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L'enigmistica regolare è collegata a un cervello più acuto in vecchiaia

Maggiore è la regolarità con cui gli over-50 hanno fatto enigmistica, come parole crociate e Sudoku, migliore è il loro funzionamento cerebrale, secondo una ricerca condotta su oltre 19.000 partecipanti, guidati dall'Università di Exeter e dal King's College di Londra.


I risultati emergono da due articoli collegati pubblicati ieri 16 maggio sull'International Journal of Geriatric Psychiatry. I ricercatori hanno presentato in precedenza le loro scoperte sull'enigmistica di parole alla Conferenza Internazionale dell'Alzheimer's Association nel 2018. La nuova ricerca si basa su questi risultati e riporta lo stesso effetto nelle persone che completano regolarmente gli enigmi numerici.


I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti allo studio PROTECT, la più grande coorte online di anziani, di riferire con quale frequenza si impegnano in enigmistica di parole e numeri e di eseguire una serie di test cognitivi sensibili alla misurazione dei cambiamenti nella funzione cerebrale. Hanno scoperto che più i partecipanti si impegnavano regolarmente con gli enigmi, meglio andavano nei compiti che valutavano l'attenzione, il ragionamento e la memoria.


Dai loro risultati, i ricercatori deducono che le persone coinvolte nelle parole crociate (e simili) hanno una funzione cerebrale equivalente a chi ha dieci anni di meno, sui test che valutano il ragionamento grammaticale e otto anni meno della loro età sui test che misurano la memoria a breve termine.


La dott.ssa Anne Corbett, dell'Università di Exeter, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato:

"Abbiamo scoperto che più è la regolarità con cui le persone si impegnano con l'enigmistica tipo parole crociate e Sudoku, più le loro prestazioni sono acute in una serie di compiti che valutano memoria, attenzione e ragionamento.

"I miglioramenti sono particolarmente evidenti nella velocità e precisione delle loro prestazioni. In alcune aree il miglioramento è piuttosto drastico: per le misure di risoluzione dei problemi, le persone che fanno regolarmente questi enigmi hanno prestazioni equivalenti a una media di otto anni in meno rispetto a quelle che non lo fanno.

"Non possiamo dire che risolvere questi enigmi riduce necessariamente il rischio di demenza in età avanzata, ma questa ricerca supporta precedenti scoperte che indicano che l'uso regolare di enigmi di parole e numeri aiuta il nostro cervello a continuare a funzionare meglio più a lungo".


Lo studio ha usato i partecipanti alla piattaforma online PROTECT, gestita dall'Università di Exeter e dal Kings College di Londra, che attualmente conta oltre 22.000 persone sane registrate, da 50 a 96 anni di età, e che si sta espandendo in altri paesi, tra cui Hong Kong e Stati Uniti. La piattaforma online consente ai ricercatori di condurre e gestire studi su larga scala senza la necessità di effettuare visite di laboratorio.


Il PROTECT è uno studio di 25 anni con partecipanti seguiti ogni anno per esplorare come il cervello invecchia e cosa potrebbe influenzare il rischio di demenza più tardi nella vita.
È finanziato dalla Bioresource del National Institute for Health Research (NIHR), anche attraverso la Clinical Research Network (CRN).


Oltre a prendere parte a ricerche vitali, i partecipanti allo studio PROTECT hanno accesso a un programma di allenamento del cervello che ha già dimostrato di dare benefici alla funzione cerebrale, oltre ad avere l'opportunità di prendere parte a interessanti nuovi studi di ricerca sulla salute del cervello e la prevenzione della demenza.


Clive Ballard, professore di malattie legate all'età all'Università di Exeter, ha dichiarato:

"Il PROTECT sta dimostrando di essere una delle più entusiasmanti iniziative di ricerca di questo decennio, permettendoci di capire di più come invecchia il cervello e di condurre studi innovativi su come possiamo ridurre il rischio di demenza nelle persone in tutto il Regno Unito. Se hai 50 anni o più, puoi iscriverti per prendere parte a una ricerca che ci aiuterà a mantenere un cervello sano invecchiando".

 

 

 


Fonte: University of Exeter (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Helen Brooker, Keith A. Wesnes, Clive Ballard, Adam Hampshire, Dag Aarsland, Zunera Khan, Rob Stenton, Maria Megalogeni, Anne Corbett. The relationship between the frequency of number‐puzzle use and baseline cognitive function in a large online sample of adults aged 50 and over. International Journal of Geriatric Psychiatry, 11 Feb 2019, DOI: 10.1002/gps.5085
  2. Keith A. Wesnes, Helen Brooker, Clive Ballard, Adam Hampshire, Dag Aarsland, Zunera Khan, Rob Stenton, Laura McCambridge, Anne Corbett. An online investigation of the relationship between the frequency of word puzzle use and cognitive function in a large sample of older adults. International Journal of Geriatric Psychiatry, 15 Nov 2018, DOI: 10.1002/gps.5033

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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