Sappiamo che ascoltare una storia è cognitivamente impegnativo, in parte perché l'ascoltatore deve prestare molta attenzione e ricordare trama e dettagli del personaggio per capire cosa sta succedendo.
Sia attenzione che memoria sono diminuite nelle persone che vivono con demenza. Leggere ad alta voce a questi pazienti con regolarità, potrebbe quindi allenare la loro attenzione e memoria, e funzionare come trattamento? Un nuovo studio su persone con vari tipi di demenza, pubblicato in Psychology and Neuroscience, suggerisce che potrebbe essere proprio così.
Hanno preso parte 43 pazienti con Alzheimer, demenza vascolare o declino cognitivo generale, che vivevano in una casa di riposo di Perugia. Tutti questi pazienti avevano una demenza da lieve a moderata, secondo i punteggi della Clinical Dementia Rating Scale.
All'inizio dello studio, ciascuno di loro è stato valutato da uno psicologo con test standard di attenzione, linguaggio, capacità visuospaziali e memoria, sia immediata che ritardata. Sono stati divisi in due gruppi, abbinati per i punteggi di questo test.
L'addestramento si è svolto in un momento in cui i residenti si trovavano normalmente nella sala comune a guardare la TV. Il gruppo di controllo guardava la TV normalmente. L'altro è andato in un'altra stanza per seguire l'attività di ascolto.
Su 40 sessioni, tenute 5 giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì, questo gruppo ha ascoltato i studenti volontari dell'Università di Perugia che leggevano materiale che diventava gradualmente più impegnativo nel tempo:
- all'inizio, gli ospiti hanno ascoltato per 20 minuti al giorno Favole al telefono di Gianni Rodari - un libro di storie brevi, individuali, umoristiche con una struttura narrativa semplice;
- dopo alcune settimane, la lettura ha cambiato marcia, è passata a 30 minuti al giorno di fiabe tradizionali scritte da Italo Calvino; questo materiale aveva una struttura narrativa leggermente più complessa e personaggi e motivi ricorrenti;
- poche settimane dopo, i pazienti hanno iniziato ad ascoltare per 40 minuti al giorno (in seguito alzati a 45 minuti al giorno) Un Treno per la Luna di Cinzia Giuntoli, un romanzo ambientato in Toscana durante la prima guerra mondiale; per seguire questo romanzo, dovevano conservare i ricordi delle puntate precedenti.
All'inizio e alla fine di ogni sessione, ai residenti veniva chiesto di condividere - se volevano - i loro pensieri sul materiale di lettura e su eventuali ricordi personali rilevanti.
Alla fine del periodo di studio, di entrambi i gruppi sono state riesaminate l'attenzione, il linguaggio, le capacità visuospaziali e e di memoria immediata e ritardata. Per il gruppo di ascolto, c'è stata una tendenza all'aumento dei punteggi su tutti questi valori, mentre il gruppo di controllo non ha mostrato miglioramenti (e anche alcuni decrementi).
Rispetto al gruppo di controllo, quelli del gruppo di ascolto avevano ora punteggi più alti, in modo statisticamente significativo, sulla memoria immediata, sull'attenzione e sulla memoria ritardata (sebbene non sulla memoria visuospaziale).
Un'analisi più dettagliata ha rivelato che le persone con demenza vascolare e Alzheimer hanno avuto miglioramenti nella memoria immediata e ritardata, ma solo le persone con demenza vascolare sono migliorate nei test di linguaggio e attenzione.
Questo era un piccolo studio. E le persone nel gruppo di ascolto non hanno solo ascoltato storie. A differenza dei membri del gruppo di controllo, che stavano guardando la TV, interagivano anche con lo studente lettore e l'una con l'altra - e l'interazione sociale era cognitivamente esigente. Non sappiamo quanto questo possa aver giustificato i benefici all'attenzione e alla memoria, perché questo non è stato considerato dai ricercatori.
Tuttavia, l'intervento - l'ascolto di una storia, oltre all'interazione sociale e il ricordo di memorie autobiografiche - ha avuto effetti significativi. Dato che non esiste una cura per l'Alzheimer, tutto ciò che può aiutare con la memoria è sicuramente da accogliere.
"I dati di questo studio confermano l'efficacia dell'addestramento narrativo quotidiano nel ritardare il declino cognitivo e forse nel migliorare la qualità generale della vita e l'auto-percezione delle persone che soffrono di declino cognitivo da lieve a moderato", scrivono i ricercatori.
Forse, proseguono, questo tipo di allenamento dovrebbe essere implementato come trattamento non farmacologico per le persone affette da demenza ed esplorato come possibile strumento di prevenzione nelle persone anziane in buona salute, o per i milioni in tutto il mondo a cui è stata diagnosticata un lieve deterioramento cognitivo, che può - ma non sempre - progredire verso la demenza.
Fonte: Emma Young in British Psychological Society (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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