Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Anche i cervelli vecchi producono neuroni, forse c'è modo di proteggersi dall'Alzheimer

immature red and mature blue neurons in 68 years old hippocampusNeuroni immaturi (rossi) e maturi (blu) nell'ippocampo del cervello di un 68enne (Fonte: Moreno Jiménez)

I resoconti sulla decrepitudine dei cervelli vecchi sono stati del tutto esagerati, secondo i ricercatori che lunedì hanno svelato dei risultati che contraddicono uno studio molto discusso del 2018 e supportano invece l'idea che la materia grigia umana sia in grado di generare nuovi neuroni fino alla nona decade di vita.


La ricerca, pubblicata su Nature Medicine, ha anche scoperto che i cervelli vecchi di persone senza demenza hanno tassi molto più elevati di tale neurogenesi, rispetto al cervello delle persone con Alzheimer, offrendo una nuova traccia a un campo che è alla disperata ricerca di nuove idee.


Quando gli scienziati dell'Università della California di San Francisco, hanno riferito lo scorso anno di "non riuscire a trovare un nuovo neurone" nel cervello umano più vecchio di circa 7 anni, e che il tasso di neurogenesi cade a strapiombo durante il primo anno di vita, furono accolti con scetticismo. La loro conclusione contraddiceva 20 anni di ricerche su roditori e umani che dimostrano che il cervello adulto può generare nuovi neuroni nella struttura che forma la memoria, chiamata ippocampo. (Non ci sono state, al contrario, affermazioni sulla neurogenesi in altre regioni del cervello).


I critici hanno offerto numerose spiegazioni sul motivo per cui il team della UCSF non ha visto alcuna neurogenesi, inclusa la difficoltà di usare i marcatori molecolari della nascita dei neuroni. Alcuni di questi marcatori si degradano molto rapidamente, ad esempio potrebbero essere svaniti dal cervello usato nello studio (donato alle banche del cervello) prima che gli scienziati potessero rilevarli.


Poiché lo studio della UCSF è stato pubblicato in una rivista importante (Nature), da un laboratorio rispettato, non è stato respinto in modo definitivo. Ma la nuova ricerca suggerisce che l'intuizione dei critici era giusta: i marcatori molecolari della neurogenesi sono difficili da gestire come i soufflé in un terremoto.


In particolare, ha detto la neuropatologa molecolare María Llorens-Martín della spagnola Universidad Autónoma de Madrid, che ha guidato il nuovo studio, il marcatore chiamato DCX si comporta molto male durante la fissazione del tessuto, la fase in cui si preparano le fette minuscole di un cervello donato ad essere analizzate. "Se passi oltre 12 ore di tempo di fissazione, i marcatori di nuovi neuroni scompaiono", ha detto. "Le nuove cellule ci sono ma non possiamo rilevarle".


Lei sapeva che erano presenti nuovi neuroni perché, dopo averli trovati in campioni che avevano subito un lungo periodo di fissazione, lei e i suoi colleghi hanno esaminato di nuovo campioni prelevati dallo stesso cervello che erano stati fissati rapidamente.


Questi ultimi, ha detto, hanno mostrato chiari segni molecolari di aver subito la neurogenesi fino a poco prima della morte - qualunque fosse l'età in cui si è verificata - inclusa la presenza di una proteina chiamata doublecortina, che è associata alla migrazione neuronale.


"Abbiamo chiaramente dimostrato che se si superano le 12 ore [di tempo di fissazione] si perde il segnale della neurogenesi", ha detto la Llorens-Martín. Lei e i suoi colleghi hanno analizzato campioni di 58 cervelli in fila, con un'età alla morte da 43 a 87 anni.


In risposta, Shawn Sorrells, uno dei primi autori dello studio del 2018, che non ha trovato neurogenesi negli adulti, ha detto a STAT che, sebbene il nuovo studio "contenga dati preziosi", lui e i suoi colleghi autori non hanno trovato "convincente" la sua evidenza della neurogenesi in corso.


Identificare accuratamente i nuovi neuroni "è uno sforzo complicato che richiede più linee di evidenza per escludere spiegazioni alternative, nessuna delle quali è presentata in questo studio", ha detto Sorrells, ora all'Università di Pittsburgh. Egli pensa che ciò che gli scienziati di Madrid hanno creduto fossero nuovi neuroni "era in realtà una serie distinta di neuroni ippocampali maturi che erano lì fin dall'infanzia". I presunti nuovi hanno dimensione e forme simili a quelle dei neuroni maturi, ha aggiunto Sorrells.


Il gruppo di Madrid non è d'accordo. E la sua analisi si fonde con la visione più diffusa secondo cui i cervelli sani e adulti producono nuovi neuroni, ma a un tasso decrescente con l'età. In un cervello di 43 anni, ad esempio, gli scienziati hanno calcolato circa 42.000 nuovi neuroni per millimetro cubo di ippocampo (circa il volume di nove granelli di sale da cucina). Un 87enne aveva 20.000 nuovi neuroni per mm3.


Il morbo di Alzheimer (MA) è persino peggiore per la neurogenesi rispetto all'invecchiamento normale. Un cervello di 78 anni di una persona senza MA aveva circa 23.000 nuovi neuroni per mm3 di ippocampo, mentre un cervello di un coetaneo morto con MA ne aveva 10.000.


Questo potrebbe risolvere il perdurante mistero di MA: che alcuni anziani morti con un cervello pieno di amiloide non mostravano segni di demenza. Ciò suggerisce una sorta di resilienza o meccanismo compensatorio: l'infiammazione, che sempre più scienziati credono sia causa di MA, uccide i neuroni, ma tassi alti di neurogenesi li sostituiscono.


Sebbene la Llorens-Martín e i suoi colleghi non avessero abbastanza cervelli della stessa età per fare confronti definitivi dei tassi di neurogenesi individuale, hanno visto accenni di variazione da persona a persona. Tra le persone di 60 anni senza MA, ha detto, i tassi di neurogenesi variavano da circa 30.000 a 40.000 nuovi neuroni per mm3 di ippocampo; negli 80enni era da 20.000 a 30.000. "Se fosse possibile aumentare il tasso di neurogenesi, potrebbe essere protettivo" dall'Alzheimer, ha detto.


La ricerca negli animali da laboratorio e nelle persone ha scoperto che l'esercizio aerobico può aumentare il tasso di neurogenesi in alcune regioni del cervello; così possono fare alcuni antidepressivi.


Gli scienziati stanno cercando di capire se i nuovi neuroni fanno del bene in termini funzionali alle persone, come dimostrano le ricerche condotte nei ratti. La Llorens-Martín sta progettando esperimenti su questo, ma ha detto che "dalla loro morfologia e da altri segni, scommetto che stanno facendo qualcosa".

 

 

 


Fonte: Sharon Begley in Stat (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Elena P. Moreno-Jiménez, Miguel Flor-García, Julia Terreros-Roncal, Alberto Rábano, Fabio Cafini, Noemí Pallas-Bazarra, Jesús Ávila & María Llorens-Martín. Adult hippocampal neurogenesis is abundant in neurologically healthy subjects and drops sharply in patients with Alzheimer’s disease. Nature Medicine, 25 Mar 2019, DOI: 10.1038/s41591-019-0375-9

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.