 1.448; P = .02), e da almeno un sintomo neuropsichiatrico clinicamente significativo (HR = 1.951; P ≤ .001). Il tempo alla morte è stato associato anche ad un peggiore stato di salute medica. L'età all'insorgenza della demenza si è legata al tempo di demenza grave in modo non lineare; si è linearmente correlata al tempo alla morte.


I risultati non sono influenzati dall'età di esordio, dallo stato di salute, o dall'uso di antidepressivi, antipsicotici, o benzodiazepine. A differenza dei risultati di studi precedenti, l'apatia non è riuscita a prevedere la progressione verso la morte.


I risultati completano quelli di uno studio precedente degli stessi ricercatori sulla medesima popolazione, in cui il tempo più breve per arrivare all'AD grave è stato predetto dall'essere di sesso femminile, dall'avere meno scolarità, e dall'avere almeno un sintomo neuropsichiatrico clinicamente significativo al basale. Inoltre, l'età di esordio della demenza ha previsto la progressione più veloce alla demenza grave sia nel terzile più giovane di età che in quello più vecchio di quello studio.


Discutendo i risultati con Medscape Medical News, il dottor Peters ha spiegato che ci sono tre possibili ipotesi per spiegare il legame tra sintomi neuropsichiatrici e demenza, che lui e il coautore Constantine G. Lyketsos MD/MHS hanno definito in un editoriale all'inizio di quest'anno. Sono i seguenti:

  • L'ipotesi sintomo, in cui si pensa che i sintomi neuropsichiatrici siano il risultato dei cambiamenti legati all'AD nel cervello;
  • L'ipotesi fattore di rischio, secondo la quale i sintomi neuropsichiatrici sono causati da patologie concomitanti non correlate alla patologia di AD; e
  • Il modello bisogni insoddisfatti, in cui i sintomi comportamentali nascono perché un individuo (o il relativo caregiver) non è in grado di soddisfare le sue esigenze.


Il Dr Peters ritiene, tuttavia, che una delle sfide nei pazienti con AD è nell'identificare i sintomi neuropsichiatrici, in particolare quelli che sono più «sfumati». "Vorrei dire che, in psichiatria, siamo attenti alla loro ricerca ... ma ci sono molti pazienti che alla fine vediamo che sono stati trattati per la demenza o il decadimento cognitivo lieve per anni e nessuno ha considerato il fatto che c'è un altro sintomo neuropsichiatrico", ha detto.

"Con questi risultati, anche se non sappiamo quale sarà l'impatto sulla morbilità e la mortalità derivante dal trattare queste persone, la speranza è che la progressione abbia rallentato e che la mortalità possa essere tornata al tasso normale", ha aggiunto il dottor Peters.

"Ma non lo sappiamo, e quando abbiamo trattato queste persone con i farmaci ... non c'era una differenza tra coloro che sono stati trattati e quelli che avevano i sintomi all'inizio del trattamento".

[...]

 

 

 

 

 


Fonte: John Hopkins University via Medscape (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Matthew E. Peters, M.D.; Sarah Schwartz, M.S.; Dingfen Han, Ph.D.; Peter V. Rabins, M.D.; Martin Steinberg, M.D.; Joann T. Tschanz, Ph.D.; Constantine G. Lyketsos, M.D., M.H.S. Neuropsychiatric Symptoms as Predictors of Progression to Severe Alzheimer’s Dementia and Death: The Cache County Dementia Progression StudyAm J Psychiatry. 2015;172:460-465 doi: 10.1176/appi.ajp.2014.14040480

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.