Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Una telefonata al mese può ridurre la depressione dei caregiver familiari

phone operator

Una conversazione telefonica di 40 minuti al mese con un professionista non medico può sopprimere o invertire la traiettoria della depressione sperimentata così spesso dai familiari che assistono pazienti con demenza in casa, secondo uno studio condotto da ricercatori della University of California di San Francisco.


Numerosi studi hanno evidenziato l'elevata incidenza della depressione nei caregiver di demenza, che può portare a più visite al pronto soccorso per i loro assistiti e attivare il passaggio da casa propria a una struttura di vita assistita o a una casa di riposo.


Questo studio ha trovato che un semplice intervento relativamente poco costoso, con il 'navigator di un team di assistenza' che opera in prima linea con il supporto di medici, può migliorare il benessere dei caregiver, il cui ruolo può essere cruciale per la sopravvivenza e la qualità della vita del paziente.


Lo studio è pubblicato in JAMA Internal Medicine dal 30 settembre 2019.


I ricercatori hanno monitorato per 12 mesi la qualità della vita e la depressione di 780 coppie paziente - caregiver, con quest'ultimo che per l'86% dei casi era il ​​coniuge o la figlia. Queste coppie includevano 512 caregiver nel gruppo di intervento e 268 nel gruppo di controllo con la “solita cura”, in cui il supporto è stato limitato ad un elenco standard di risorse e servizi e a un bollettino trimestrale.


I ricercatori hanno scoperto un calo dal 13,4% al 7,9% del numero di caregiver con depressione moderata-grave nel gruppo di intervento nel corso dell'anno, rispetto a un incremento dal 8% al 11,1% nella coorte 'solita cura'.


Quando i ricercatori hanno esaminato la qualità della vita dei pazienti con demenza, hanno scoperto che era calata sia nel gruppo di intervento che in quello di controllo. Tuttavia, la qualità di vita dei pazienti di intervento aveva ottenuto mezzo punto in più su una scala a quattro punti, in settori come la situazione di vita, il livello di energia, le relazioni e l'umore.

 

 

L'intervento può mitigare il ‘tributo emotivo della demenza’

“Questa differenza è significativa, dato che un aumento di un punto cambia la qualità della vita da scarsa a discreta, oppure da buona a eccellente”, ha detto la prima autrice Katherine Possin PhD, del Centro Memoria e  Invecchiamento della UCSF. “L'intervento ha mitigato il costo emotivo della demenza mentre progrediva nel corso di 12 mesi”.


I navigator, che avevano avuto 40 ore di formazione, chiamavano ogni coppia - di solito il caregiver - per controllare la salute e il benessere di entrambe le parti. Circa la metà dei pazienti aveva demenza lieve, il 30% di grado moderato e il 20% una forma avanzata.


Le chiamate duravano in media 40 minuti una volta al mese, ma la durata e la frequenza variavano in base alle esigenze e alle preferenze delle famiglie. Durante queste chiamate, i navigator ripassavano i piani di assistenza, inclusa una revisione dei farmaci, la pianificazione anticipata delle cure e il benessere del caregiver.


Lavoravano da centri, ognuno dei quali era servito da un infermiere e da un assistente sociale con orari d'ufficio, e da un farmacista part-time. In aggiunta a questi controlli, i navigator rispondevano alle chiamate dei caregiver.

 

 

Wandering e agitazione possono suggerire chiamate ai navigator

“I navigator hanno fatto la maggior parte delle chiamate, ma i caregiver a volte si facevano vivi quando avevano a che fare con comportamenti difficili, come il wandering (vagare e perdersi) o l'agitazione, o se c'era un conflitto familiare”, ha detto la coautorice Sarah Dulaney RN/MS, dell'UCSF, infermiera coordinatrice dello studio. “I navigator hanno anche fornito indicazioni scritte su quando chiamare il medico principale e quando chiamare per avere assistenza d'emergenza".


Quando i ricercatori hanno confrontato il numero di visite al Pronto Soccorso fatte dai pazienti del gruppo di intervento con quelli del gruppo di 'solita cura', hanno scoperto che erano stati evitati circa 120 accessi per merito della consulenza di medici convogliata dal navigator. I ricercatori notano che queste mancate visite rappresentano un risparmio significativo di costi.


“Questo studio suggerisce che un semplice intervento a basso costo per ridurre l'onere del caregiving può avere effetti drastici sull'assistenza e sul peso della demenza”, ha detto l'autore senior Bruce Miller MD, direttore del Memory and Aging Center dell'UCSF. “Una buona assistenza è efficiente in termini di costi!”


“Le sfide dell'assistenza, giorno per giorno, per i pazienti con demenza, di solito ricade sul caregiver informale, le cui esigenze non sono soddisfatte dai modelli di assistenza sanitaria paziente-centrica”, ha detto la Possin. “Abbiamo sviluppato un programma che speriamo possa cambiare l'esperienza della vita con demenza, in modo che le famiglie possano vivere nel miglior modo possibile, nonostante la malattia”.

 

 

 


Fonte: Suzanne Leigh in University of California - San Francisco (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Katherine L. Possin, Jennifer J. Merrilees, Sarah Dulaney, Stephen J. Bonasera, Winston Chiong, Kirby Lee, Sarah M. Hooper, Isabel Elaine Allen, Tamara Braley, Alissa Bernstein, Talita D. Rosa, Krista Harrison, Hailey Begert-Hellings, John Kornak, James G. Kahn, Georges Naasan, Sergio Lanata, Amy M. Clark, Anna Chodos, Rosalie Gearhart, Christine Ritchie, Bruce L. Miller. Effect of Collaborative Dementia Care via Telephone and Internet on Quality of Life, Caregiver Well-being, and Health Care Use. JAMA Internal Medicine, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.